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Cura Franceschini: le quote tricolore in TV

Tutto può succedere recita il titolo di una delle ultime fiction Rai di successo (ben 4 milioni di spettatori a puntata). Effettivamente proprio di tutto.  Anche dall’altro lato dello schermo, quello dello spettatore.

Per esempio potrebbe accadere che mentre sei lì,  sul divano, con gli occhi confitti nella home di Netflix, tu possa essere tormentato da un tragico dilemma: stasera i triangoli amorosi de Il paradiso delle signore o il Pentagono di intrighi di House of cardsUn medico in famiglia o Dr. House? Don Matteo o Sherlock?

Fonte di tutta questa disarmante ed eventuale incertezza sarebbe un decreto, proposto dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e approvato il 2/10/2017 dal CdM. Non si tratta di una “Cura Ludovico” a base della nona stagione di tutte le serie Rai più longeve, questo è certo. Tuttavia si propone di risanare il mercato delle produzioni cinematografiche e televisive nostrane. Come? Garantendo una quota tricolore nella trasmissione di film e fiction in tv e non solo. Si introducono, infatti, obblighi di programmazione ed investimento anche per i servizi On demand, quali Netflix o Amazon.

che dio ci aiutiNella fattispecie il 50% (nel 2018, con un aumento progressivo negli anni, fino a giungere al 60% nel 2020)  della produzione televisiva dovrà essere di matrice europea, per la tv nazionale più della metà di questa quota dovrà essere made in Italy, mentre per le altre emittenti ci si attesta su un terzo. A ciò si aggiunge l’obbligo di inserire nella programmazione settimanale Rai due opere italiane in prime time (fascia oraria 18-20).

Il decreto anticipa le nuove direttive UE sui Servizi media e audiovisivi e si ispira al sistema promozionale di opere europee e nazionali francese, già in vigore dagli anni Ottanta. L’obiettivo del ministro Franceschini è quello di “ aiutare, tutelare e valorizzare la creatività, la fiction e il cinema italiani”. Tuttavia Come fai sbagli, titola un’altra famosa fiction Rai. Infatti il ministro, secondo indiscrezioni, è stato accusato dai network privati di derive anacronistiche e dirigistiche, a fronte di un panorama in cui la tv generalista perde sempre più terreno rispetto all’iperpersonalizzazione dell’offerta di format on demand. Ma non solo. Che Dio ci aiuti direbbe suor Angela (Elena Sofia Ricci nella pluristagionale ed italianissima serie tv ambientata in un convitto marchigiano) e venga in soccorso al ministro persino l’eroe nazionale Don Matteo, perché anche nell’opinione pubblica, soprattutto fra gli spettatori che non si commuovono di fronte a I migliori anni di Carlo Conti, alias i più giovani, le quote tv non sono ben accette. Il motivo è riassumibile nella difficoltà che un ragazzo ha nel cogliere persino i riferimenti scherzosi a famose fiction italiane presenti in questo articolo.

"Montalbano" 2010Soprattutto nell’ambito del piccolo schermo si nutre un sentimento di sfiducia nei confronti della produzione Rai, spesso tacciata di proporre contenuti banali, in formule per nulla originali o di banalizzare temi di maggiore profondità ( pur con delle eccezioni, ad esempio  opere di pregio quali il Commissario Montalbano, seguitissimo in prima serata). È lecito chiedersi dunque se le quote “tricolore” previste dal decreto condurranno anche ad un miglioramento qualitativo dell’offerta e non soltanto ad un semplice incremento quantitativo del made in Italy in programmazione che, per come attualmente si presenta, non è lontanamente avvicinabile alle vette di eccellenza che invece tale etichetta garantisce in altri settori.

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