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Barbie: icona di bellezza ed emancipazione dal 1959

Barbara è una bambina come molte altre: vive in America con i suoi genitori e adora trascorrere le giornate prendendosi cura delle bambole e costruendo attorno a loro un universo che solo la forte immaginazione dei bambini può concepire. Sullo sfondo gli anni Cinquanta, con il vicino boom economico e nell’aria già un’intensa sensazione di miglioramento. Osservandola giocare, la madre di Barbara si domanda il motivo per cui le bambole siano sempre state prodotte in versione fanciullesca e mai adulta. Dopo averne parlato con il marito, fondatore dell’azienda Mattel, decide di concretare quello che sembrava solo un vago e curioso tentativo di innovazione. Nel giro di pochi anni le bambole adulte creano un potente business, anche perché, una volta avuta a disposizione una di esse, poi la fantasia di ogni bambina chiede di essere soddisfatta acquistando i vari membri di una famiglia che va allargandosi, con i relativi accessori. La Mattel inizia a pianificare l’intera produzione nel nome di Barbie, relegando le cornici di fotografie, di cui si è occupata per i suoi primi quattordici anni di vita, a un ruolo marginale.
Ispirandosi al nome della loro piccola, gli inventori della bambola la battezzano come “Barbie” e, sin dal primo modello, la presentano come un’icona di stile, al passo con i tempi, mai banale. Uno dei tanti valori che l’azienda desidera trasmettere è l’unione della famiglia, con la quale condividere esperienze. Il primo prototipo, oggi addirittura richiesto con offerte altissime nelle aste, ha sembianze austere e un colore della pelle eccessivamente chiaro che contrasta con la chioma rossiccia della bambola. Vent’anni dopo, Barbie assume un aspetto totalmente opposto, molto sbarazzino: a pensarci bene, anche la donna del mondo reale inizia a seguire mode che la rendono un’eterna ragazza, arrivando spesso anche a degli eccessi.
Nel trascorrere degli anni, la casa produttrice americana è rimasta fedele alla sua promessa: costruire, di pari passo con la realtà, l’ambiente su misura per quei personaggi di plastica, ma in grado di regalare emozioni. Quanti amori, litigi, sogni per ogni bambina tra le mura delle sua cameretta, da sola o con le amiche più care.

Negli anni la Mattel ha fiutato la possibilità vincente di incrementare le proprie vendite, espandendo il marchio “Barbie” su linee di abbigliamento, scolastiche e anche editoriali. Le fanciulle cresciute negli anni Novanta non avrebbero di certo perso l’uscita mensile dei suoi fotoromanzi: si leggeva, si imparava, si giocava. Infatti, oltre alle storie narrate, il giornale prevedeva articoli su più tematiche, illustrate con un linguaggio adatto alla giovane età del pubblico, e gadget come regalo.

Negli ultimi anni anche una vasta scia di proteste soprattutto in considerazione delle varie rivoluzioni sociali: il mondo delle bambole deve evolversi nuovamente al fine di accompagnare la bambina del nuovo millennio in un mondo fatto sempre più di globalizzazione e diversità. Il giocattolo deve abbattere i pregiudizi.

Per celebrare le diverse tappe percorse dall’azienda, il MudecMuseo delle Culture di Milano, inaugurato nel 2015, ha ospitato l’esposizione di cimeli legati al mondo di Barbie, nonché angoli interattivi per rendere la visita un’esperienza a 360 gradi. Nella parte finale del percorso, una sala era dedicata a modelli di bambole provenienti da oltre cinquanta nazioni, con l’aggiunta di una parte dedicata al mondo dello spettacolo di ieri e di oggi: dalla sosia di Audrey Hepburne, a quella di Marilyn Monroe, che potrebbero ballare sulle note della spumeggiante Barbie Cindy Lauper.

Quest’anno, invece, in vista dell’8 marzo, la storica azienda ha pensato di creare una potente campagna promozionale di nuovi modelli e valori con protagonista la donna. Sheroes, crasi dei vocaboli inglesi she e heroes, è il nome della campagna stessa e dell’hashtag da utilizzare per condividerla sui vari social. I protagonisti sono i nuovi modelli di Barbie ispirati a donne nostre contemporanee o appartenenti al passato, che si sono distinte per azioni concrete nel tentativo di una loro emancipazione. La più simbolica fra tutte è Frida Kahlo, la pittrice messicana che riuscì a superare una serie di ostacoli, primo fra tutti la malattia fisica, arrivando a trasformare la sua passione in campo artistico nella professione di una vita, fonte continua di soddisfazioni. Barbie prende i suoi tratti e desidera trasmettere a ogni bambina del pianeta un messaggio fondamentale: gli ostacoli esistono quando non ci si impegna nell’abbatterli, almeno in una misura possibile. Lo slogan della campagna è dedicato alle donne di domani, ma vale anche a chi donna lo è già oggi: “Perché immaginare di potere essere tutto ciò che desiderano è solo l’inizio. Vedere che possono riuscirci davvero fa la differenza”.

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