Centinaio all’Unipv: ed è subito polemica
“Questi episodi sono per noi sintomi di un pensiero politico fondato sulla discriminazione (fino quasi a rasentare l’apologia del fascismo) che rifiutiamo. Riteniamo che chi se ne faccia portatore non meriti di essere accolto nella nostra università, in questa occasione solenne della vita accademica.”
Queste sono solo alcune righe di una lettera aperta al Magnifico Rettore di Pavia Fabio Rugge.
Egli ha invitato come ospite d’onore all’inaugurazione dell’anno accademico, prevista per il 5 novembre, il ministro per le politiche agricole Gian Marco Centinaio: laureatosi in Scienze Politiche a Pavia, lì ha iniziato a fare politica con la Lega ed è stato vicesindaco della città dal 2009 al 2014 nell’amministrazione di centrodestra.
La lettera è firmata da studenti, dottorandi, alcuni docenti, dal Coordinamento per il Diritto allo studio UDU e dall’Anpi, per protestare e annunciare che diserteranno la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. Per aderire, bisogna mandare una mail all’indirizzo: lettera.pavia@gmail.com.
Secondo quanto riportato nella lettera, il ministro avrebbe avuto dei comportamenti, nella sua biografia politica, che si discostano dai principi ispiratori dell’università.
Nel giugno 2017 aveva oltraggiato in aula il Presidente del Senato Pietro Grasso, apostrofandolo con gli insulti “infame, terrone di merda” e utilizzava anche l’indirizzo mail terronsgohome@yahoo.it per la sua attività politica, come da lui stesso ammesso durante un consiglio comunale nel 2009. Pensiero difficile da conciliare con l’Ateneo dato che tanti degli studenti provengono proprio dal Sud Italia.
Si è definito inoltre ammiratore del defunto razzista Jörg Heider, politico austriaco che, in un discorso al parlamento della Carinzia, aveva elogiato pubblicamente Adolf Hitler. Inoltre, quando ricopriva la carica di vicesindaco, aveva espresso vicinanza ai partiti neofascisti: “Forza Nuova” e “Fiamma Tricolore”. Dopo l’aggressione neofascista del 16 ottobre 2008 che colpì alcuni giovani di un centro sociale pavese, aveva affermato infatti: “Forza Nuova ha fatto quello che molti pavesi vorrebbero fare… il problema è che sono passati ancora una volta dalla parte del torto e hanno fatto diventare le ZECCHE dei martiri.”
Le dichiarazioni di Centinaio stonano con lo Statuto e il Codice etico dell’Unipv.
Secondo l’articolo 4: “Il codice etico in conformità ai valori fondamentali della comunità universitaria, promuove il riconoscimento e il rispetto dei diritti individuali e l’accettazione di doveri e responsabilità nei confronti dell’istituzione di appartenenza. Le norme sono volte ad evitare ogni forma di discriminazione ed abuso, a regolare i casi di conflitto di interesse e di proprietà intellettuale.”
E l’articolo 3 dei Principi ispiratori: “L’università garantisce l’accesso ai servizi scientifici, didattici e amministrativi secondo quanto previsto dal presente Statuto e senza alcuna discriminazione.”
I firmatari hanno difficoltà nell’accogliere Centinaio anche perché l’Ateneo di Pavia ha visto, come alunni e rettori, importanti antifascisti. Plinio Fraccaro venne nominato rettore dal luglio 1943 al febbraio 1944, e dall’aprile 1945 fino alla sua morte. Fu uno dei pochissimi docenti a firmare il Manifesto degli intelettuali antifascisti di Benedetto Croce e a non prendere la tessera del Partito Fascista, a costo di subire ripetute umiliazioni. Teresio Olivelli, ribelle per amore, è stato beatificato il 3 febbraio 2018, era un partigiano della resistenza cattolica. Morì il 17 gennaio 1945 a 29 anni nel lager nazista di Hersbruck, vittima di diversi pestaggi per aver preso le difese di un altri prigionieri.
Il ministro Centinaio, come tutti noi, è libero di esprimere le proprie idee. Ma quello della libertà di espressione è da sempre, e non solo in Università, un tema complesso. Se da un lato l’articolo 21 della nostra Costituzione tutela il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, dall’altro alcune carte internazionali come la Convenzione europea dei diritti umani e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sanciscono il divieto dell’abuso di diritto e cioè un uso distorto dei diritti e delle libertà proprie delle democrazie, come quello della libertà di espressione, al fine però di abbatterle negandone i fondamenti. Ed è proprio su questo punto che la lettera si basa.
Sarebbe giusta una libertà illimitata e una tolleranza totale nei confronti di idee che minano la democrazia?
Secondo il filosofo Karl Popper no, perché: “La tolleranza illimitata porta inevitabilmente alla scomparsa della tolleranza. Se noi rivolgiamo tolleranza illimitata anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo pronti a difendere la società dalle offese devastanti dell’intollerante, il tollerante sarà distrutto, e con lui la tolleranza. Non intendo dire con questo che noi dovremmo sempre reprimere le opinioni intolleranti; ma dobbiamo pretendere il diritto di farlo, anche con l’uso della forza (la legge), quando sia necessario. Dobbiamo rivendicare il diritto, nel nome della tolleranza, di non tollerare gli intolleranti. C’è una misura nelle cose; ci sono determinati confini, al di là dei quali non può esservi il giusto.“