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“Alexis” o della vita di Marguerite Yourcenar

Nonostante il 2017 si sia appena concluso, vale ancora la pena ricordare una ricorrenza altrimenti passata sotto silenzio e senza troppi disturbi. Il 17 dicembre 2017 ricorreva il trentesimo anniversario della morte di Marguerite Yourcenar (Bruxelles, 1903 – Mount Desert, 1987) , rinomata scrittrice francese, prima donna eletta all’Academie Française nel 1981, autrice di capolavori della letteratura esistenzialistica francese.

marguerite-yourcenar-zouyou0331Il nome di Marguerite riporta alla nostre menti i suoi più celebri capolavori come Memorie di Adriano (1951) o L’opera al nero (1968), ma non è nostro interesse analizzare, spiegare, catalogare, opere che vanno a comporre un percorso letterario di fama più che riconosciuta. Indubbiamente più interessante, nell’anniversario della sua morte, è tentare di leggere le tracce biografiche che emergono qua e là nella sua prima attività di scrittrice, abilmente sparse in un quadro a tratti limpido ed insieme caotico. Questa contraddizione pone subito in evidenza un problema che chiunque si cimenti nel tracciare la vita della Yourcenar deve porsi: a lei piace mentire, riscrivere la sua vita all’interno di un complicato gioco letterario in cui nulla è mai come sembra. Ed infatti, se la trilogia composta da Care memorie, Archivi del nord e Quoi? L’Éternité pare voglia restituirci un quadro biografico preciso, testimonianze di varia natura (alcune lettere dei parenti, la parola di vari editori) smentiscono o aggiustano il tiro a quel che l’autrice dice di sé. Parrebbe ravvisarsi il pensiero di André Gide, premio Nobel per la letteratura nel 1947, per cui l’immagine che l’autore da di sé è valida forse anche più di quella che è la realtà. E del resto non dimentichiamo che il cognome ‘Yourcenar’ è anagramma (quasi perfetto) del cognome paterno ‘de Crayencour’, modificato anche per ragioni economiche (suscitare maggiore appeal sui lettori attraverso un cognome stravagante), ma soprattutto per segnalare la sua forte voglia di singolarità.

Unknown-2La mano di Gide lascia traccia anche sul primo romanzo pubblicato di Marguerite Yourcenar, Alexis o il trattato della lotta vana (1929), sul quale vuole concentrarsi la nostra attenzione poiché, pur essendo la prima opera pubblicata dall’autrice, reca in sé i tratti più fecondi della sua personalità artistica e le tematiche a lei più care. Si tratta della storia di un giovane (Alexis) che, volendo uscire dall’ipocrisia della vita che si è costruito, decide di abbandonare la moglie. Al momento di dirle addio, decide di scrivere una lunga lettera (che è poi l’intero racconto) in cui le spiega le ragioni del suo distacco e al contempo chiamandola a testimone della lotta vana che ha condotto contro la propria inclinazione omosessuale.

Se è vero, come abbiamo detto, che la traccia dell’opera giovanile di Gide (il Traité du vain désir) è presente, nel titolo e nella scelta del tema dell’omosessualità, il tono, gli scrupoli morali e religiosità di Alexis avvicinano il romanzo anche all’opera di Rainer Maria Rilke. Ma non bisogna dimenticare un forte richiamo alla letteratura latina, insito nella scelta del nome del protagonista, Alexis, che rimanda alla seconda Ecloga di Virgilio. Tutto ciò a testimoniare che all’epoca del suo primo romanzo la Yourcenar poteva vantare letture che spaziavano dalla letteratura moderna a quella latina e greca. Ma il romanzo non è soltanto il frutto di un’esperienza sui libri. Esso è nato dalla mente e dalla vita di una donna senza confini di sorta.

Abbiamo detto delle letterarietà del nome, ma è pur vero che Alexis non si chiamò solamente un pastorello di Virgilio, ma anche il figlio di Jeanne Vietinghoff. Amica intima della madre (Fernande Cartier de Marchienn) di Marguerite, ella fu quanto di più simile ad una figura materna la Yourcenar ebbe nella sua vita, dal momento che la madre biologica morì per complicazioni dopo il parto. Senza contare che, a detta dell’autrice, per costruire la figura di Alexis ella si era servita del ricordo di quel che aveva supposto essere le preferenze amorose di Conrad, marito di Jeanne. L’opera è dunque inserita in un circuito che potremmo dire famigliare e che diventa tale se si considera il fatto che Marguerite non tentò mai di dissimulare il suo amore per le donne – durò quasi quarant’anni la sua relazione con Grace Frick, conclusasi per la tragica morte di quest’ultima dopo una lunga degenza -. Ma Alexis non è soltanto testimone di una sessualità mai celata e sempre accolta con naturalezza. Egli incarna quello spirito di libertà che la Yourcenar ereditò da parte paterna e che si esplicava e si esplicherà per tutta la sua vita nel nomadismo che contraddistinse il modo di vivere della scrittrice francese.

Michel de Crayencour, padre della Yourcenar, è una figura di cui dire qualcosa di preciso è praticamente impossibile vista la continua rilettura che di lui viene fatta dalla figlia. Ora padre premuroso, ora genitore che instaura una complicità elitaria con la figlia, la sua è un figura cangiante. Certo è che il suo spirito libero (e libertino) ha di molto influenzato l’agire della figlia con cui, benché non si possa dire con certezza fosse la prediletta, indubbiamente ebbe modo di instaurare un contatto particolare perché fondato su di una certa corrispondenza d’animo. Il legame tra i due acquista un significato maggiore se consideriamo di contrappunto la pessima interazione che avveniva con il suo primogenito, anche egli di nome Michel.

Come il padre la giovane Marguerite è avida del mondo e dal padre deriva quel bisogno di libertà che ne contraddistinguerà la vita futura. Volendo, per scelta, riportare tutto al perimetro tracciato dal romanzo Alexis notiamo come “tutto torna”; infatti Alexis è spinto da un desiderio di vita che lo porta a comprendere quanto vana sia la sua lotta. Vero è che certi aspetti del carattere del personaggio sono velati di una malinconia (precorritrice di quella di Adriano) che non sembra legarsi bene con la vitalità paterna. Tuttavia, l’esistenza della Yourcenar è una continua ricerca di senso che non manca di creare contraddizioni perché non si confina mai dietro schemi preconcetti, e pertanto Alexis non è semplicemente un’emanazione della vitalità paterna che rivive in Marguerite. Semmai è anche questo. Del resto la complessità del suo giovane personaggio piacque a tal punto che la sua creatrice non senti mai il bisogno di rivedere e aggiornare lui e la sua storia poiché sua peculiarità è “il carattere personalissimo di una confidenza strettamente collegata ad una ambiente, un tempo […]” (Prefazione ad Alexis o il trattato della lotta vana).

Unknown-1A distanza di molti anni dalla sua morte, la scrittura della Yourcenar risulta più viva che mai poiché, presentando personaggi che guardano dentro sé stessi per cercare di dare senso a ciò che li circonda, mette in scena un’analisi del mondo umano. Nel percorso di genesi di un suo romanzo è poi interessante notare come trapeli, forse senza neanche che lei se ne renda conto, un vissuto complesso e vario. Purtroppo congetture più ardite non è possibile che vengano effettuate, non già perché manchino gustose sollecitazioni, bensì per una doverosa prudenza; infatti, Marguerite Yourcenar, che amava giocare con la propria vita, restituendone un’immagine sempre caleidoscopica, ha disposto che una parte dei documenti circa la sua biografia vengano resi pubblici solo dopo cinquant’anni dalla sua morte. Oggi si trovano ad Harvard e chi sa se potranno confermare quanto detto, oppure smentire ogni discorso o forse rendere il tutto un ancor più intricato gioco di specchi.

Tommaso Romano

Redattore per «Inchiostro». Studente di «Antichità Classiche e Orientali» presso l’Università di Pavia, è appassionato di troppa roba. Cento ne pensa, cento ne fa, cento ne scrive (o vorrebbe).

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