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Da Granada a Murcia…

Riportiamo un comunicato stampa degli studenti italiani a Murcia (segnalazione ricevuta da Step1, periodico di informazione online curato dagli studenti dell’Università di Catania. Ecco il link all’articolo originale: http://www.step1.it/index.php?id=4822)

Il gruppo di studenti italiani in Erasmus a Murcia, visti gli ultimi provvedimenti presi dal nostro governo riguardanti il campo dell’istruzione ed in particolar modo rivolti all’università, saranno coesi nel protestare, giorno14 novembre, contro la legge 133/2008.

Lo scopo della manifestazione, che avrà luogo contemporaneamente a Madrid, Valencia, Granada e Barcellona, sarà quello di ribadire la volontà nel difendere i nostri diritti da studenti universitari e, in prospettiva, quello ad avere un futuro lavorativo. Con questo provvedimento, a nostro avviso, viene messo negativamente in discussione il punto di forza di ogni cittadino: la cultura.

Ciò avverrà in seguito all’approvazione definitiva della succitata legge che prevede per le Università: un taglio dei fondi pubblici (già previsto nella Finanziaria 2009) pari a 63.5 milioni di euro per l’anno 2009, 190 milioni di euro per l’anno 2010, 316 milioni di euro per l’anno 2011, 417 milioni di euro per l’anno 2012, 455 milioni di euro a decorrere dell’anno 2013 per un totale di 1441.5 milioni di euro almeno fino al 2013; la possibilità per le Università pubbliche di convertirsi in fondazioni di diritto privato, con il semplice voto di maggioranza del Senato Accademico che sancirebbe la morte di un’istruzione pubblica per tutti, consentendo alle fondazioni universitarie di decidere l’entità delle tasse per gli studenti, ed andando a ledere il fondamentale diritto allo studio universitario, tutelato dalla Costituzione Italiana attraverso l’articolo 33 che recita “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.”; ed inoltre, il blocco del turn over al 20% ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionamenti o licenziamenti rettificato in seguito al 50 % ovvero il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere 1/2 delle unità cessate nell’anno precedente.

L’università da pubblica diventerebbe un privilegio per i pochi che potrebbero permettersi rette universitarie altissime, mentre il livello qualitativo dell’insegnamento pubblico crollerebbe a picco per la mancanza di docenti e la soppressione di esami, nonché probabilmente anche di corsi di laurea meno frequentati o considerati “di minore rilievo”.

Oltre ad essere una problematica che riguarda gli studenti, gli effetti di questo provvedimento si ripercuoteranno su tutti coloro che hanno speso tanta fatica per entrare all’interno del mondo accademico in qualità di professori o ricercatori. Molti, tra loro, dovranno affrontare la perdita di un posto di lavoro già reso precario dai ben noti contratti a tempo determinato.

Inoltre si sta cercando di distruggere la nostra cultura, obbligando le università a svendersi a privati per sopravvivere, senza poi garantire un livello di istruzione accettabile, a causa della mancanza di risorse economiche. In tal modo non verrà rispettato l’articolo 9 della Costituzione Italiana ( “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”) come non è stato rispettato il nostro diritto di cittadini a collaborare con lo Stato nel prendere parte a decisioni di tale rilevanza.

Una delle possibili conseguenze dell’approvazione definitiva della legge 133/2008 sarebbe il trasferimento della gran parte di studenti italiani neolaureati all’estero, che provocherebbe la perdita di una risorsa fondamentale e utile perché un paese possa essere culturalmente e scientificamente innovativo.

Data la necessità di un’imminente abrogazione della suddetta legge, protesteremo dalla Spagna uniti e compatti contro la sua approvazione e contro la possibilità di continuare ad essere una generazione senza futuro a causa di scelte non nostre.

In conclusione vorremmo citare l’ articolo numero 3 della nostra costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Pensiamo che il diritto all’istruzione sia un bene prezioso da difendere e rispettare: questa è la nostra linea guida.

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