Attualità

AL VOTO, AL VOTO

di Alberto Scaravaggi

Zio SamC’è stato un momento in cui Walter Veltroni non sapeva ancora che il suo intento di andare alle elezioni entro il 2008 si sarebbe realizzato. Per questo si espose in prima persona, chiedendo al Premier Prodi di prendere un provvedimento urgente, di dare un segnale forte al Paese per la sicurezza. Quello era, tra i tanti, il momento forse di più bassa popolarità del Governo del Professore. Da buon conoscitore delle logiche politiche Veltroni non si fece sfuggire un’occasione perfetta per sostituirsi al Premier. Insomma, per fare un po’ di pratica. All’indomani dell’omicidio della signora Reggiani, avvenuto alla periferia di Roma, Veltroni si sentiva toccato sul vivo: la sua città veniva scossa da una tragedia che gettava nel panico un’Italia già sull’orlo di una crisi di nervi. Perciò chiese di emanare subito un decreto-legge. Il Governo operò male e in fretta e, al momento della conversione in legge, si servì del decreto inserendo un’improbabile norma sull’omofobia per placare i “maldipancia” della sinistra. Il futuro segretario del Pd aveva agito nell’ombra e non ci si accorse che era stato lui a volere quel provvedimento. Quello era stato un suggerimento – raccontano i retroscena – che Prodi accolse in pieno, andando anche oltre. La sorte del decreto è nota a tutti: decaduto per mancata conversione in legge. Ma è inutile polemizzare, le cose sono andate così. Piuttosto voglio leggere questa vicenda alla luce delle capacità pragmatiche di Veltroni. Non si sarà fatto prendere un po’ la mano? Non avrà commesso un errore di valutazione? Pare proprio di sì, visto che poi la paternità del decreto non se la prese nessuno, tantomeno lui. Ecco che anche nella scelta delle candidature, Veltroni sembra ricommettere lo stesso errore: prima la popolarità, poi la sostanza, prima gli slogan, poi le proposte concrete. Certo l’impresa che ha compiuto sin’ora è stata titanica: ha rivoluzionato le logiche di due partiti vecchi e autoreferenziali; ha rimontato molti punti di svantaggio sul suo avversario; ha chiarito che non c’è più spazio per l’antiberlusconismo, pieno di odio e fine a se stesso, in un partito social-democratico di respiro europeo. Questo cambiamento è solo all’inizio e molte saranno le resistenze da vincere anche perché – non mi è certo sfuggito – le persone che compongono il Pd in gran parte sono le stesse di un tempo. Ma, per voltare pagina, serve uno shock ed è inevitabile cedere alle logiche della pubblicità, degli annunci e dei colpi di scena. Adesso, quindi, a Veltroni si può perdonare qualche superficialità: non se e quando siederà sulla sedia da Primo Ministro. Allora lì dovrà dimostrare le sue qualità non di oratore, non di segretario, ma di uomo di Governo. Perché anche Berlusconi – sarà l’età – si è accorto dei problemi e della congiuntura sfavorevole che minaccerà il futuro inquilino di Palazzo Chigi. Non lascerà campo a boutade o artifici. Per questo, ha smesso di vendere sogni e parla, per la prima volta in assoluto, di scelte impopolari e di sacrifici.
Non voglio andare oltre, per questo auguro buon voto a tutti sperando che serva a cambiare qualcosa.

Un pensiero su “AL VOTO, AL VOTO

  • Ciao Albe, effettivamente l’omicidio Reggiani aveva provocato delle reazioni di pancia a tanti, facendo perdere il senno e trasformando molta gente in cose simil-leghiste.

    Bisognerà vedere se, in caso di un’altra ondata di violenza, si agirà ancora così. (anche se spero che manchi il pretesto).

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