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Aquile randagie: clandestini di libertà

Aquile randagie: clandestini di libertà

Non è giusto, e noi non lo accettiamo che ci venga impedito di vivere insieme secondo la nostra legge: legge di libertà, di lealtà, di fraternità. Noi continueremo a fare del nostro meglio per crescere uomini onesti e cittadini preparati e responsabili. Noi continueremo a cercare nella natura la voce del creatore e l’ambiente, per rendere forte il corpo e il nostro spirito”. Così diceva Kelly.

È l’inizio della resistenza scout contro il fascismo.

Mussolini aveva decretato lo scioglimento dei reparti scout con la legge n°5 del 9 gennaio 1927, riconoscendo l’Opera Balilla come la sola associazione educativa per i giovani italiani. Un gruppo di scout Milanesi si ribellò al regime e proseguì clandestinamente la sua attività per 16 anni, 11 mesi e 5 giorni. Un giorno in più del fascismo. Il periodo compreso tra il 1928 e il 1945 è chiamato infatti “giungla silente”.

È la storia vera delle Aquile Randagie, raccontata nel film omonimo uscito nelle sale il 30 settembre e proiettato al cinema Politeama di Pavia dal 1 al 3 ottobre. La regia è di Gianni Aureli, capo scout. Molte scene sono state girate a Pavia, riconoscibile è piazza del Duomo, il castello Visconteo e il Collegio Ghislieri.

La storia delle Aquile Randagie è parte integrante della storia della Resistenza, ha validamente agito nell’opera di liberazione di quel periodo, ma è sconosciuta ai più.

Gli esploratori disobbedienti sfidarono coraggiosamente polizia fascista e Gestapo incontrandosi e scambiandosi messaggi cifrati tra Milano e Monza e frequentando campi estivi sulle montagne lombarde nella Val Codera e dell’Alto Adige. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, alcuni di questi giovani parteciparono, disarmati, alla Resistenza fondando l’organizzazione clandestina OSCAR (Organizzazione Scout Cattolica Aiuto Ricercati). Organizzarono 2116 espatri in Svizzera (tra cui quello noto di Indro Montanelli) salvando la vita ad intere famiglie ebree, ricercati politici, renitenti alla leva, ex prigionieri inglesi, greci, americani, russi; fecero 500 preallarmi e 3000 documenti falsi ed ebbero 7 caduti su circa 40 persone attive.

Dopo la liberazione continuarono la loro attività, cercando di salvare questa volta fascisti e nazisti dalle uccisioni sommarie ad opera dei partigiani in cerca di vendetta, affinché fossero sottoposti a un processo giusto davanti a un tribunale. Erano fermamente convinti infatti che l’uomo non abbia il diritto di uccidere nessun’altro uomo, fosse pure il peggior criminale.

L’attività delle Aquile Randagie partì sotto l’impulso di Giulio Uccellini detto “Kelly”, capo del gruppo Milano II e di Andrea Ghetti detto “Baden” scout del Milano XI. Fu iniziata l’attività clandestina con lo scopo di mantenere lo spirito scout fondato su libertà, autonomia, fraternità e di mettere al servizio questi valori per il prossimo. Ciascuno scelse un totem per confondere le idee ai fascisti, crearono un complicato sistema di comunicazioni con l’uso dell’alfabeto Morse e il nome OSCAR era stato scelto perché poteva essere scambiato facilmente per quello di una persona.

L’ultima aquila randagia è morta l’anno scorso, il 4 ottobre 2018 a 87 anni. Si tratta di don Giovanni Barbareschi, prete della diocesi di Milano. Ha lasciato un’importante testimonianza e riflessione: “Oltre a fondare l’OSCAR abbiamo dato vita alla redazione del giornale clandestino “Il Ribelle“, doveffermavamo i principi cardine della società che sognavamo di ricostruire. La nuova società che allora sognavamo non è quella di oggi. Mi sembra fondamentale una domanda: ci siamo liberati o piuttosto abbiamo abbattuto un faraone e abbiamo assistito alla comparsa di altri faraoni ? Perché il fascismo non è solo una dottrina o un partito, una camicia nera o un saluto romano. Il fascismo è un modo di vivere nel quale ci si arrende e ci si piega per amore di un quieto vivere o di una carriera. Il fascismo è una mentalità nella quale la verità non è amata e servita perché verità, ma è falsata, ridotta, tradita, resa strumento per i propri fini personali o del proprio gruppo o del proprio partito. E’ una mentalità nella quale teniamo più all’apparenza che all’essere, amiamo ripetere frasi imparate a memoria, non personalmente assimilate, e gridarle tutti insieme, quasi volendo sostituire l’appoggio del mancato giudizio critico con l’emotività di un’adesione psicologica, fanatica. A fare di noi persone libere non saranno mai gli altri, non le strutture e neppure le ideologie. Non vi sono liberatori, ma solo uomini che si liberano. L’uomo nuovo non lo fanno le istituzioni, né le leggi, ma un lavoro interiore, uno sforzo costante su se stesso che non può essere sostituito da surrogati di nessun genere: noi influiremo sul mondo più per quello che siamo che per quello che diciamo o facciamo.”

La storia delle Aquile Randagie raccontata attraverso il film, vuole essere rivolta a noi ragazzi giovani, perché tutti possiamo essere come le aquile. Ha affermato il regista: “Il film delle aquile parla all’oggi in un momento in cui “aiutare gli altri in ogni circostanza”, come dice la legge scout, è un messaggio decisamente poco popolare. Vogliamo arrivare ai giovani parlando con le parole dei coetanei di un’altra epoca, quando un altro mondo sembrava impossibile e invece il cambiamento si realizzò anche grazie a loro: forse eroi, certo giovani fedeli e ribelli.”

Del resto anche Baden Powell (fondatore degli scout) affermava che tutti noi possiamo fare la nostra parte. Diceva che siamo molto simili ai mattoni di un muro: abbiamo ciascuno il nostro posto, per quanto esso possa sembrare piccolo rispetto alla grandezza del muro. Ma se un solo mattone si sgretola o cade via dal suo posto, si comincia a sottoporre il resto dei mattoni ad uno sforzo enorme, appaiono crepe e il muro vacilla. Certo è difficile trovare il proprio posto all’interno del muro, siamo naturalmente portati a pensare di essere soli tra tanti, per questo occorre larghezza di vedute, quando abbiamo visto dove, a seconda delle nostre doti particolari, possiamo renderci utili, diamoci da fare “per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”.

I tempi son diversi, le lotte sempre uguali, siamo testimoni dei loro ideali. Nella nostra vita, nel nostro quotidiano, Aquile Randagie noi resistiamo! (Dalla canzone "Clandestini di libertà").

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