Cultura

Altri di questi 650 anni

di Francesco Iacona, Valentina Falleri e Valeria Palermo

 

Happy birthday! Compiere 650 anni e non sentirli.
Il nostro ateneo si appresta a festeggiare il suo 650° anno di vita. Ognuno di questi 650 anni ha contribuito a far crescere l’intero Paese, grazie al contributo degli illustri personaggi che sono passati per i chiostri dell’università (Alessandro Volta, Ugo Foscolo e Camillo Golgi, solo per fare qualche nome, vi dicono niente?), a far crescere la città di Pavia – a livello economico, artistico e sociale – e, nel suo piccolo, a far crescere ognuno di noi. Ogni singolo studente che, giovanissimo, vi entra accingendosi a costruire il proprio futuro.
Noi di Inchiostro abbiamo avuto il piacere di parlare di questo particolare evento con il prof. Angiolino Stella, il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Pavia.

Inchiostro – Quest’anno si celebra il 650° anniversario della fondazione dell’Università di Pavia. Magnifico Rettore, quali sono le sue impressioni riguardo a questo importante evento? E che lavoro c’è dietro alla sua organizzazione?
Stella – Beh c’è molto lavoro dietro. Abbiamo già cominciato a fare alcune cose che si associano a questi 650 anni, ad esempio la mostra per i 150 anni dell’Unità d’Italia “Le università erano vulcani”, nella quale viene dato grande rilievo al ruolo delle università. Abbiamo indubbiamente una storia molto importante che noi vogliamo mettere in rilievo.
Il nostro motto è il “futuro ha radici profonde” e il significato che intende veicolare è che noi vogliamo trarre spunto dalla nostra storia, da quello che è stato fatto dai nostri maestri, per invitare tutti quanti a guardare al futuro; fare tutto il possibile affinché il futuro sia, non un futuro scoraggiante, ma un futuro che veramente ci convinca a lavorare sodo per ottenere quei risultati che sono importanti per tutti.

Ha dei timori nei confronti del futuro, stante la situazione attuale?
È chiaro che il momento è quello che è. Non c’è dubbio che c’è stata una contrazione dei fondi e quindi è diminuito l’ordinario a livello nazionale negli ultimi anni. Questo pone dei seri problemi in termini di investimenti. Investire è importantissimo, necessario. Però, pur tenendo conto di questo, penso che si possa dire che noi abbiamo ottenuto dei risultati che sono senz’altro apprezzabili. Ad esempio, nell’ultimo anno noi siamo stati i primi nella graduatoria CENSIS della Repubblica che riguarda gli atenei da 20.000 a 40.000 studenti – i quali sono chiamati “Grandi Atenei”, mentre quelli che ne hanno di più sono chiamati “Mega Atenei” –. Questa è la fascia forse più numerosa e caratterizzante del sistema universitario.
Prima parlavo del fondo di finanziamento ordinario che è diminuito, questo è vero, però all’interno di questo fondo c’è una quota premiale del 10%, a livello nazionale, e noi abbiamo ottenuto quasi il 13%. Siamo stati tra gli atenei che hanno ottenuto di più.
Siamo quarti nella ricerca didattica, terzi se si considera solo la ricerca, nella totalità degli atenei. A livello di singolo ateneo, di fronte a tutte queste difficoltà, abbiamo dei risultati che dimostrano che tutto sommato siamo vivi e cerchiamo di fare il meglio possibile.
Pensa che questo evento possa portare in qualche modo una nuova gloria all’università e che possa darle una visibilità maggiore?
Beh si. Visibilità nel senso che siamo un’università storica che ha una propria identità. Un’università che è pluridisciplinare, come ho detto più volte. Un’università campus perché si allarga lo sguardo ai collegi e allo IUSS e research università, perché noi puntiamo sulla ricerca come qualità numero uno e ovviamente se c’è una ricerca di alta qualità, questa caratterizzerà anche la didattica a livello avanzato. Queste sono le nostre caratteristiche e c’è l’occasione per metterle in rilievo oltre che di richiamarci al grande esempio che ci è stato dato dai nostri maestri che sono tantissimi, i quali hanno segnato la storia, non soltanto della nostra università, ma del paese e anche delle novità a livello globale. Basti pensare alla scoperta di Volta, non limitata al confine nazionale ma che ha investito tutto il mondo.
Per concludere, ci racconta qual è il suo ricordo più bello da quando è qui?
Il mio ricordo più bello è forse il primo anno, quando c’è stata l’inaugurazione. In questa occasione ho avuto modo proprio di sentire la grande responsabilità di condurre un ateneo come questo.
Poi ci sono stati altri momenti belli che non posso non ricordare, almeno a pari merito. Senz’altro quando in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2009, insieme alla rievocazione dei 200 anni dell’orazione di Foscolo, c’è stata la presenza del Capo dello Stato.

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