Animali fantastici e altre bestiacce – Forme zoomorfiche in Primo Levi
«Se volete scrivere, tenete vicino un gatto». Così rispose Aldous Leonard Huxley (1894-1963) ai suoi allievi che gli avevano chiesto il segreto per avere successo in letteratura. La frase certamente rivela una generale attenzione che lo scrittore britannico ci invita a prestare nei confronti del mondo animale dal quale si può trarre ispirazione, insegnamento ed anche qualche risata.
Primo Levi (1919 – 1987) forse si sarebbe espresso con parole affini di fronte ad una simile domanda. Indubbiamente conosciuto più come scrittore del Lager che come autore di racconti, Primo Levi è stato autore di vivaci prose umoristiche e fantastiche in cui animali di ogni sorta (anche immaginaria) giocano un ruolo importante e denso di significato. Ranocchi sulla luna e altri animali (Einaudi, 2016) mostra questi altri volti di Levi. Si tratta di una scelta di racconti, elzeviri, poesie, estrapolati da altre raccolte pubblicate negli anni, scelta operata dal critico Ernesto Ferrero, che vi individua come trait d’union il tema della permutazione delle specie e delle forme. In altri termini, vi individua un processo di trasformazione radicale di un essere che si muta in un altro essere, un metamorfismo ovidiano riletto con gli occhi del chimico, dello scienziato. Davanti ad una simile tematica uomini e animali perdono quella divisone che la mente del primo tende a stabilire, per diventare parte del medesimo universo, in un passaggio senza soluzione di continuità.
Angelica Farfalla, racconto proemiale, risulta emblematico di quanto detto. Gli esperimenti del misterioso professor Leeb conducono alla mutazione di alcuni uomini in ibride creature, falso preludio di quella forma assoluta (l’angelica forma), affannosamente ricercata e (per lo meno al finir del racconto) non trovata. In questa prosa il mondo animale appare in posizione rilevata, già nel titolo del racconto. E non si tratta di un animale qualunque! Angelica farfalla è ripresa dantesca (Purgatorio X, vv. 124-125), e nel testo del poeta fiorentino designa lo stato di perfezione che l’umanità raggiunge sotto la luce di Dio. Non in Levi, il quale risemantizza l’immagine in un’ottica fantascientifica, gotica, per cui il mutamento altro non è che il torbido agire di un folle che genera creature più simili ad avvoltoi che ad angeli.
Rilevante è anche la vis comica che si intravede in L’amico dell’uomo, in cui il tema centrale è la storia della poetica delle tenie. Animale certamente particolare è il protagonista di questa vicenda, di cui Levi si diverte a tratteggiare, con una certa irriverenza, la psicologia per mettere in scena una compenetrazione tra il mondo di noi uomini e quello degli animali: sol perché così apparentemente insignificanti, non è detto che le tenie non abbiano elaborato un loro linguaggio espressivo al punto da essere anche letterario.
Ironia (vedi per esempio Nozze della formica, In diretta dal nostro intestino ed anche La bella addormentata nel frigo, non presente nella raccolta di Ferrero), gusto per il fantastico e l’esotico (Quaestio de Centauris, Il fabbro di se stesso) e per il fantascientifico (Verso Occidente, Versamina) connotano la scrittura di queste prose, segno tangibile di una mente vivace cui piace scardinare ogni immagine monolitica della realtà e dell’identità, lungo un percorso accidentato dove l’umano e il bestiale si corrispondono e talvolta si fondono, creando bizzarri coacervi creativi.
In Levi dunque gli animali giocano un ruolo essenziale che inequivocabilmente va riconosciuto e sottolineato. In fondo sentiamo la loro presenza anche in contesti dove non sono i diretti protagonisti, ma vengono evocati attraverso immagini nitide e suggestive: un esempio su tutti il lager “termitaio” in Se questo è un uomo (Einaudi, 2005). Ma sono le parole stesse dell’autore a riferirci tutto ciò nel momento in cui egli afferma che «se potessi, mi riempirei la casa di tutti gli animali possibili. Farei ogni sforzo non solo per osservarli, ma anche per entrare in comunicazione con loro. Non farei questo in vista di un traguardo scientifico […], ma per simpatia e perché sono sicuro che ne trarrei uno straordinario arricchimento spirituale e una compiuta visione del mondo».