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Analfabetismo funzionale, l’Italia fra i peggiori Paesi europei

Le ultime indagini ci mettono di fronte a dati preoccupanti sull’analfabetismo funzionale in Italia. La parola analfabeta, apparentemente, potrebbe sembrare ormai qualcosa riguardante tempi passati, invece è un fenomeno da non sottovalutare ancora oggi.

Cos’è l’analfabetismo funzionale?

Il termine analfabetismo funzionale viene definito dall’UNESCO nel 1984:

La condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità

UNESCO

A distanza di decenni, la definizione dell’UNESCO rimane ancora autorevole, tuttavia la digitalizzazione ha introdotto nuove competenze riguardanti l’uso degli strumenti informatici (sistemi operativi, uso del web ecc.). Di conseguenza è opportuno considerare anch’esse.

Più nel dettaglio, l’analfabetismo funzionale oggi riguarda la scarsa:

  • comprensione di testi indirizzati a persone comuni (es. articoli di giornale, dizionari, regolamenti, bollette);
  • capacità di eseguire anche semplici calcoli matematici (es. calcolo di sconti in percentuale);
  • conoscenza dei fenomeni storici;
  • capacità di senso critico;
  • abilità nell’utilizzare gli strumenti informatici.

Tutto ciò nonostante la persona abbia ricevuto un’istruzione scolastica e possegga una padronanza base dell’alfabetizzazione.

Facendo un passo indietro per capire meglio il concetto, le più comuni tipologie di analfabetismo sono:

  • Funzionale: (vedi sopra).
  • Strumentale: riguarda chi non sa leggere né scrivere, perciò vengono meno gli strumenti basilari.
  • Di ritorno: riguarda gli alfabetizzati che regrediscono nelle proprie capacità di scrittura, lettura e capacità matematiche, oltre che nella comprensione della società.

Nel 1967 è stata istituita dall’UNESCO la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione (International Literacy Day) per “ricordare al pubblico l’importanza dell’alfabetizzazione come questione di dignità e di diritti umani e portare avanti l’agenda dell’alfabetizzazione verso una società più alfabetizzata e sostenibile”.

I numeri sull’analfabetismo funzionale

La distinzione fra queste tipologie di analfabetismo diventa rilevante in termini di analisi statistica. La differenza fra analfabetismo funzionale e strumentale è netta, tuttavia ricavare dati sul primo non è un’operazione semplice. È facile utilizzare dei criteri sbagliati e creare delle statistiche errate.

La rilevazione più attendibile a cui si può far riferimento, invece, è il Programme for the international assessment of adult competencies (Piaac), programma a livello internazionale con lo scopo di valutare le competenze della popolazione adulta, tra i 16 e 65 anni. Le specifiche competenze valutate con questo programma appartengono a tre aree: literacy, numeracy e problem solving. Rispettivamente: leggere e scrivere, matematica e risoluzione dei problemi.

Dall’indagine Ocse-Piaac del 2019, i dati rivelano che il 27,7% della popolazione italiana è analfabeta funzionale, quasi al livello della Spagna (27,5%) e Israele (27%). Gli unici che si posizionano in una situazione peggiore sono Turchia (45,8%) e Cile (53,1%). Tra le altre percentuali, c’è un 5,5% di popolazione italiana che comprende solo informazioni elementari in testi molto corti, mentre un 22,2% comprende testi digitali e cartacei solo se sono abbastanza brevi.

I risultati parlano chiaro: l’Italia è il paese europeo peggiore per quanto riguarda il livello di analfabetismo funzionale. Tra qualche anno, quando usciranno i nuovi risultati dell’indagine, resta da capire se la pandemia dovuta al Covid-19 e la didattica a distanza possano aver influenzato questo scenario. Per ora, comunque sia, non c’è ancora nulla di certo.

Gli italiani leggono?

La risposta a questa domanda non è immediata, i dati Istat ci aiutano però a capire gli ultimi sviluppi nel mondo della lettura. Considerando i lettori maggiorenni, dal 2010, anno in cui la fascia di lettori era al suo massimo, al 2019, c’è stata una discesa dal 45,2% al 38,4%. Il 2020, anno in cui scoppia la pandemia, porta con sé un’inversione di rotta: gli italiani cominciano a leggere di più, sia su libri cartacei che su e-book. Nel 2021 si registra un calo di percentuale dei lettori italiani (scende al 56%), ma sicuramente i lettori più accaniti leggono di più, tenendo in mano il mercato editoriale.

In conclusione, gli italiani leggono meno, ma i “lettori forti” leggono più di prima.

A proposito: se ve lo siete persi, date un’occhiata all’articolo sui 10 libri consigliati dalla redazione di Inchiostro da leggere in vacanza!

Come reagire?

Tullio De Mauro, uno fra i più autorevoli linguisti italiani, aveva già ripetutamente sottolineato il problema dell’analfabetismo funzionale.

La cattiva conoscenza dell’italiano scritto e il cattivo rapporto con la lettura è un pesante limite per tutta la nostra vita sociale che ci trasciniamo dietro da molti anni e che diventa sempre più grave perché man mano che le tecnologie si sviluppano, si alza sempre più la richiesta di competenze. Non possiamo più permetterci il lusso dell’ignoranza che ci siamo concessi per molto tempo.

Tullio De Mauro

Cosa fare, allora, per combattere questo limite? Ricordarsi innanzitutto che l’analfabetismo funzionale deriva da una moltitudine di fattori. Bisognerebbe investire maggiormente sull’istruzione per renderla più efficace, più inclusiva. Allo stesso tempo, bisognerebbe tutelare le fasce deboli della popolazione o chi vive in zone svantaggiate per quanto riguarda i servizi. Senza dimenticare che anche la famiglia ha un ruolo importante per il contrasto di questo fenomeno.

Elisa Santangelo

Classe 1998, sono laureata nella magistrale Comunicazione Digitale dell'università di Pavia. Nei miei articoli parlo di attualità e ricopro il ruolo di Social Media Manager per Inchiostro.

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