Attualitàfilosofia

Breve storia triste del dubbio

Non è facile essere un filosofo, soprattutto in un’epoca in cui lo stesso termine “Filosofia” è violentato dall’abuso che ne fa la massa. Potrà sembrare radicale, se non addirittura snob, ma espressioni infelici come “la mia filosofia di vita è…” sono, per un filosofo, l’equivalente di una molestia sessuale, oltre che un sintomo di una lenta liquefazione dell’idea generale della disciplina che si ritiene ormai essere alla portata di tutti. Se già quindi l’utilità della filosofia è messa in discussione nella società dei consumi in tempi di (discutibile) pace, ancora di più lo è in periodi di crisi come quello attuale, dove un virus sta imponendo a quasi tutto il pianeta un arresto forzato. E quello che potrebbe essere un momento proficuo, storicamente e individualmente, di esercizio di pensiero critico, rischia di diventare il colpo di grazia per la già infelice condizione di cui soffre la filosofia. Prendiamo il dubbio, strumento principe della filosofia occidentale e oggi paradossalmente la principale causa di morte del pensiero critico. Com’è possibile, vi chiederete, che proprio il dubbio si sia rivoltato ai suoi padroni? Per capirlo, proviamo a ripercorrere la tragica storia del dubbio.

I volti della filosofia: Diogene di Sinope, uno dei fondatori ...
Johann Tischbein, Diogene cerca l’uomo

In epoca classica distinguiamo due tipi di dubbio: il dubbio metodico e il dubbio scettico o sistematico. Il primo, tipico della figura storica e romanzata di Socrate, è un processo dialettico in parte deduttivo e in parte induttivo che da un lato ironizza sulle credenze assodate sfidandole (vedi l’episodio del concorso di bellezza tra Socrate e Critobulo nel Simposio di Senofonte), mentre dall’altro, con Aristotele, si pone come principio della ricerca del vero sapere o episteme, simile alla nostra scienza moderna ma priva della parte sperimentale. A quello metodico si contrappone, almeno in parte, il dubbio scettico o sistematico che propone una sospensione del giudizio assoluto che i greci chiamavano epochè. Un dubbio radicale, quindi, tipico della scuola sofista e di pensatori come Gorgia, Protagora e Ippia, e che metteva in discussione anche la morale comune, spianando così la strada sia alla tolleranza dei costumi, sia al ben più insidioso relativismo morale. Con modi e tempi diversi, entrambe le tipologie di dubbio sono state germinali per lo sviluppo del pensiero occidentale nei secoli successivi.

Notte di sangue | Museo di Roma
François Dubois, il massacro di San Bartolomeo

In pensatori come Montaigne e Spinoza, il dubbio è alla base di una critica ai fondamenti della religione, dove il primo attacca con aspra serenità le sterili certezze di un cristianesimo ormai irrimediabilmente diviso:

Il fatto è che tiriamo la religione con le nostre mani, come se fosse cera, in tante fogge diverse, contrarie ad una figura così diritta e così ferma, quale dovrebbe essere (Saggi, II, cap. XII)

mentre il secondo propone una riconciliazione con una realtà divina razionale e universale:

la mente umana è una parte dell’infinito intelletto di Dio: perciò quando diciamo che la mente umana percepisce questo o quello, non diciamo altro se non che Dio — non in quanto infinito, ma in quanto si esplica per la natura della mente umana, ossia in quanto costituisce l’essenza della mente umana — ha questa o quella idea. (Ethica, Libro II)

Louis-Léopold Boilly, Il sogno di Tartini

Ma è solo con Descartes che il dubbio è elevato a vera e propria icona pop della Filosofia, ed è nelle sue fin troppo celebri Meditazioni Metafisiche che una certa forma del dubbio scettico (di platonica e cavernicola memoria, a dire il vero) assume dei connotati quasi mistici e surreali, al punto tale che oggigiorno quasi nessun docente di filosofia di scuola superiore resiste alla tentazione di paragonare Descartes a Matrix (non se ne voglia al film, che comunque rimane ottimo). Come spesso accade con i paragoni pop non mediati, il dubbio diventa così poco più che un vessillo di saggezza da esibire nelle folle di cui cerchiamo il consenso – altro pericolo, il consenso delle masse, dal quale Montaigne ci mette in guardia.

Matrix, film fantascientifico del '99 dei fratelli Wachowski, usa ...
Fratelli Wachowski, Matrix

Sia chiaro, si è ben lontani dall’addossare a uno dei padri del razionalismo la colpa dell’attuale stato deleterio in cui versa il dubbio, ma non si può negare che un certo fraintendimento o storpiatura del pensiero cartesiano sia una componente forte (magari non causale, ma di certo concorrenziale) della nomea di cui il dubbio gode presso la massa.

L'uomo e le maschere della modernità - Mar dei Sargassi
Edvard Munch, Sera sulla via Karl Johann

Lo stiamo vedendo in questi giorni caotici, ancora più di quanto non capitasse prima del Coronavirus: ognuno si fa portatore di una “verità” su quanto sta accadendo al tempo stesso personale e fattuale, che si fregia dell’“osservazione dei fatti” e di collegamenti assolutamente arbitrari. Siano esse teorie complottiste figlie della moda – o, come piace dire adesso, della “narrazione corrente” – o banali conclusioni maturate in solitudine, a poco valgono gli sforzi di debunking (ovvero la decostruzione delle notizie false) dei giornalisti degni di questo nome. Chi tentasse di dimostrare con spirito critico l’infondatezza di una posizione si vede ricevere in tutta risposta un farfugliamento che recita più o meno così: “questa è solo la tua opinione, io esercito il dubbio” provocando nell’interlocutore una proverbiale irritazione interna, che nei filosofi assume la forma ben più grave nota come “rottura di scatole”.

La storia del dubbio quindi termina qui, con un maestoso fallimento del pensiero di Karl Popper, a sua volta debitore di quello di David Hume, che ha tentato di metterci in guardia da ogni asserzione che non fosse falsificabile, cioè verificabile. Un fatto non dice nulla sulla realtà, così come non è sufficiente dimostrare che una teoria è vera perché “accade” quello che abbiamo preventivato. Detta teoria deve resistere alla prova della falsificazione, e se non posso dimostrarla allora non è vera conoscenza. E, sia chiaro, unire fatti che nella nostra testa sembrano correlati (magari a nostra volta appropriandoci indebitamente del rasoio di Occam) non equivale a dimostrare una teoria. Anche se poi i fatti, casualmente, ci danno ragione.

Auguste Rodin, Il pensatore, 1880-1902, Fusione in bronzo, 200×130 ...
Il pensatore, Auguste Rodin

Poco importa (si fa per dire, pessimisticamente) che ci siano anche iniziative lodevoli, come quelle di Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che tentano di arginare il contagio delle opinioni affascinanti e infondate. La massa, per riprendere Montaigne, tira e modella la verità con le sue mani come se fosse cera e usa come collante innaturale proprio quel dubbio che dovrebbe servire a sgretolare anche le certezze più granitiche. Così, invece di favorire spinozianamente le diverse manifestazioni della ragione (con la rete, poi, dovrebbe essere ancora più semplice), prevale la ferocia fideistica mascherata da dubbio legittimo. Una caratteristica, la ferocia mascherata, che accumuna paradossalmente tanto i complottisti più feroci – “puoi dimostrare che i miei collegamenti siano infondati? No? E allora continuo a crederci” – quanto il fanatico religioso  – “puoi dimostrare che Dio non esiste? No? E allora continuo a crederci”. In questo modo si sopprime alla base la dialettica socratica del dubbio metodico, praticando un’epochè che fa comodo al nostro ego, mentre il dubbio scettico va incontro a una metamorfosi disgustosa, orripilante e quasi inarrestabile: “dubito di tutto, tranne della mia vanità”.

È triste vedere il dubbio deturpato e usato contro chi ha cercato per secoli di adoperarlo per il progresso umano; in questo preciso momento storico, i filosofi ricordano un po’ alcuni dei fisici nucleari che durante la Seconda guerra mondiale scoprirono con orrore che il loro lavoro era stato usato per scopi tutt’altro che nobili. Ma del resto, come si è accennato all’inizio, è dura essere filosofi in qualunque epoca. E almeno su questo non c’è alcun dubbio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *