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American Gods: inconsueta e fenomenale

Prendere un romanzo e inspirarne una serie tv sembra facile: l’ha già fatto l’HBO con Game of Thrones, ma Gaiman è ben lontano dalla fluidità narrativa di George R R Martin e forse meno adatto ad una trasposizione sul piccolo schermo.

American Gods 6E’ proprio sulla carcassa di un progetto che l’HBO aveva varato nel 2011 e che si era arenato nel 2013 perchè «ogni episodio avrebbe dovuto contenere troppi dettagli e nuovi elementi», che Bryan Fuller (Hannibal, Star Trek: Discovery) e Michael Green (Logan, Blade Runner 2049) hanno deciso di cimentarsi: hanno preso l’opera del 2001, l’hanno soppesata, sbatacchiata e ne hanno tirato fuori un prodotto singolare e impressionante, visivamente originale e ardito.

American Gods Season 1 2017L’atmosfera oscilla in precario equilibrio tra l’onirico e il grottesco, percorrendo un sentiero alla ricerca dei fondamenti della fede.  American Gods parla del sacro usando il profano, si serve del sesso, del sangue e della violenza per esplorare le radici della divinità. Fin dalla sigla, dove una serie di immagini, simboli e feticci si susseguono ad imprimere nello spettatore la tensione primordiale verso il totem. Come ha ben riassunto Jeremy Egner del New York Times:

«Nella sua essenza American Gods è la storia di un viaggio fatto da Shadow Moon e Mr. Wednesday, l’enigmatico personaggio interpretato da McShane. La loro missione ha a che fare con una rivalità tra vecchie divinità che stanno sparendo […] e nuove divinità che sono arrivate per rimpiazzarle, nate da moderne ossessioni come la fama e la tecnologia.»

American Gods Season 1 2017Per il piccolo schermo American Gods si impone da subito come una novità, non solo dal punto di vista tematico ma anche narrativo: i piani temporali in cui si compone, scompone e dipana l’intera trama sono un esperimento televisivo alquanto assurdo e azzardato. Partire dal dettagliato scritto di Neil Gaiman poteva essere da un lato un aiuto e dall’altro complicare il tutto, ma gli autori si sono concentrati sul costruire e andare oltre il materiale originale. La serie tv si discosta non poco dal romanzo, presentandoci intere sezioni degli otto episodi scritte ad hoc per la serie; si tratta però di una scelta felice che, anzichè creare un’accozzaglia di diversi temi mal agglomerati, riesce nell’intento di prendersi delle libertà dove una trasposizione pedissequa sarebbe risultata alquanto boriosa. Fedeli al romanzo e raccontati con passione e ferocia, gli aneddoti dal passato racchiudono l’essenza stessa della serie.

Il principale difetto della prima stagione è la seconda stagione: queste otto puntate non sono altro che un prologo. Si avverte la tangibile sensazione che la produzione volesse lasciare quanto più materiale possibile per le stagioni a venire. Alcune scene sono stiracchiate e American Gods 5dilatate temporalmente al fine di plasmare gli otto episodi coprendo all’incirca il primo quarto del romanzo. Ma questo lascia solo più trepidanti in attesa del 2018, dove sono attesi probabilmente dieci episodi.

Promosso a pieni voti il cast, su cui spicca un divino (e qui è proprio il caso di dirlo) Ian McShane, capace di essere misterioso, schivo, carismatico e evasivo fino all’inquitante e di catturare tutte le sfumature di Mr Wednesday. Emily Browning semplicemente perfetta nel ruolo di Laura, mentre la scelta del britannico Ricky Whittle per il protagonista ammicca alla provenienza inglese dell’autore del libro, Neil GaimanPablo Schreiber, nei panni di Mad Sweeney, beneficia non poco del notevole incremento che ha subito il suo personaggio nella trasposizione su pellicola. Per quanto riguarda i nuovi dei, Bruce Langley e Gillian Anderson sono la rappresentazione più fedele e coerente con i Technical Boy e Media presentati dal romanzo; mentre la brevissima apparizione di Crispin Glover riesce a trasmettere l’inquietudine e allo stesso tempo la potenza che si avvertono alla presenza di Mr World.American Gods 2

Visivamente American Gods è la miglior serie del 2017, intrigante e spettacolare. La fotografia è estremamente dinamica, presa da un inarrestabile vortice evolutivo e metamorfico, si pulisce o si sporca piegandosi a veicolo di precise sensazioni, talvolta in modo da riflettere lo stato d’animo dei protagonisti nello schermo. I visual effects lungi dall’essere perfetti non brillano per raffinatezza, ma in quanto strumento al servizio della storia riescono a trasmettere appieno un certo senso di angoscia, di ansia, di disagio nell’imperfezione che strappa via dalla dimensione del sogno verso quella della realtà e che rende partecipi della travagliata condizione di Shadow Moon, a chiedersi quanto di ciò che gli sta accadendo sia reale.

La serie tv marchiata Starz dunque convince, lasciando buone prospettive per il futuro che sembrava ormai dominato solo dai due colossi Netflix ed HBO. American Gods si è accaparrata i suoi affezionati spettatori, anche se più che di appassionati in questo caso si tratta di veri e propri credenti.

Believe.

American Gods 7

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