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Come cambiano i musei nell’era del digitale

Risale a pochi mesi fa la notizia della scoperta di Heracleion, la città sepolta dal mare nella baia di Aboukir, al largo della costa egiziana. Il team di ingegneri informatici e archeologi ha individuato il luogo a partire dai testi dello storico Erodoto e del geografo Strabone, ma il resto del lavoro lo ha fatto la tecnologia: i sonar, la batimetria e la risonanza magnetica nucleare, in grado di creare mappe dei fondali estremamente precise. Grazie a un sistema di montacarichi e gru è stato persino possibile portare alla luce statue di più di cinque tonnellate. Oltre ad alcuni reperti esposti al Museo Nazionale di Alessandria, la maggior parte dei manufatti rimarrà immersa nelle acque del Mediterraneo, in accordo alle regole dell’Unesco. Per coloro che fossero interessati a visitarla, non sarà però necessario ottenere un brevetto da sub. La città è infatti visitabile sul sito di Franck Goddio, l’archeologo marino a capo del team, attraverso una mappa interattiva creata con i video e le foto scattate durante le operazioni di recupero.

Questo è solo uno dei tanti esempi della rivoluzione della cultura che si sta verificando negli ultimi anni per mezzo della tecnologia. L’idea di musei e di siti archeologici come luoghi di esposizione di oggetti ed edifici sta cedendo il passo a un nuovo modo di approcciarsi ai visitatori, che va oltre la realtà visibile. È interessante notare che sempre più spesso la visita di edifici e monumenti non è più accompagnata dalla guida o dal dépliant su cui sono indicate le informazioni principali. Questi dispensatori di conoscenza “arcaici” in molti casi sono stati sostituiti da applicazioni per tablet e smartphone che consentono una scoperta personalizzata dei luoghi della cultura, nonché da audioguide e videoguide. I dispositivi personali accompagnano il visitatore in una scoperta del museo autonoma e approfondita che si concentra sui principali punti d’interesse. Le videoguide, in particolare, permettono di visualizzare ricostruzioni virtuali e di ammirare riproduzioni 3D, facendoci andare oltre quello che vediamo di fronte ai nostri occhi e trascinandoci quasi in un altro tempo.

L’apporto della tecnologia alle reti museali non si ferma qui. Attraverso la creazione di un ambient intelligence è possibile stimolare la componente emotiva del visitatore attivando dei percorsi che coinvolgono i cinque sensi. Lo spazio espositivo si trasforma in un teatro, in cui vengono messi in scena contenuti spettacolari, ad esempio attraverso l’illuminazione dei reperti o la rappresentazione di spazi altri. I sistemi multi-touch, inoltre, sempre più diffusi, sono configurati appositamente per la didattica e offrono applicazioni interattive fruibili in gruppo. Spesso le superfici interattive possono essere utilizzate contemporaneamente da più utenti, che possono dedicarsi a giochi e quiz o zoommare i dettagli degli oggetti. Anche i contenuti video sono una risorsa a cui si ricorre sempre più spesso, in virtù della loro immediatezza e capacità di catalizzare l’attenzione. Le sale di proiezione classiche si affiancano a quelle che propongono cinema in 3D, preferite soprattutto nei musei archeologici.

Una delle conseguenze ultime del nuovo rapporto tecnologia-cultura sono le visite virtuali. Molti musei e centri di documentazione mettono a disposizione di coloro che navigano sul web opere e documenti. Viene reso possibile quindi a chiunque esplorare a distanza i reperti custoditi nei centri d’interesse, il che può essere considerato un vantaggio sia per il pubblico, che non è costretto ad alcuno sforzo per la visita, sia per i musei, soprattutto quelli minori, che hanno così la possibilità di farsi conoscere. Anche i siti archeologici propongono sul web le ricostruzioni virtuali e i modelli 3D degli ambienti del passato. In questo modo attrazioni come i resti della città di Pompei possono riprendere le loro antiche sembianze e ambienti quali le città dei Maya e i templi etruschi possono essere riscoperti grazie alle tecnologie digitali.

Il digitale è una realtà sempre più presente all’interno di musei e luoghi di esposizione e quella in atto è a tutti gli effetti una rivoluzione nel modo di visitare e scoprire i centri culturali. Il rischio celato di tanti vantaggi, dal punto di vista didattico e interattivo, è quello di cadere nella dimensione dell’irrealtà. La collaborazione fra la concretezza dei reperti e dei manufatti e l’astrattezza del digitale potrebbe perdere il proprio equilibrio e tendere sempre più verso la finzione. Le ricostruzioni digitali, così come le mappe interattive, difficilmente possono sostituire il fascino di vedere oggetti e luoghi reali. Anche se sono rovine. Anche se sembrano non avere niente a che fare con l’antico splendore. Nel frattempo però possiamo continuare a goderci le meraviglie delle nuove tecnologie: non si può negare che le audioguide ci salvino spesso dai greggi di visitatori che seguono obbedienti guide con tesserino.

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