Canova: la bellezza salverà il mondo
La città di Milano rende omaggio a uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo europeo, lo scultore veneto Antonio Canova (1757-1822), con due mostre a lui dedicate da ottobre 2019 a marzo 2020: Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna alle Gallerie d’Italia, e Canova. I volti ideali alla Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Milano.
Alle Gallerie d’Italia viene proposto un confronto tra Canova e il danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844): i due scultori neoclassicisti presentano posizioni e stili differenti, analizzati attraverso il percorso della mostra che punta a mettere in evidenza differenze e punti di contatto. All’ingresso della mostra, nel maestoso ed elegante salone centrale delle Gallerie d’Italia, è esposto il gruppo scultoreo de Le Grazie di Canova, eccezionale prestito del Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, con accanto, per la prima volta, Le Grazie con Cupido di Thorvaldsen, dal Thorvaldsen Museum di Copenaghen. La penombra in cui è immersa la sala centrale mette in risalto la luce che modella i due gruppi scultorei, evidenziando la fluidità e la vitalità dei corpi delle Grazie di Canova, rispetto a quelle di Thorvaldsen, caratterizzate da più rigore e compostezza formale. È questa la principale differenza tra la visione dei due scultori: il proprio ideale di bellezza. Canova tende a rappresentare una bellezza ideale che sublima le emozioni umane, facendole trasparire dalla superficie liscia e morbida del marmo, attraverso la resa dei movimenti; Thorvaldsen punta invece a raggiungere una forma perfetta, astratta e rigida, depurata dalle emozioni della sfera umana.
Lo scultore danese si atteneva fedelmente all’estetica neoclassica; se però confrontiamo le sue sculture con quelle di Canova, notiamo una certa fissità, una rigidità nei movimenti che non coinvolge l’osservatore a livello emotivo. Nelle opere di Canova avviene il contrario: anch’egli segue i canoni della bellezza ideale ricercata dai neoclassicisti, ma le sue opere ci appaiono naturali e ci colpiscono emotivamente; queste differenze tra i due artisti sono evidenti nel confronto che è reso possibile grazie all’allestimento della mostra, in particolare per quanto riguarda i gruppi scultorei delle Grazie dei due artisti. Il percorso musivo è tale per cui prima apprezziamo la bellezza indiscutibile delle Grazie di Thorvaldsen, e poi veniamo rapiti dalla naturalezza e dalla sensualità delle Grazie canoviane: l’osservatore rimane affascinato dalla purezza dei movimenti e dall’eleganza dei gesti.
L’esposizione, che ci guida alla scoperta delle altre raffinate sale delle Gallerie d’Italia, pone a confronto opere dei due scultori prestate da importanti musei italiani e stranieri, oltre che da esclusive collezioni private. I due artisti, celebrati come classici moderni, nel periodo trascorso a Roma si sono confrontati con la classicità e l’antico, reinterpretandone i valori a proprio modo: fedeltà e innovazione, realismo e astrazione, caratterizzano le opere, a soggetto mitologico, dei due scultori rivali a Roma. Il confronto tra lo stile di Canova e Thorvaldsen viene inserito in un contesto più ampio, in cui trovano posto anche opere di altri autori del periodo: in questo modo le differenze appaiono più sfumate e ci rendiamo conto della validità delle diverse interpretazioni del Neoclassicismo. Il movimento culturale viene approfondito in tutti i suoi aspetti: non mancano i letterati, visti attraverso la ritrattistica del periodo.


La Galleria d’Arte Moderna offre uno sguardo sulla fase finale dell’attività di Canova: il periodo in cui lo scultore si dedica a una serie di volti, soprattutto femminili, di personaggi mitici, chiamati da lui stesso teste ideali. Nell’Ottocento la fama di Canova è ormai diffusa in tutta Europa e sono numerose le committenze nobili che riceve l’artista, tra cui quelle della famiglia Bonaparte. In quest’ultima fase di lavoro, Canova ricerca il canone artistico della perfezione in soggetti ideali come muse e personaggi della mitologia e della letteratura. Pur realizzando opere idealizzanti, lo scultore non rinuncia a conferire realismo ed emotività ai suoi volti, attraverso espressioni e acconciature. Esempio di ciò sono i tre esemplari della Vestale, replicata in tre marmi, per la prima volta riuniti in occasione di questa mostra. Nel percorso espositivo, oltre alle diverse versioni dello stesso soggetto realizzate da Canova, vengono presentati anche confronti con opere che vanno dall’antichità ai nostri giorni: le sculture antiche della collezione Farnese (viste da Canova a Napoli), gli affreschi del Quattrocento toscano, le opere realizzate dagli scultori che seguirono il classicismo del maestro nell’Ottocento (come Raffaele Monti o Pompeo Marchesi) ma anche l’arte del Novecento e la scultura di Adolfo Wildt. Queste opere sono modelli da cui lo scultore prese spunto ed evidenziano il valore universale della sua arte. L’esposizione, che si snoda tra le preziose sale della GAM, invita lo spettatore a seguire idealmente il percorso artistico di Canova, di pari passo con quello di altri autori precedenti fino ad arrivare al Ventesimo secolo.

Canova ricercava la perfezione e l’armonia nell’idealizzazione formale dell’arte, per la quale si ispirava infatti a personaggi letterari. Tuttavia l’artista non ha mai rinunciato all’attenzione per il realismo e l’elemento umano: ciò dimostra come l’arte possa dare origine a una dimensione possibile e ideale che prende spunto dalla realtà, con cui continua ad avere contatti. Canova ci dimostra quindi come l’arte rimanga sempre collegata alla nostra realtà, e diventi quindi veicolo per rappresentare la nostra vita come vorremmo che fosse. Davanti ai capolavori di Canova ritroviamo il desiderio umano di tendere verso la bellezza, la perfezione e l’eternità: le sue sculture rendono urgente e concreto questo nostro desiderio; in esse ritroviamo l’armonia con noi stessi e con il mondo, perché hanno il potere di curare e guarire le nostre ferite.
