Attualità

Che fine ha fatto la ex Snia?

di Matteo Miglietta

 

Le ultime notizie che abbiamo sull’area ex Snia risalgono al 20 gennaio scorso. Tutto ciò che abbiamo fra le mani è un articolo apparso sulla “Provincia Pavese” che ci informa delle sorti finanziarie di Luigi Zunino, (ex) proprietario di metà della più grande area dismessa della nostra città, nonché l’unica a non avere ancora idea di cosa le potrà capitare nei prossimi mesi. Il signor Zunino era a capo di Risanamento, un vero e proprio colosso immobiliare, che ha avuto però la “sfortuna” di trovarsi sommerso da tre miliardi di debiti. Per questo la procura di Milano ha presentato una richiesta di fallimento, richiesta che è poi stata respinta dal tribunale civile il 10 novembre scorso. La società era già stata oggetto delle attenzioni della Guardia di Finanza in estate, quando Zunino era stato rimosso dal suo incarico in modo da mettere al suo posto avvocati e banchieri suoi creditori. La situazione si è poi aggravata ulteriormente il 21 ottobre, quando uno dei suoi soci, tale Giuseppe Grossi, da dentro il carcere di San Vittore ha cominciato a parlare degli affari immobiliari del magnate, fatti di lavori mai terminati e milioni di euro “svampati” (per dirla alla Zelig) nel nulla. Ma non è finita qui. Grazie alle indagini che sono state effettuate è saltato fuori anche una sorta di impero costruito oltre confine dal nostro Zunino, sul quale Grossi non ha esitato a spendere fiumi di parole, annientando anche quel poco di credibilità rimasta al magnate piemontese. La vicenda ha creato molto scalpore e giornali come “Il fatto quotidiano” se ne sono occupati più volte. Infatti, se il tribunale civile non avesse evitato il fallimento di Risanamento, le ripercussioni in borsa sarebbero state pesantissime, visto che solo con l’Intesa Sanpaolo il debito ammontava a 650 milioni.
Un personaggio niente male questo Zunino. E noi pavesi ovviamente non potevamo lasciarcelo sfuggire visto che, come abbiamo detto in apertura di questo articolo, era proprietario di metà dell’ex area Snia. “Era” perché il 19 gennaio scorso la quota di Risanamento è passata al gruppo Ipi di Torino, dopo un’operazione da 43 milioni di euro. Nemmeno la Ipi in realtà è stata immune dal contatto con Zunino, perché negli anni duemila era entrata nell’orbita della società del magnate, che però, dopo circa un anno e mezzo, ne è uscito lasciando la proprietà alla famiglia Segre. La Ipi è una sorta di costola immobiliare della Fiat, nata 40 anni fa, che fino a gennaio vantava milioni di crediti nei confronti di Risanamento, fino a quando, con il pagamento di 43 milioni, questo credito non è stato azzerato. All’interno di questa enorme cifra c’è proprio la metà dell’area Snia. La buona notizia per noi sta nel fatto che in questo modo la Ipi ha le mani libere nel cercare finanziamenti e partners per avviare la bonifica dei 170mila metri quadrati di sua proprietà, cosa che fino a questo momento, a causa dei conti bloccati di Zunino, non era possibile fare. Ovviamente non c’è ancora niente di definito e ci toccherà aspettare ancora chissà quanto per scoprire cosa succederà.
Intanto, sul fronte del nostro comune pavese, qualcosa si sta muovendo e pare sia stato ormai cestinato il vecchio progetto che prevedeva di suddividere 100mila metri quadrati in due zone a diversa destinazione: al commercio e ai servizi sarebbe stato concesso il 40 per cento, alle case e alle residenze il 60. È del 9 marzo la notizia che riguarda la volontà del sindaco Cattaneo di assumersi la responsabilità della progettazione delle aree dismesse, togliendo il macigno più grosso che gravava sulle spalle dell’Assessore all’Urbanistica Fabrizio Fracassi con una mossa che sembra una sorta di commissariamento. Ma è lo stesso sindaco a spiegare alla “Provincia Pavese” che la mossa è stata dettata solo dalla volontà di trovare una persona che potesse occuparsi in maniera costante di questo problema, visto che l’assessore in questo periodo ha troppe cose a cui pensare, a partire dal nuovo P.G.T. Staremo a vedere.

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