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Antonello da Messina a Milano: il grande artista siciliano a Palazzo Reale

Un artista eccelso, anello di congiunzione tra mondo nordico e universo mediterraneo, finalmente esposto a Palazzo Reale. Antonello da Messina, pittore della metà del 400, debutta nel capoluogo milanese con una mostra imperdibile per gli appassionati di arte. 

L’esposizione, visitabile fino al 2 giugno, inizia con una rigorosa e esaustiva linea del tempo che ripercorre le tappe fondamentali della vita del pittore siciliano. Un pittore nato in un luogo di rotte e sempre in contatto con le novità artistiche del tempo, che il maestro siciliano ha saputo fondere con la tradizione locale.

La vita di Antonello è ripercorsa nella mostra attraverso le sue opere più celebri, punto di incontro tra il mondo fiammingo e la tradizione mediterranea.

La prima sala è dedicata ad una delle sue opere più eccezionali: San Girolamo nello studio. Il santo, collocato all’interno di uno spazio sapientemente costruito, è ritratto nelle  vesti dell’umanista, simbolo del lavoro filologico portato avanti da San Girolamo nella redazione della sua Bibbia. L’architettura rappresentata nella composizione è alleggerita da un uso della prospettiva rigoroso, ereditato dalla tradizione fiamminga, che unifica lo spazio. Già da questa prima opera esposta possiamo notare come il cromatismo veneto, la lucidità della tavolozza dei grandi pittori della laguna, siano uniti alla resa del particolare, all’adesione al vero dei fiamminghi e della tradizione con cui Antonello è entrato in contatto durante il periodo della formazione. 

Oltre alla splendida tela esposta, troviamo alcuni taccuini in cui il pittore siciliano ci illustra le fasi preparatorie della sua opera. Gli appunti ci fanno scoprire un aspetto che a volte nelle realizzazioni finali viene celato: il lavoro, lo studio e la scelta del colore più adatto per rendere al meglio ciò che si vuole rappresentare. 

Nella sala successiva troviamo la famosa Crocifissione di Anversa in cui Antonello, attraverso la gestualità dei personaggi biblici, ci presenta l’evento drammatico e di forte impatto emotivo. La composizione è l’esempio della perfetta sintesi operata da Antonello degli elementi nordici e mediterranei: nella parte bassa, infatti, possiamo individuare il modello dei Calvari fiamminghi, mentre nella parte superiore ritroviamo la tradizione veneta e italiana. Cristo si trova al centro della composizione, su una croce molto alta e la sua fiera compostezza stride con i corpi dei due ladroni, contorti in pose innaturali. A fare da contrasto con l’imperturbabilità di Gesù partecipano anche i dolenti, raccolti in preghiera. La scena è inserita all’interno di un paesaggio minuziosamente realizzato in cui si possono scorgere elementi ricchi di significati simbolici, come le serpi o il gufo, e personaggi non ben identificabili che si allontano verso un antico castello.  

Nella stessa sala troviamo anche La madonna con bambino e santo francescano in adorazione, che mostra un aspetto ulteriore della pittura di Antonello, più intima e personale. L’opera devozionale è caratterizzata da una grazia sublime, tratto distintivo di molti personaggi della produzione del pittore.

La mostra offre anche alcuni dei ritratti più famosi di Antonello, a cui si deve il suo iniziale successo. Le figure, osservate dal pittore con occhio critico, sono rese con assoluto realismo e cercando di mettere in risalto ogni dettaglio fisionomico dei soggetti. Antonello si allontana dal canone del ritratto aulico offrendoci le personalità su uno sfondo monocromo, ritratte di tre quarti, ma con gli occhi puntati verso lo spettatore. Il pittore restituisce quindi una galleria sfaccettata di personaggi che sono sinonimo di un’Italia variegata e abitata dai personaggi più disparati. L’autore lascia intravedere in queste rappresentazioni il suo disprezzo per certe categorie sociali e l’ammirazione invece per alcune personalità del suo tempo. Un esempio esposto alla mostra è quello del Ritratto d’uomo di Cefalù del 1470 circa. Il soggetto ritratto non ha un’identità precisa, ma Roberto Longhi, grande critico d’arte, pensa che sia un barone o un uomo facoltoso nei confronti del quale Antonello provava un forte disprezzo. Il barone, colpito da una luce radente che fa emergere a poco a poco i suoi lineamenti, ci viene presentato con un sorriso sfrondato e sardonico, con occhi penetranti che ci trafiggono.

Proseguendo nel percorso espositivo si arriva di fronte all’Annunciata, opera di straordinaria bellezza e di un fascino sublime. La Vergine, colta negli attimi precedenti alla visita dell’Arcangelo Gabriele è giovane, intenta nella lettura di un libro agitato dal soffio divino. Maria, chiusa nella sua dignitosa eleganza, ci viene presentata senza alcun velo di idealizzazione e la componente più umana la si può riscontrare negli occhi, vivissimi, curiosi ed esitanti. Siamo di fronte ad un distillato di arte pura, in cui Antonello raggiunge un livello di sintesi luministica mai toccata prima. Un’altra opera degna di nota è sicuramente l’Ecce Homo in cui Gesù si mostra al fedele come un uomo sofferente. Troviamo in essa una profonda partecipazione al dolore del soggetto dipinto, lo spettatore è testimone della sua redenzione e Antonello enfatizza questo sentimento aggiungendo elementi come le lacrime e la barba madida di sudore. Un personaggio angosciato, di cui è percepibile il dolore fisico che viene reso con un realismo spietato. 

La mostra è accompagnata da un’audioguida e da pannelli espositivi che sono sicuramente un supporto ben pensato e pratico per coloro che vogliono approfondire e conoscere un pittore così eccezionale e la cui esigua produzione è rimasta nell’ombra per molto tempo. Vale la pena quindi cercare di risollevare dall’ignoto questo meraviglioso artista che segna una tappa fondamentale della produzione artistica italiana.

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