#birdmenconsiglia: La 25ª ora

Puoi cambiare la tua vita in un secondo?”

Nel vivo delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America, nel cupo scenario di un’America sempre più frammentata, lacerata e in piena crisi, non può che venire in mente un film carico di cultura americana, in cui svetta un amore e un odio incondizionati verso la Grande Mela, città da poco (nel film, si intende) colpita dal brutale attentato dell’11 settembre.

Stiamo parlando della pellicola del 2002 diretta dal celebre regista afroamericano Spike Lee. Da sempre interessato a temi delicati e pungenti come quello delle relazioni interrazziali, questa volta ha deciso di voltare pagina e di raccontare una vera e propria tragedia metropolitana ambientata in una New York appena sconvolta dal terribile attentato alle Torri Gemelle.

Il protagonista indiscusso della nostra storia è Monty Brogan, interpretato da un magistrale Edward Norton, spacciatore condannato a scontare 7 anni in un penitenziario.

Emblematico è il monologo fatto allo specchio in cui il protagonista inizia ad inveire contro tutto e tutti, giustiziando a colpi di “fuck you” chiunque gli capiti a tiro, dalle etnie che popolano la città, agli amici coinvolti nel dramma, alla ragazza; appello destinato, però, a concludersi in un “mea culpa” straziante che capovolge il populismo e la misantropia poco prima inneggiati.

La drammatica storia non può che essere resa ancora più struggente dalla colonna sonora che mescola influenze classiche e solenni, a ritmi quasi jazz, proprio come il film stesso, un pot-pourri di sentimenti e tematiche che vanno da quello della famiglia, dell’amore, dell’amicizia, per arrivare ad una dura critica alla società ed infine al tema del tempo. In un’ipotetica 25ª ora, infatti, padre e figlio intraprendono un viaggio che prescinde dallo spazio e dai confini temporali, che scardina i legami con la realtà e varca quelli dell’immaginazione e dell’illusione. Perché il destino di Monty incomberà e quella vita che avrebbe potuto essere rimarrà nell’eternità un desiderio irrealizzabile.

C’è mancato poco che non succedesse mai.”

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