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In bilico tra Marta e Maddalena – Inedito di Giulia Martini

Inchiostro pubblica un inedito di Giulia Martini, proseguendo su un piano diverso la rubrica di inediti cartacea dedicata a poeti legati a Pavia (ultime uscite: Fabio Pusterla, Alessandro Fo, Andrea De Alberti), con l’intento di estendere lo spazio (geografico) ai migliori rappresentanti della poesia contemporanea.

Giulia Martini è nata a Pistoia e vive a Firenze, dove si sta laureando in Letteratura italiana contemporanea con una tesi su Pigre divinità e pigra sorte di Patrizia Cavalli (Einaudi 2006). Ha esordito nel 2015 raccogliendo trentotto componimenti sotto il titolo Manuale d’Istruzioni (Gruppo Albatros Il Filo). Sue poesie sono state pubblicate sulle riviste «Poesia» e «Gradiva» e sulle antologie Secolo donna 2017: Almanacco di poesia italiana al femminile (Macabor 2017) e Un verde più nuovo dell’erba. Poetesse Millennial degli anni 90 (LietoColle 2018). A giugno 2018 è uscita la sua seconda raccolta di testi poetici, Coppie minime (Interno Poesia).

Come mi piace stare nello spazio
tra le due mani aperte, irrigidite
nella Resurrezione del Caravaggio.

È il gesto della luce che cancella
le facce della folla che si agita
nel cono di una grotta, attorno a Lazzaro.

Così ti accade quando trovi un suono
che resta un personaggio senza nome
in bilico tra Marta e Maddalena –

unito dalla traccia del poema
in quella sola, grande indecisione,
come le due convessità di un raggio.

 

Ecco la Resurrezione di Lazzaro, di Michelangelo Merisi, Caravaggio. Olio su tela (380×275 cm), realizzato nel 1609. L’opera è conservata al Museo Regionale di Messina. Raffigura l’episodio del Vangelo di Giovanni, 11, 1-44.

Michelangelo_Caravaggio_006

Cristo coperto da un’ombra parziale addita Lazzaro, investito da una luce. La postura del quasi-risorto è quella di un uomo condannato alla croce (con addirittura i piedi sovrapposti come fossero inchiodati) e due mani eterodosse, cioè gestualmente legate a due modi, a due comportamenti opposti ovvero a due risposte: Lazzaro sembra imporre la mano destra a ricevere il miracolo; parimenti la sinistra è tesa verso la terra, verso cumuli di ossa e oggetti sepolcrali. Insomma il corpo è fra cielo e terra, è l’istante, fra vita oltre la morte e vita, senza che la direzionalità intenzionale sia chiarita. V’è ambiguità d’intenti, ed è l’elemento che – su confessione personale – ha spinto Giulia Martini alla poesia.

Demetrio Marra

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