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Del crocefisso, della laicità e della cultura

di Valentina Falleri

La sentenza della CEDU che stabilisce la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche ha destato molto scalpore. Tra i cattolici praticanti, certo, ma non solo. L’opinione comune è quella secondo cui il crocifisso faccia parte della tradizione italiana e, se si vuole, anche europea: per questo motivo il suo posto è quello dov’è stato finora. Bisogna intanto premettere che la questione non è nuova ma è stata sollevata più volte, sia in Italia che nel resto d’Europa: basti pensare che un anno fa, proprio di questi tempi, in Spagna è stata emessa una sentenza secondo la quale bisogna “ritirare i simboli religiosi dalle classi e dagli spazi pubblici”. Risulta evidente come questo non sia né un problema ideologico, né l’ennesima trovata dei soliti anticlericali. Anche nella sentenza della Corte di Valladolid la ragione alla base era quella di garantire il carattere laico dello Stato: la laicità prima della tradizione. Quella laicità sancita dalla Costituzione Italiana, da difendere anche quando la maggioranza della popolazione ha idee che possono influire sulla società nel suo complesso, perché se lo Stato è laico non è opportuno mostrare (figuriamoci obbligare ad esporre) simboli religiosi, qualunque essi siano. Appaiono pertanto semplicistiche le obiezioni di coloro che invitano ad affiancare più simboli religiosi ai fini del rispetto delle culture da una parte e del mantenimento delle tradizioni dall’altra.
Essendo la scuola un luogo di formazione, tale rispetto lo dovrebbe insegnare a prescindere dai simboli affissi. Da questo punto di vista, allora, la scuola come istituzione ha fallito: quanti atti di bullismo hanno avuto come bersaglio il tanto agognato crocifisso! E’ logico supporre che qualcosa non abbia funzionato, soprattutto quando si lancia come provocazione la rimozione dai programmi scolastici di autori come Dante, Manzoni e Sant’Agostino, al pari della rimozione del crocifisso. La scuola ha il dovere di insegnare, aldilà di ogni valutazione religiosa, morale o politica. Del resto, il 2 giugno 1946 non abbiamo smesso di studiare la monarchia…
Togliere il crocifisso dalle aule non è che un primo passo, è vero, ma è un passo importante per raggiungere il pieno riconoscimento della laicità dello Stato, di cui i credenti non dovrebbero avere timore. Non si tratta di non riconoscere più le religioni, e il cattolicesimo nello specifico, ma di far sì che ciò che le riguarda non entri più in questioni ad esse estranee, evitando in tal modo favoritismi e malumori, oltre a riconoscere un’uguaglianza più sostanziale che formale tra cittadini.

Un pensiero su “Del crocefisso, della laicità e della cultura

  • ALESSIA

    è VERAMENTO QUELLO CHE CERCAVO…GRAZIE MILLE…TI MERITI UN BEL 10 IN PAGELLA

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