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“Curva chiusa”, cosa vuol dire? Significato connotativo

di Elisa Zamboni

La disperazione di un’abbonata interista in attesa del Derby.

«Forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro», diceva Nick Hornby in Fever Pitch (Febbre a 90°). E forse è realmente così ma cercherò di farvelo capire lo stesso.

Il Derby è una delle partite più emozionanti dell’anno. Non è una partita importante per una questione di punti da totalizzare, per il sorpasso di un’avversaria in classifica o per la vittoria di un trofeo. Va bene, anche per questo, ma non solo!
Il Derby è una partita importante perché è una partita a sé che si nutre del sapore di sfida, di sete di vittoria, di desiderio di rivalsa.
Il Derby è un duello di nervi, una battaglia di brividi, un richiamo dello stadio.
Il Derby è adrenalina, brivido, ansia.

Il Derby è quella partita che comincia già dalla giornata precedente:
– Attento a non farti ammonire che salti la prossima che sei diffidato!
– Che diamine fai?! Non farti spezzare il perone proprio questa giornata che alla prossima ci servi!
– Ma quello lì si è riscaldato abbastanza?! Muovi il fondoschiena che se ti strappi vengo a prenderti a pedate fino a quanto guarisci!
E poi c’è la settimana d’attesa: una sorta di piacevole agonia che ti sveglia la notte con i sudori freddi, che ti pungola mentre studi, che ti tartassa il cervello con azioni memorabili del passato. Una settimana in cui leggi significati scaramantici in ogni cosa, in cui vedi i marcatori anziché le date di nascita degli autori, non più facce ma potenziali avversari o alleati.
Al «Buon appetito!» si sostituisce il «Forza Inter!» con tanto di risposta «Grazie, altrettanto!» e al «Sogni d’oro» il «Milan merda!». Le sveglie diventano «»Ha segnato per noi, con il numero 22, El Principe Diego Alberto…» con «MILITO!!!» urlato aprendo gli occhi, e le canzoni sotto la doccia si trasformano in cori da stadio: «Siam campioni di tutto olééé…!» (sì sono una nostalgica, non rompete il granaio!).

Poi leggi “CURVA INTER CHIUSA”.
La disperazione.Un po’ come se il mio moroso mi avesse messo le corna con la mia migliore amica. Le lacrime.
«Eh dai, ci sarai al ritorno». Sì, ‘sto paio di baguette: esserci è tutta un’altra cosa.
Esserci ti dà la sensazione di cambiare la partita, di avere una parte fondamentale nelle azioni, di essere essenziale per la vittoria. Esserci aumenta l’emozione di competizione, di contesa, di lotta.
Esserci. E ci sarò. Come sempre, Unico Eterno Amore mio.
Fuori dallo stadio, ma ci sarò.

 

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