Cultura

Che cos’è che oggi rende le nostre vite così interessanti, così diverse?

“Just what is it that makes today’s home so different, so appealing?” è uno dei capolavori più rappresentativi del movimento artistico definito “Pop Art”. Il quadro fu realizzato nel 1956 da Richard Hamilton, un pittore inglese nato a Londra il 24 febbraio 1922.

Molti esperti e critici d’arte definirono l’opera come l’iniziatrice della Pop Art. Il quadro venne creato per essere inserito nel catalogo della mostra “This is Tomorrow”, che si svolse nel 1956 alla “Whitechapel Gallery” di Londra. L’esposizione fu organizzata da un gruppo di artisti chiamato “Indipendent Group” di cui Hamilton faceva parte. La mostra, realizzata come un Kermesse (fiera), riscosse molto successo, soprattutto grazie alle tematiche innovative da cui fu ispirata: il nuovo aspetto delle metropoli, i miti della cultura di massa e le nuove tecnologie che caratterizzarono quegli anni.

L’influenza della produzione di massa sulla società, né condizionò la cultura, creando nuovi idoli delle folle. Gli artisti pensarono di porre come oggetto della ricerca artistica pubblicità, marche e loghi famosi. Questa scelta venne motivata dai nuovi prodotti che entrarono nelle case; le persone gli sceglievano grazie ad un nuovo modo di fare propaganda. Infatti riconoscevano i simboli pubblicitari non solo come tecniche commerciali, ma come simboli di vita quotidiana.

Questa evoluzione del consumismo, del modo di vivere e di nuovi status symbol, destò l’attenzione di Richard Hamilton, che si pose il quesito: “ che cosa oggi rende le case così diverse, così interessanti?”. E trovò la risposta nella realizzazione di un collage di 26 x 25 cm.

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L’opera rappresenta una stanza contenente un variegato accostamento di simboli popolari, a partire da media quali un giornale, ed una televisione che rappresentava “l’estraneo” in casa. Svariati oggetti fantasiosi e fuori scala come un paralume con raffigurato il logo della Ford (la più grande azienda produttrice di auto negli anni ’50), un aspirapolvere a forma di casco spaziale (oggetto molto frequente nei fumetti dell’epoca) adoperato da una domestica mentre pulisce le scale. Elementi che suscitano mistero come Marte o un altro astro, che si scorge dal soffitto, che richiama l’attenzione al fenomeno ufo che spopolo in quegli anni, causando la fobia dell’ignoto, ed un tappetino che raffigura un’indistinta folla di persone. Oggetti ordinari come una scatola di prosciutto posta sul tavolo, una cesta di frutta sul televisore e un nastro magnetico messo in primo piano. Sulle mura c’è una striscia a fumetti di “Young Romance”, e fuori dalla finestra è visibile un’immagine di Al Jolson nel film il cantante Jazz.

La prima cosa di cui ci si rende conto però sono un culturista ed una pin up rappresentata come una donna lampada. I due narcisi rappresentano i tipi ideali di esseri umani dei rispettivi sessi, spesso protagonisti di reclame pubblicitarie. La donna in particolare, vestita come un mobile rappresenta la strumentalizzazione del corpo femminile, che attende il “trofeo” del culturista, che brandisce un gigantesco “lecca lecca” all’altezza del sesso.

 I mobili presenti nella stanza, fanno pensare si tratti di un’abitazione medio borghese. Hamilton ricicla ritagli della società a lui contemporanea, in un collage passato alla storia che mostra oggetti e miti del consumismo, che secondo lui avevano reso le case di quegli anni “così diverse, così interessanti”.

Tuttavia è una domanda che dovremmo forse porci ogni giorno, magari anche soltanto guardandoci allo specchio, interrogandoci su chi siamo. La nostra società è basata sulle leggi del consumismo, e di “Tipi ideali” come il narciso e la Pin Up se ne vedono tutt’ora, magari vestiti in modo diverso, secondo la moda. Magari con la stessa ironia di Hamilton potremmo chiederci anche noi, cosa rende le nostre “vite” così diverse, così interessanti?

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