AttualitàPaviaUniversità

Dal prossimo anno pagheremo 2 euro in più di tasse per aiutare il sud del Mondo

di Matteo Miglietta

Da mercoledì 17 a venerdì 19 giugno, l’Aula magna della nostra università ospiterà il primo congresso del Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo (CUCS), dal titolo “L’università e i giovani per la cooperzione e la pace”. L’evento è stato organizzato dall’Università degli studi di Pavia e dal Politecnico di Milano, in collaborazione con la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Affari Esteri, e dalle 9.00 di mercoledì alle 18.30 di giovedì accoglie una serie di personalità importanti italiane e straniere nell’ambito accademico e della cooperzione internazionale.

Per comprendere come sia nata l’idea di organizzare il congresso bisogna tornare indietro al dicembre 2004, quando la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) e 70 rettori di università italiane hanno firmato un documento d’intenti. Due anni dopo è stata la stessa DGCS a promuovere la nascita di tre reti regionali (nord,centro e sud) che avessero il ruolo di coordinare le attività degli atenei aderenti. La rete del Nord è stata affidata proprio all’Università di Pavia, al Politecnico di Milano e all’Università Bocconi di Milano, fino a quando nel 2007 la rete è diventata un vero e proprio coordinamento, che negli ultimi due anni ha organizzato gruppi di lavoro, eventi divulgativi e periodici incontri di gestione e pianificazione.

In realtà, dal punto di vista dell’impegno internazionale, l’ateneo pavese vanta già una tradizione più che decennale, grazie al Centro Interfacoltà per la Cooperazione con i Paesi in via di Sviluppo (CICOPS), presieduto dal prof. Gianni Vaggi, che ha permesso nel 1997 di istituire, insieme all’Istituto Universitario di Studi Superiori (IUSS), il Master Internazionale in Cooperazione e Sviluppo. Sono anni che il CICOPS attiva costantemente progetti con l’Africa, il Medio e l’Estremo Oriente, l’America latina, in collaborazione con le principali organizzazioni internazionali e con la CEI. Il congresso che si sta svolgendo in questi giorni aggiunge un nuovo tassello a questa serie di attività più che meritevoli, soprattutto perchè il rettore Angiolino Stella ha annunciato che dal prossimo anno accademico, per decisione unanime del senato accademico, verrà costituito un Fondo per la Cooperazione e la Conoscenza. È la prima volta in Italia che viene istituito un fondo di questo genere. Ciò significherà per gli studenti un aumento delle tasse di 2 euro, che andranno a comporre una cifra stimata intorno ai 50.000 euro, che permetterà ad alcuni giovani dei paesi in via di sviluppo di venire a studiare a Pavia. L’Università, da parte sua, metterà a disposizione la stessa cifra per gli studenti dell’Ateneo che vorranno svolgere attività in quei Paesi. Tutte le liste studentesche hanno approvato senza divisioni il progetto, come ha spiegato durante la cerimonia d’apertura Lorenzo Spairani, studente membro del Senato Accademico. “Siamo sicuri che un’autotassazione di questo tipo – ha detto – rispecchi nella maniera più giusta quello che è il nostro spirito studentesco. Siamo contenti delle decisioni che sono state prese anche perchè abbiamo apprezzato il modo in cui è stato gestito il progetto: una commissione paritetica studenti-docenti che insieme ha deliberato e coordinato il tutto. Dopo il suo intervento e quello del rettore Stella, hanno preso la parola il prof. Giulio Ballio, rettore del Politecnico di Milano, Lorenzo Cremonesi, storico inviato del Corriere della Sera nelle zone di crisi medio-orientali e moderatore della mattinata, Elisabetta Belloni, ministro plenipotenziario della DGCS del Ministero degli affari Esteri, e Massimo Caneva, coordinatore della Cooperazione universitaria nonché uno dei principali sostenitori degli accordi del 2006 sulle reti regionali.

Come spesso accade, la voce fuori dal coro l’ha dovuta fare l’unico giornalista presente sul palco: Cremonesi. Con un dichiarato intento provocatorio ha infatti parlato della sua esperienza sul campo legata agli operatori delle organizzazioni per la cooperazione. “Non posso negare che la mia sia stata un’esperienza fallimentare perchè mi trovavo ad avere a che fare con persone che non sapevano fare il loro mestiere. Molte volte si trattava di personaggi mandati allo sbaraglio che avevano solo voglia di fuggire dalla difficile situazione personale che avevano in patria. Io trovo che l’unico modo per uscire da questa situazione sia creare una professionalità dell’operatore, fare cioè in modo che questo sia preparato, che superi degli esami e sappia cosa deve andare a fare e perchè lo fa, non che sia un fallito”. È toccato alla dott.ssa Belloni rispondere alle provocazioni parlando di come non ci possa essere un reale sviluppo se non si parte dal sapere e dalla conoscienza. “Nel G8 sullo sviluppo appena concluso abbiamo identificato quattro priorità che verranno affrontate a breve nel G8 dell’Aquila: sicurezza alimentare, salute, ambiente (con particolare riferimento all’acqua) ed educazione. Purtroppo dobbiamo rilevare che le risorse che abbiamo a disposizione sono troppo esigue: siamo sotto le statistiche mondiali e non abbiamo adempiuto ad alcuni impegni che avevamo sottoscritto. Per questo motivo il nostro impegno e le nostre pressioni sul governo devono essere sempre maggiori”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *