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Aspettando #IJF14

Un Festival del Giornalismo insolito quello alle porte, diverso sotto molti aspetti dai precedenti, a cominciare dalla sua stessa riuscita. Tanto pessimismo sulla possibilità di portare avanti la manifestazione – nata nel 2006 da un’idea di Arianna Ciccone e Cristopher Potter – che lo scorso novembre ha rischiato di essere definitivamente chiusa. Dopo sette anni di successi è servito un crowdfounding per non interrompere la tradizione: nessun finanziamento pubblico, solo contributi singoli e il sostegno di chi ha creduto nell’importanza di parlare ancora di informazione in Italia e all’estero. Ancora più eccezionale l’anteprima al Festival (che come ogni anno verrà ospitato dalla città di Perugia) all’Auditorium Parco della Musica di Roma. La Sala Petrassi ha ospitato sul suo palco tre grandi firme: il direttore di Repubblica Ezio Mauro, il direttore del Guardian Alan Rusbridger e il giornalista di Repubblica Enrico Franceschini come moderatore, insieme per parlare del rapporto media, comunicazione e potere. Due quotidiani molto simili, nonostante la lingua: dall’immagine giovane, sono entrambi punto di riferimento di un determinato brand culturale che si identifica con le firme, i contenuti e il modo di guardare al mondo. Ma ciò che avvicina le due testate è la lotta continua alla libertà di stampa, argomento centrale di questa breve anteprima dell’IJF14 dal titolo War on journalism. The clash between media and power: dal caso Snowden alle “10 domande” a Silvio Berlusconi.

Alla prima domanda sul ruolo del quotidiano in democrazia, Rusbridger e Mauro hanno parlato di un contesto che muta di continuo e che necessita dell’ indipendenza del giornalista da qualsiasi forma di potere. Entrambi, accusati negli anni di essere poco patriottici, hanno sottolineato il compito principale del fare informazione: garantire trasparenza nel servizio pubblico, soprattutto da parte delle istituzioni. In un’era dove il web ha stravolto totalmente il concetto di privacy e le modalità di trattamento dei dati personali, a cui il cittadino dà (più o meno consapevolmente) il suo consenso, la rete ha cambiato il modo di fare informazione. Un flusso continuo di contenuti prodotti da un numero sempre crescente di giornalisti – e pseudo tali. I due direttori hanno sostenuto l’importanza nell’accedere velocemente e gratuitamente alle informazioni, senza però dimenticare l’importanza delle regole del giornalismo e l’utilità della tecnica, portando avanti l’amore per la lettura e la scrittura. come ha sottolineato Mauro. Il giornalismo non è altro che l’incontro tra la dimensione orizzontale della realtà e quella verticale che è la realtà del giornale e solo chi ha una preparazione adeguata può riuscire con successo alla “sceneggiatura” di quello che accade intorno a noi.
Per sottolineare il ruolo essenziale dei professionisti della comunicazione, Rusbridger li ha paragonati alle api e alla loro importanza come sistema di monitoraggio ambientale più efficacie.  È ancora più importante tenere a mente le tre domande da porsi, con cui Ezio Mauro ha voluto concludere l’incontro e aprire la strada alla tanto cercata ottava edizione del Festival, fondamentali per fare del buon giornalismo: cosa si vuole sapere? Cosa merita di essere ricordato? E cosa resta di utile e funzionale alla democrazia?

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