Defending Right and Wrong #3- E’ una società libera quella che vieta l’uso del velo islamico?
Francia – 11 aprile 2011: la Francia è stato il primo paese europeo a vietare il velo islamico integrale nei luoghi pubblici. Nessuna donna, francese o straniera, può uscire dalla propria abitazione con il volto nascosto da un velo senza rischiare una multa. Il divieto era stato introdotto sotto la presidenza Sarkozy, che sosteneva che i veli “opprimono le donne e non sono i benvenuti in Francia”.
Nell’estate 2016 in alcune località marittime della Francia, come la Costa Azzurra e alcuni comuni della Corsica, era stato introdotto il divieto di indossare il burkini, una sorta di costume da bagno che copre tutto il corpo umano femminile, compresa la testa, conforme ai dettami dell’islam e che lascia scoperti solo mani, piedi e viso. Il divieto di burkini è stato successivamente revocato dopo che la corte suprema amministrativa francese ha annullato la legge.
In Francia vivono circa cinque milioni di musulmani, la più grande minoranza musulmana in Europa occidentale, ma sono solo circa 2mila le donne che indossano il velo integrale. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha confermato il divieto il 2 luglio 2014, dopo il ricorso di una donna 24enne francese che aveva sostenuto che il divieto del velo integrale violasse la sua libertà di religione e di espressione.
The Post Internazionale
La scelta francese è l’esempio più aderente alla mozione del nostro dibattito di oggi, ossia, è uno stato di tipo liberale che limita al suo interno specifiche libertà. La mozione, così come è formulata, suggerisce raffinatamente la contraddizione che potrebbe crearsi tra la ricerca dell’eguaglianza e la conservazione dell’individualità, individualità religiosa nel nostro caso. Ciò che, in un dibattito come questo, entra davvero in contraddizione è un tipo di libertà astratta che “toglie” alla particolarità (vieta il Velo) per guadagnare un certo tipo di eguaglianza per tutti, e un’altra libertà più concreta, che “dà” a tutti un po’ (permette il Velo) per renderli eguali in un senso diverso. Nel primo caso, tutti saranno uguali tra loro perché considerati per ciò che hanno in comune a prescindere dal loro credo o da ogni altra particolarità, nel secondo caso, invece, manterranno le loro specificità perché eguale sarà la considerazione volta a loro e ad ogni particolarità posseduta. Quale tipo di libertà e quale tipo di uguaglianza sono ammissibili o sacrificabili?
A cimentarsi in un dibattito così complesso oggi abbiamo solo due volontari triennalisti del corso di Filosofia Politica, che proveranno a fare il doppio del lavoro, contrastando gli effetti del gelo pavese che ha costretto a casa ammalati i loro due compagni di dibattito.
Mozione: una società di stampo liberale deve vietare l’uso del velo islamico?
Proponente
(10 minuti)
“Vorrei cominciare il mio intervento dando una buona definizione di società liberale. Una società liberale è tale se garantisce i diritti di libertà ed eguaglianza a tutti gli individui che ne fanno parte. La libertà religiosa, quindi, in quanto parte della sfera delle libertà dell’individuo, è tutelata e garantita ma soltanto nella sfera privata. Questo punto è importante: presupposto imprescindibile delle società liberali è che la sfera pubblica sia priva di riferimenti specifici, in questo caso religiosi, che sia neutrale il più possibile in modo tale da tutelare correttamente sia le libertà che l’eguaglianza di tutti. Il caso del velo islamico è problematico proprio perché è un caso di specificità dove il particolare riferimento religioso, il velo, crea “differenza”, crea vincoli relazionali e identitari, sia per chi porta il velo che per chi non lo porta. E soprattutto parliamo di vincoli identitari che creano piccole e forti comunità all’interno della comunità generale, e questo è pericoloso perché, seppur faccia “sentire a casa” la comunità straniera, la blocca entro i suoi confini identitari e non stimola vera integrazione. Se vogliamo poi entrare nel merito, e facciamo riferimento al Corano, notiamo che non si parla mai esplicitamente di portare il velo come dovere religioso, piuttosto come usanza di buon costume, e per l’uomo e per la donna. L’uso del velo è una scelta individuale non collettiva, quindi può e deve conformarsi alle leggi che regolano la vita pubblica. La sua interpretazione come obbligo crea ineguaglianza tra uomo e donna e tra donna e donna, un’ineguaglianza che può essere tollerata nel privato, ma non nel pubblico dove viene ricercata l’equità. Una simile ineguaglianza di fronte alla legge crea per forza un grado di inefficienza nell’intero sistema legale, basti pensare alla difficoltà di riconoscimento causata dalla presenza del velo nel momento in cui si esibisce un documento d’identità. Cosa si dovrebbe fare allora? La società liberale è per sua natura laica se vuole essere egualitaria e se vuole garantire ai suoi cittadini quella libertà che può renderli autonomi. Ma è laica in assoluto, in senso forte e non debole: non vieta uno specifico simbolo religioso ma tutti i simboli identitari. Quello che la società deve fare è essere laica e, limitatamente, tollerante. Quando parliamo di tolleranza dobbiamo distinguerne i vari gradi di intensità: ha un’accezione sia positiva che negativa. In termini positivi tollerare vuol dire accettare, riconoscere e rispettare le differenze, in termini negativi, invece, vuol dire sorvolare, sopportare per rispettare. Il vero problema, dal nostro punto di vista, è che nessuno dei due tipi di tolleranza, se utilizzata nella sfera pubblica, garantisce l’eguaglianza e la libertà che noi intendiamo promuovere. Tollerare il velo, anche solo in senso negativo, quindi sopportare il velo in quanto simbolo di sottomissione, “chiudere un occhio”, è una grave forma di cecità nei confronti di un’evidente ingiustizia, scelta grave tanto quanto quella di riconoscere legalmente il velo. La tolleranza è giusta solo se utilizzata nell’ambito della sfera privata dei cittadini. Le altre, sono alternative che non possiamo accettare perché, accettandole, non faremmo altro che rendere la società più ingiusta e soprattutto più iniqua.
Opponente
(10 minuti)
“Ogni soggetto agente in una società liberale è portatore di diritti inviolabili di cui lo stato si fa protettore e promotore. Ma l’individuo, oltre a essere un cittadino, è anche una singolarità che ha valori propri e quindi specifici, suoi e di nessun altro perché modellati in maniera autonoma al suo credo. Ogni sua azione nella sua sfera personale lo definisce come “persona” e in questa sfera non può esserci spazio per la neutralità o la “laicità” in nessun modo: la neutralità contraddice la particolarità, ma l’uomo è un soggetto particolare e a questo non si può porre rimedio. Una società liberale riceve energia da queste diversità ma sappiamo che deve, per sua natura, anche essere neutrale. Lo stato deve, sì certo, ma l’individuo no. Ricercare la laicità non vuol dire eliminare l’oggetto della discussione, proibire l’uso del velo, saremmo altrimenti ironicamente non liberali e non egualitari. L’intento di omologazione ad un modello “corretto” perché ritenuto “neutro” non ha alcun senso per la semplice ragione che di neutrale non ha nulla: è un singolo e particolare modello con caratteri specifici, la scelta di uno tra i tanti punti di riferimento che avremmo potuto seguire che però chiamiamo neutrale. Il dovere di una società liberale è quello di promuovere una libertà effettiva: bisogna essere certi che le libere scelte siano “davvero” libere, che vengano prese perché si vuole e non perché si deve. Il fatto che le scelte possano essere non libere è un timore fondato perché sappiamo che non tutte le donne sono libere, ma non è imponendo “una” libertà, e escludendo il problema, che lo risolveremo. Dobbiamo “oltrepassarlo”. “Tollerare” diviene spesso un sinonimo di “insultare”, quello che noi dobbiamo fare è invece riconoscere e “superare” l’oggetto che tolleriamo. Questo vuol dire passare dalla tolleranza al rispetto di un individuo come portatore di diritti e come individuo in sé. Laicità e neutralità non sono l’eliminazione dell’oggetto ma il suo superamento senza una presa di posizione. Lo stato non deve prendere posizione ma deve essere consapevole. Cercare la neutralità pura è logicamente impossibile, e si finisce per rendere omologati coloro che si voleva rendere eguali: l’omologazione non è democratica, elimina le differenze e non protegge le minoranze. Non dobbiamo pensare il disaccordo come un aspro conflitto, il disaccordo è una costante sociale importante e non è superabile, si impara ogni giorno a conviverci.
Risultato votazione: Proponente:5
Opponente:9
Dibattito in pillole:
Proponente:
– La società liberale garantisce il diritto di libertà: la libertà religiosa è tutelata in quanto espressione di una libertà generica ma, per la sua specificità, è garantita soltanto nella sfera privata.
– La società liberale garantisce il diritto di eguaglianza: la sfera pubblica deve essere priva di riferimenti specifici e identitari per tutelare il diritto di eguaglianza tra i suoi membri.
– Il Velo è uno specifico vincolo identitario che crea differenze e dunque limita un’effettiva integrazione.
– Società laica in senso forte: può garantire effettiva autonomia solo grazie al divieto non di uno ma di ogni tipo di riferimento simbolico religioso all’interno della sfera pubblica.
– Neutralità pura: assenza totale di riferimenti specifici volta a rendere la legge uno strumento paritario che giudica e tratta tutti come “eguali” prima che come “diversi”.
– Limiti della tolleranza: una società liberale non può tollerare, e quindi accettare, in nessun caso una pratica dal suo punto di vista ingiusta e iniqua (l’uso del velo).
– Il disaccordo è motivo di tensione (si tenta di eliminare la pratica).
Opponente:
– L’individuo, in una società liberale, è sì suo cittadino ma è anche una singolarità operante.
– La pretesa di neutralità (del proponente) contraddice la singolarità dell’individuo: in quanto governo, uno Stato liberale deve essere neutrale ma, in quanto società, non può.
– Il Velo è espressione di una singolarità religiosa che, proprio in quanto singolarità, va integrata
– Società laica in senso debole: essere neutrale non vuol dire eliminare il problema ma superarlo senza una presa di posizione. La società laica è una società consapevole.
– La neutralità pura è logicamente impossibile: si tende ad omologare invece che ad eguagliare, e si finisce con l’eliminare le differenze e non col proteggere le minoranze.
– Una società liberale deve promuovere una libertà effettiva: deve assicurarsi che le scelte dei suoi cittadini siano davvero libere (che il Velo sia una scelta libera e non un’imposizione).
– Tolleranza in senso positivo: rispettare un individuo come portatore di diritti e come individuo in sé (riconoscerlo come singolarità e poi superarla).
– Imparare a convivere col disaccordo.