Boston, non va la 17esima. Okc riparte da #0
All’ultimo articolo eravamo rimasti alle “sole” 9 vittorie consecutive dei Celtics, Okc che, nonostante il roster a 5 stelle extra-lusso non riusciva ancora a trovare gli incastri giusti per far lavorare a pieno regime così tanti giocatori di altissimo livello tutti insieme e i Cleveland Cavaliers più o meno nella stessa situazione.
Ma l’aria che tira sui parquet dall’altra parte dell’oceano sembra di molto cambiata, per molte squadre.
Gli outsider della stagione restano i Boston Celtics che dopo aver allungato la serie di W consecutive da 9 all’esorbitante cifra di 16, hanno ceduto davanti a degli Heat caldi come non mai.
Le motivazioni sono varie e non va tolto alcun merito alla franchigia di Miami, ma il problema più grosso che si è presentato è stata proprio l’assenza mentale e fisica dei giocatori in bianco-verde.
Approccio alla partita non incisivo e cifre non all’altezza delle aspettative, soprattutto di una stella come Horford (7 punti in 36′ di impiego).
Non basta lo sprint finale di 13-0 per gli uomini di coach Brad Stevens per portare a casa la 17esima vittoria consecutiva.
Ciononostante i Celtics hanno dimostrato fin’ora un atteggiamento da vera squadra con la S maiuscola, con un atteggiamento propositivo e di squadra ma anche spunti e giocate personali all’occorenza (citofonare K. Irving) e non sarà di certo una sconfitta a porre fine al sogno dei Bostoniani.
I Cleveland Cavaliers invece, sembrano aver trovato degli ottimi meccanismi di squadra per far funzionare il tutto. Lo dimostrano le 6 vittorie di fila messe a referto.
Resta però quello che è, ed è sempre stato, uno dei problemi cardine dei Cavs, e che è possibile notare con molta evidenza nell’ultima loro vittoria contro i Nets (a corto di Russell): Senza il Re non si va da nessuna parte.
Spieghiamo meglio: Coach Tyronn Lue ed il suo staff hanno trovato ottimi giochi per far funzionare tutta l’ammiraglia wine-&-gold e per ottenere quelli che sono, probabilmente, i migliori risultati ottenibili da un roster di atleti di altissimo livello, tra stelle e veterani. Ma continua a pesare in maniera significativa un’eventuale assenza di LeBron James.
Senza il loro leader/trascinatore in campo a guidare la pattuglia, la squadra resta appena a galla, e tiene testa a squadre di medio-basso livello, ma niente di più.
Nè è un esempio lampante l’ultimo match disputato contro i Nets, appunto. Partita in bilico quasi fino all’ultimo. Nel quarto ed ultimo periodo di gioco scende in campo il Re che mette a segno 23 punti negli ultimi 12 minuti, di cui 18 di fila, chiudendo definitivamente la partita.
I Cavs potranno puntare ancora molti anni sul loro buon vecchio (anche se non lo dimostra) leader, ma prima o poi bisognerà trovare una soluzione a questo grosso punto debole.
In quel di Houston, nel frattempo, sembrano essere tornati agli sfarzi dell’età aurea, con un sontuoso Paul a dirigere uno splendido trio comprendente Ariza e Harden. 9 delle 10 trasferte aggiudicate e un Barba che sfiora la tripla doppia contro Denver e avanti così.
Okc probabilmente è, invece, ad un bivio piuttosto importante e decisivo. O forse sembra più corretto chiamarlo un punto di svolta visto che parrebbero aver già fatto i primi passi nella direzione giusta.
Quelli che erano i problemi visti in inizio di stagione (troppe Star con poco spazio, Russell sottotono) sembrano come volatilizzati e i Thunder ne danno la dimostrazione asfaltando i Warriors dell’ex Durant. Tutti perfetti ed ottimi esecutori nel loro ruolo: l’uomo in maglia #0 tornato agli sfarzi della stagione da MVP, George e Anthony che sanno far girare bene la palla ma ricavarsi anche spazi propri ed un Adams in ascesa sono gli ingredienti base di quella che si prospetta una ricetta esplosiva.