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Corniche Kennedy per “Sguardi Puri” al Politeama

Il terzo appuntamento della rassegna cinematografica Sguardi Puri, mercoledì 1º novembre, ha portato in sala, al Politeama, Corniche Kennedy, un film del 2016 della regista franco-algerina Dominique Cabrera, tratto dall’omonimo romanzo di Maylis de Kerangal.

Ambientazione: Marsiglia, città a cui la regista si dichiara profondamente legata e che rende straordinaria tramite la potenza estetica della fotografia e le sapienti scelte cromatiche, caratterizzate da una deliziosa sfumatura di pastello.

Riprese incredibilmente azzeccate si concentrano su momenti delicatissimi tratti dal mondo quotidiano: gesti rudi, primi piani apparentemente insignificanti, urla sconnesse, dialoghi accatastati, lunghi silenzi, discorsi scevri da qualsiasi retorica. Perfettamente definibile un capolavoro del realismo cinematografico contemporaneo, il film è espressamente ispirato ad autori neorealisti italiani quali Roberto Rossellini e Federico Fellini; ciò risulta particolarmente evidente anche nella scelta di elevare a protagonista della storia un gruppo di ragazzi di strada, che hanno eletto come loro universo privato Corniche Kennedy, zona alto borghese di Marsiglia, quartiere paesaggistico a strapiombo sul mare. I ragazzi passano le giornate all’insegna di un pericolo che risulta quasi sano agli occhi dello spettatore: si tuffano coraggiosamente in mare, continuamente, partendo da uno scoglio a strapiombo su cui si affaccia l’autostrada. Suzanne, una ragazza appartenente alla borghesia benestante, che frequenta il liceo e ha una bella casa in zona, li filma e li fotografa. Affascinata, inizia ad avvicinarsi al loro posto. I ragazzi notano il suo interesse e violentemente la immettono nel loro mondo, che Suzanne accoglie in maniera pacata e compiaciuta.

Per mettere in scena questa narrazione la Cabrera si è voluta servire di veri e propri ragazzi di strada, a cui in un breve lasso di tempo ha fornito i rudimenti della recitazione: questa pellicola è la testimonianza che una buona regia è capace di creare un prodotto più che valido anche senza una presenza attoriale dotata di un formidabile curriculum.

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Due i personaggi di spicco all’interno della compagnia: Mehdi e Marco, di etnie diverse e dalla fisicità opposta; il primo è un ragazzo biondiccio, paffuto e dai delicati tratti somatici, il secondo ha un fisico longilineo e caratteri tipicamente mediorientali. La corrispondenza emotiva tra Suzanne e Mehdi appare immediatamente evidente a inizio film, quando il ragazzo aiuta la protagonista a tuffarsi per la prima volta: azzeccatissimo il gioco di sguardi e di gesti, ripreso e scandito in ogni particolare.

Di Marco cosa sappiamo? Fa l’autista per un trafficante di droga ed è per questo pedinato dalla polizia, che necessita dell’indirizzo del malfattore; si approccerà a Suzanne in maniera più sfacciata, la corrispondenza tra i due sarà rivelata da un dialogo diretto, di forte impatto realistico: se Mehdi, minorenne, ingenuo e amante del mare, rappresenta uno stile di vita quasi genuino e infantile, quella di Marco è una vita più impenetrabile e sofferta, che tocca costantemente il rischio di morte o di galera.

Tra i tre nasce subito un ambiguo rapporto, entrambi i ragazzi si innamorano di Suzanne, ma i pensieri di lei appaiono impenetrabili. Notiamo però che la regista fa trasparire anticipatamente una chiave di lettura di questo ambiguo scambio: nelle scandite e insistenti scene in cui sono in tre sul motorino, Marco guida, Suzanne lo abbraccia dolcemente e Mehdi le odora i capelli da dietro. La ragazza dà le spalle a Medhi e rivolge le sue attenzioni a Marco, che guida sempre; non è una scelta casuale. Il rapporto tra i tre tiene in costante tensione il film, tensione mai rivelata da alcun dialogo che denunci direttamente l’evidente necessità che Suzanne compia una scelta: a tenere sulle spine lo spettatore bastano ambigui sguardi, silenzi imbarazzati e dialoghi spezzati, che puntellano di tanto in tanto scene che rappresentano una convivenza solo apparentemente pacifica.

A livello narrativo il film pare dipanarsi secondo due direttrici, di cui i due ragazzi sono i rappresentanti: da un lato la spensieratezza di Suzanne, le vicende con il suo nuovo gruppo di amici e il suo radicale cambiamento di stile di vita, dall’altro le avventure più tese e concrete dei poliziotti alla ricerca del capo clan, con i relativi turbamenti di Marco.

La protagonista, che fa da cerniera tra questi due filoni, compie un’evoluzione non indifferente: dapprima sceglie un’ingenua e amena corrispondenza con Mehdi, lontana dai traumi del quotidiano, a cui fa sapientemente da sfondo un nascondiglio quasi bucolico, isolato e affacciato sul mare; sul finire del film, invece, la ragazza compirà una scelta di vita decisamente più drastica insieme a Marco, turbato dall’imminenza tragica del suo prossimo destino; suggeriti accorgimenti stilistici mettono in evidenza il suo profondo cambiamento da individuo incapace di scegliere a donna forte e libera: compirà un’azione forte e icastica, grazie alla quale allontanerà definitivamente la poliziotta dal pedinamento di Marco e sarà lei a guidare il motorino verso l’Italia, accompagnata da un urlo di liberazione chiaro e definitivo.

Sguardi Puri ha permesso, con questa pellicola, di portare la cittadinanza pavese a conoscenza di un piccolo gioiello della cinematografia contemporanea, che altrimenti sarebbe rimasto privo di una meritatissima presa visione.

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