Attualità

CNAO, questo sconosciuto

Cnao, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica.

Se la sigla sembra incomprensibile il nome lo è forse anche di più. Eppure tutti dovremmo conoscerlo, tutti dovremmo andarne fieri.

Stiamo parlando di un centro quasi unico al mondo (ce ne sono in totale solo altri tre, in Germania, Cina e Giappone) dove si combatte il cancro attraverso un particolare processo che richiede un acceleratore di particelle simile a quello usato al Cern (solo più piccolo). E non parliamo di cancro comune ma di quello non operabile o resistente alla radioterapia.

Abbiamo in Italia la risposta alle preghiere di molti, una tecnologia invidiataci da tutti: quello per tanti solo un sogno, un desiderio impossibile a realizzarsi – la cura per una malattia contro cui la medicina tradizionale poco può – è invece realtà concreta, attuale. Non si parla di una ricerca, utile forse tra 20 o 30 anni, non parliamo di una struttura in costruzione operativa fra 10 o 15 anni. Il centro c’è, funziona e chiede solo i soldi per continuare a salvare vite.

Sì perché il Cnao rischia la chiusura.

Voluto dal Governo (è stata una scelta lungimirante e saggia ma, detto brutalmente, nessuno lo aveva chiesto), costruito spendendo quasi 100 milioni (si avete letto bene), oggi completato e perfettamente operativo, si è visto prima promettere e ripromettere gli ulteriori 37 milioni necessari per mantenerlo, poi oggi questi soldi sono stati invece negati grazie ai tagli alla spesa pubblica.

È importante sottolineare un punto: non sono finanziamenti in più, non preventivati, di cui ora si pretende la disposizione ma fondi già inseriti nell’originario budget di costruzione. Si chiede quanto dovuto.

Riprendendo quanto accennato in apertura: in questo centro non si fa ricerca, non semplicemente. Si curano le persone, si salvano vite. Uomini e donne altrimenti condannati ad una lenta morte qui ritrovano speranza e cure, guariscono. Tra l’altro questo tipo di trattamento non comporta gli enormi e devastanti conseguenze sul fisico provocate invece dalla radioterapia.

Cos’altro si deve aggiungere?

Cos’altro serve sapere?

Vogliamo davvero buttare via tutto questo?

No, non si può crederlo davvero, non si può accettarlo. Perché un domani potrebbe servire, a voi, ai vostri amici, a vostra moglie, a vostro figlio. Perché oggi, e qui parlo ai cinici e freddi calcolatori, chiudere il Cnao vorrebbe dire buttare via i 100 milioni spesi per erigerlo. Costruiamo qualcosa di costosissimo e non vogliamo poi stanziare i fondi per farlo funzionare? Uno spreco, un’enorme idiozia.

Negli ultimi anni, e ancora in questi giorni, sentiamo di politici corrotti, di mafiosi che divorano lo Stato spolpandolo dall’interno. Questa è un’occasione di riscatto. Questo è il momento per recuperare la nostra dignità. Non c’è dibattito che tenga, non c’è scelta: il Cnao deve rimanere aperto. Costi quel che costi.

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