Blue Baby

Di Beatrice Cerqueti – settimo classificato al Concorso Letterario “Blu” 2021

Dopo molte ore di attesa, Womm fu chiamato nello studio medico, mentre sua figlia Daisy veniva accudita dagli infermieri.
“Si sieda, signor Womm. Il suo piccolo umano sta bene, per adesso.”
Lo studioso fu immediatamente sollevato.
“Tuttavia, devo avvertirla che la patologia di Manny è tutt’altro che banale, ma fortunatamente siamo riusciti a gestirla. Vista la sua esperienza nello studio dei terrestri, mi permetterò di essere più specifico. Noi la chiamiamo Blue Baby Syndrome: causa un importante difetto nell’ossigenazione del sangue, che dunque appare blu e non riesce a portare abbastanza nutrimento ai tessuti.”
“Ma come è possibile? Le percentuali atmosferiche in casa mia sono perfettamente settate su quella terrestre, e quando usciamo il piccolo è sempre dotato di una mascherina ermetica!”
“Il difetto, infatti, in questo caso non si trova a livello respiratorio, ma a livello cardiocircolatorio. Tuttavia, non deve preoccuparsi, entro il dodicesimo mese si può chiamare il Servizio Adozioni per una
sostituzione o un rimborso totale. In questo caso il motivo sarebbe più che giustificato…”
Womm rabbrividì all’idea della sostituzione; lui e sua figlia si erano affezionati a Manny, anche se il bambino non poteva ancora parlare ed era con loro da poco tempo. Daisy inoltre stava vivendo un momento molto delicato: poche settimane prima, dopo un violento litigio con Womm, sua madre aveva lasciato casa e aveva chiesto la separazione. Womm non voleva causare a sua figlia altri traumi familiari.
“Cosa intende con in questo caso?
“Nel suo bambino abbiamo trovato un vero e proprio difetto cardiaco sottostante. Molti altri cittadini vengono qui con piccoli umani blu, ma di solito avviene per negligenza dei proprietari che comprano mascherine inadeguate e non mantengono i livelli di ossigeno in casa.” Il medico allargò le braccia: “Sono quelli che adottano un umano per capriccio e poi non hanno idea di come prendersene cura. In tal caso non possiamo sostituirli, invitiamo semplicemente a fare più attenzione.”
“E se non volessi sostituirlo? Non esiste una cura?”
Il medico parve perplesso.
“Sul nostro pianeta non sono presenti centri così avanzati per la cardiochirurgia umana; qui ci limitiamo a effettuare le procedure più comuni di ciascuna specie extraplanetaria. È per questo che richiediamo la
sostituzione: il piccolo Manny verrebbe rispedito sul suo pianeta madre e potrebbe ricevere cure specifiche per la sua specie. Nel frattempo, un altro bambino in salute verrebbe mandato a casa sua. Possiamo effettuare oggi stesso la richiesta, ecco a lei il modulo.”
“Dottore, io non voglio un altro bambino…”
“Capisco, il piccolo deve averle dato uno stress notevole. Si può chiedere il semplice rimborso al posto della sostituzione: la procedura in tal caso è ancora più breve.”
“No, no. Non voglio fare nessuna procedura, lasci stare questi moduli. Mi dica solo una cosa…quanto tempo sopravviverà?”
Il medico assunse uno sguardo più serio.
“Impossibile saperlo. Le crisi cianotiche sono scatenate di solito da stati di agitazione, il mio consiglio è di farlo stare tranquillo e ossigenarlo con la mascherina il più possibile. E di rispedirlo indietro appena ne ha l’occasione, per il bene del piccolo. Se non lo fa, lo condanna a morte certa.”
Le insinuazioni del medico gli fecero saltare i nervi.
“Dottore, lasci stare. Conosco la Terra e i suoi abitanti meglio di lei, so perfettamente come sarebbe la vita di Manny su quel pianeta. Arrivederci” concluse Womm, prima di andarsene dallo studio.

Daisy lo aspettava in corridoio. Un infermiere tentava di distrarla, fallendo: continuava a tormentarsi le dita e a girarsi intorno alla ricerca di suo padre e suo fratello adottivo. Womm la abbracciò mentre aspettavano la dimissione del piccolo; le disse che Manny stava bene e che papà sarebbe stato sempre al loro fianco. Quando alcuni infermieri vennero loro incontro portando il bambino, Womm si rese conto di quanto minuscolo e fragile fosse il neonato tra le loro braccia. Pelle morbida, ossa fragili, nessun dente; inoltre senza il costante supporto di ossigeno sarebbe morto dopo qualche minuto. Forse il medico aveva ragione, Manny non era adatto per vivere sul loro pianeta, si sarebbe sentito per sempre un alieno in confronto alle figure alte e massicce che lo circondavano; eppure sulla Terra non avrebbe avuto un futuro migliore.
Mentre sfrecciavano sui nastri trasportatori di ritorno dall’ospedale, Womm suggerì alla figlia di stare un po’ di giorni da sua madre, per riposare dopo gli ultimi eventi stressanti. Daisy dopo qualche protesta accettò, e scese dal nastro appena in tempo per fermarsi al livello giusto, salutando Manny con un bacio frettoloso. Womm invece non si fermò al livello del suo appartamento, ma proseguì oltre, verso la casa di un suo stretto collega. Suonò al videocitofono, il riconoscimento facciale lo riconobbe tra la lista di
amici e il padrone di casa lo fece entrare.
“Womm, cosa ti porta qui?”
“Quando parte la prossima spedizione esplorativa per la Terra?”
Il collega guardò l’orologio.
“Tra due ore, più o meno, ma non metterti in testa strane idee” indicò Manny “non ti spedisco indietro il marmocchio. Per quello devi vedertela con il Servizio Adozioni.”
“Non voglio riportarlo indietro, andrò insieme a lui. Devo trovargli un ospedale, il miglior ospedale, e poi riportarlo qui il prima possibile. È l’unico modo che ho per farlo vivere insieme a me su questo pianeta, altrimenti lo rispediranno sulla Terra per sempre. Ho promesso che gli avrei garantito un futuro migliore, non posso permettere che lo riportino indietro…”
Womm si muoveva su e giù per la stanza, parlando quasi da solo; l’altro tentò di riportarlo alla realtà.
“Pensaci un secondo: questo bambino è un umano, per di più malato. Sulla Terra potrebbe ricevere i giusti trattamenti e crescere senza sentirsi un alieno. Noi due conosciamo bene quel pianeta, di certo non è il posto migliore del mondo; però molti umani sono felici lì. Potrebbe vedere sua madre…”
Gli occhi di Womm divennero lucidi, il collega capì che le sue ultime parole erano state di troppo. Dopo un breve silenzio imbarazzato, Womm aggiunse: “Anche per questo sono qui. Voglio vederla, voglio che tu mi metta in contatto con lei.”
L’altro sbuffò: “Credevo che dopo il litigio con tua moglie ti fossi reso conto di quanto assurda sia questa storia, e invece continui a ostinarti per quella terrestre e suo figlio. Negli ultimi anni sei stato così tanto tempo sulla Terra che ora ragioni come loro, cioè non ragioni. Te lo dissi dall’inizio, che quella donna ti avrebbe causato solo problemi. Ma ormai è tardi, e per quanto mi riguarda puoi anche rimanerci, su quel pianeta…”
“Solo per questa volta, per favore. Geolocalizzala, fammela vedere, dimmi dove abita. E poi lasciami partire.”
Uno schermo si accese sulla parete, il globo terrestre apparve, blu spruzzato di bianco; in pochi secondi vennero inquadrate le città, poi le case. Vicino a una di queste, una donna camminava portando a casa la spesa. Womm strinse a sé il bambino e gli parve di riconoscere, nelle sfumature del suo odore, quello inconfondibile di lei.

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