Sport

Calcio, Serie A / “Fuga per la vittoria”

di Simone Lo Giudice e Giuseppe Enrico Battaglia

Da oggi torna, in coda all’articolo, il consueto appuntamento con le pagelle di Giuseppe Battaglia.

 

Non sarà una partita della morte (come nel celeberrimo film sceneggiato da John Houston nel 1981), ma poco ci manca. La Juve scatta a Siena nel finale, il Napoli risponde al San Paolo in tarda serata. Sempre insieme, le due rivali. Che tra due settimane riprenderanno a correre lungo l’autostrada che porta allo Scudetto.

Ci sono solo due squadre che valgano il prezzo del biglietto in questo Campionato molto italiano e poco europeo. Juventus e Napoli vincono e non lo fanno mai per caso. A Siena la squadra di Conte oblitera l’ennesimo biglietto da 3 punti, al termine di una gara scomoda. Risolvono Pirlo e Marchisio, i due gioielli del centrocampo bianconero. Corrono tutti in questa Juve, piena zeppa di voglia e dedizione alla causa. L’ennesima prova di forza di un collettivo che lì davanti non sfoggia un top-player, ma una serie di consimili talenti. La Juve è prima di tutto una squadra.

Appaiata alla Juve c’è il Napoli di Hamsik e Pandev. L’assenza di Lavezzi non si sta facendo sentire (semmai sta accadendo il contrario, con l’argentino immalinconitosi ai piedi della Tour Eiffel). Mazzarri dirige la sua orchestra come farebbero i direttori più esperti. Unica pecca? La pessima prova disputata in Europa League in terra olandese (che ha visto trionfare il PSV Eindhoven per 3-0 sulla squadra partenopea). Sintomo del fatto che il Napoli anche quest’anno ha scelto il suo obiettivo: la scorsa stagione mirava alla Champions League, stavolta punta tutto sullo Scudetto. L’esperienza non manca e il talento abbonda. Napoli sogna a occhi aperti.

E dopo la sosta si ritornerà in campo con la supersfida Juventus-Napoli, il duello più stimolante che il nostro calcio possa offrire in questo momento. Difficile pronosticarne l’esito, ma se c’è una squadra che può mettere in difficoltà questa grande Juve è proprio il Napoli di Mazzarri.

L’asse Torino-Napoli si consolida nella domenica in cui va in scena un derby milanese troppo povero per essere vero. Inter batte Milan 1-0 grazie alla zuccata di Walter Samuel e Stramaccioni fa sua la seconda stracittadina personale. Dopo l’espulsione di Nagatomo, i Nerazzurri hanno eretto le barricate e la vita in trincea è diventata un modo di essere. Nonostante questo, il Milan ha sbattuto in pieno sulle proprie debolezze. Pochi giocatori prendono la responsabilità della giocata (su tutti l’impalpabile Nigel De Jong, paladino dell’attendismo rossonero contemporaneo). Non solo è finito un grande Milan, ma semplicemente non abbiamo più un Milan. Le recenti prodezze di Ibrahimovic hanno nascosto lacune che traboccano dall’ultima stagione di Carlo Ancelotti in panchina. Leonardo con la sua fantasia e Allegri col suo pragmatismo non sono riusciti a foggiare una squadra altamente competitiva. L’illusione di un Milan in prima fila è stata rincarata unicamente dalla presenza di Zlatan Ibrahimovic (vedi lo Scudetto vinto nella stagione 2010/2011). Difficile addebitare alle imponderabili sviste arbitrali di un derby, l’inadeguatezza complessiva che la squadra sta ostentando soprattutto dallo scorso settembre.

L’Inter vince ancora, ma non corre da sola. La Lazio è tornata a vincere bene dopo il blackout avuto tra Genoa e Napoli. La squadra è cambiata pochissimo rispetto alla scorsa stagione. Klose è l’arma migliore, prima degli imprevedibili Hernanes e Candreva. Petkovic si sta rivelando un allenatore intraprendente.

Tutto questo mentre sull’altra sponda la Roma di Zeman vince la prima partita in casa (e nessuno goal subito per la prima volta in stagione). Ma molte cose ancora non vanno. Servirebbe un filotto importante di risultati utili per palestrare la personalità di questa Roma, sempre tanto incline alla discontinuità.

La sosta è servita, ma in questo breve tragitto abbiamo già compreso come andrà il viaggio di questo Campionato.

 

PAGELLE

Goran Pandev voto 7,5:presente e volenteroso nella manovra partenopea, prende le misure con un paio di buoni tentativi. Quando il ritmo della partita si alza, risponde presente, e sul finire del primo tempo si inventa una giocata che farebbe impallidire il Messi strafatto di EPO di Fifa 13, inanellando una rete tanto bella quanto pesante. E(C)STASI

—GIOCATORI PRINCIPESCHI—

 

Claudio Marchisio voto 8: tenacia e costanza stanno facendo d lui quel giocatore che, nei mesi estivi, va di moda chiamare “topplèier”.

Corre, dribbla, salta, spintona, tira, e fa piangere i marcatori avversari. I principali produttori di fazzoletti fanno a gara per accaparrarsi i suoi avversari come testimonial, mentre si temono i modi il“Principino” farà dannare le sue prossime vittime. CARONTE

 

Kevin Prince Boateng voto 4:inconcludente ed effimero, vedergli addosso la maglia rossonera n.10 è quasi un insulto alla storia del Milan. Cicca malamente a tu per tu con Handanovic come un Calaiò qualunque, e quando è in possesso del pallone gli avversari si concedono sporadice penniche derisorie. L’ascesa al trono è da rimandare, DECLASSATO

 

Diego Milito voto 5: la sua fama lo precede, e questo è l’unico motivo valido per gli uomini di Allegri di tenere la guardia alta su di lui. Ci si aspettava da lui una prova di maggior spessore, e invece la pala più ghiotta la spara in bocca ad Abbiati, cosa che a ben vedere gli varrebbe ben altro voto in un poligono di tiro. O si sveglia, o rimarrà per sempre solo un principe. SECONDOGENITO

Un pensiero su “Calcio, Serie A / “Fuga per la vittoria”

  • Francesco

    Riguardo al Milan non sono d’accordo (se la valutazione rimane limitata solamente al derby, sia chiaro).
    Per una volta i Rossoneri hanno giocato bene e meritavano nettamente di vincere, l’Inter non ha mai superato la metà campo (neanche nel primo tempo quando giocava in 11) e ha avuto due sole occasioni da gol: una su calcio piazzato (il gol di Samuel) e una per gentile concessione di Abbiati (sventata da Mexes, finalmente tornato a buoni livelli).
    Il Milan ha sciupato molto, è vero; ma ha fatto la partita per 90 minuti e se non fosse stato per gli inconcepibili errori arbitrali avrebbe portato a casa i 3 punti.
    Detto questo, è vero che l’espulsione di Nagatomo può essere severa, ma nell’Inter andavano espulsi Juan Jesus e Samuel e al Milan mancano il gol (regolare) di Montolivo e un rigore (netto) su Robinho. perciò chi è stato penalizzato maggiormente è stato il Milan.
    Così va il calcio, amen. Ma per una volta i tifosi milanisti possono essere contenti della prestazione della loro squadra.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *