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Qui est Elle? D’après une histoire vraie

Roman Polanski torna al cinema con Quello che non so di lei, la storia di una scrittrice di successo, Delphine Dayrieux, che vive un momento difficile della sua vita, e soffre del cosiddetto blocco dello scrittore, finché non incontra Leia, Elle in francese, giovane donna controversa e magnetica, dalla quale verrà attirata in una relazione vorticosa e autodistruttiva.

Quello che non so di lei 5Per poter apprezzare meglio il film del regista polacco non bisogna confrontarlo con i suoi film più recenti, bensì con quelli più incentrati sul tema del doppio, della fragilità della psiche umana e dell’incertezza, che regna sovrana in tutta la sua filmografia. Oltre a queste citazioni interne, D’après une histoire vraie si ricollega anche ad altri classici del grande schermo, ad esempio Misery non deve morire, specialmente nella scelta degli ambienti più isolati e nelle dinamiche di tensione nell’ultima parte della pellicola. Quasi scontati i riferimenti a film come Repulsion o Le locataire.

Quello che non so di lei 3Emmanuelle Seigner (Delphine Dayrieux) e Eva Green (Elle) hanno sostenuto un’egregia prova attoriale: la prima nell’esprimere la fragilità e l’indecisione del suo personaggio; la seconda invece nel trasmettere con lo sguardo il germe della follia, come la giovanissima Catherine Deneuve, dagli occhi magnetici e angoscianti, in Repulsion. Il ritmo della narrazione è ben calibrato: i 110 minuti volano via in un lampo all’interno delle quattro pareti casalinghe, topos cinematografico preferito del regista della Trilogia dell’appartamento (Repulsion, Rosemary’s Baby e Le locataire). Come per gli altri suoi film, l’aggettivo più adatto per descrivere questa pellicola è perturbante: gli elementi familiari si ritorcono contro i protagonisti, divenendo causa della loro (e della nostra) angoscia.

Quello che non so di lei 9L’incertezza rimane il tema principale della pellicola, come in tutta la filmografia del regista. Un’indagine dell’inconscio che non permette allo spettatore di capire se ciò che vede appartiene alla realtà o è una proiezione mentale di un personaggio. Polanski ci dona degli indizi per seguire entrambi i percorsi, abbozzando, forse solo nel finale, una soluzione. Polanski, infatti, non svela mai la causa primaria, più volte accennata, lasciandola all’immaginazione di chi guarda il film.

Quello che non so di lei 6

La pellicola sembra provocare allo spettatore una sensazione che si insinua sotto la pelle, una tensione sul punto d’esplodere da un momento all’altro, mostrando quell’aspetto della mente umana che ci spaventa, ma che al contempo ci attrae pericolosamente.

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