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AIESEC: giovani donne e grandi progetti

Con una leadership tutta al femminile, non poteva di certo mancare un articolo su AIESEC Pavia nella rubrica rosa di Inchiostro .

Per chi non la conoscesse, AIESEC è un’ associazione internazionale fondata da studenti universitari subito dopo la Seconda guerra mondiale, il quale scopo era, ed è, quello di promuovere appunto l’internazionalizzazione organizzando progetti di volontariato e stage all’estero. Oggi AIESEC è presente in 127 paesi.

Nella fattispecie AIESEC Pavia realizza scambi in entrata e in uscita, assicurando ospitalità a ragazzi che arrivano da ogni parte del mondo, ma non solo: i volontari-membri dell’associazione lavorano anche a progetti locali come ad esempio lo svolgimento di varie attività con gli immigrati nella prospettiva di evitare, o quantomeno ridurre, l’emarginazione sociale.

E quest’anno il direttivo ha una caratteristica che lo rende ancora più speciale: è interamente formato da giovani donne che svolgono questo lavoro con passione e impegno; di conseguenza è doveroso sapere chi sono e quale ruolo ricoprono: Federica Preda, presidente dell’associazione; Federica Morini responsabile degli scambi di volontariato e tirocini all’estero; Francesca Arosio, responsabile scambi in entrata; Jennifer Badia che si occupa di Marketing e pubbliche relazioni; Beatrice Bavastrelli delle risorse umane e infine Elena Liberti che cura l’aspetto finanziario e legale.

Per conoscere meglio AIESEC e capirne qualcosa di più ho partecipato all’evento Global village del 28 giugno scorso. Si tratta di un’occasione d’incontro fra chi torna e chi parte, uno scambio di considerazioni personali su ciò che l’esperienza ha lasciato dentro ognuno dei partecipanti ai progetti AIESEC.

Ma quando viene offerto del cibo e della buona musica, special guests dell’evento i Rogoredo FS, reduci dalla partecipazione a UMF, che anche questa volta non si sono smentiti dimostrando di essere molto talentuosi, diventa inevitabilmente una festa.

Dopo una carrellata di presentazioni da parte degli studenti italiani tornati dalla Grecia, Russia, Turchia e Polonia, seguiti dagli studenti stranieri in arrivo dal Messico, Turchia, Bielorussia, Russia e Giappone, si è aperto il buffet ricco di cibi internazionali generosamente preparati dagli ospiti AIESEC. Concordiamo tutti sul fatto che non si può fare nulla, figuriamoci lavorare ad un articolo, di fronte a del buon cibo.

Quindi, una volta saziata la pancia, decido di mettermi all’opera e scambiare due chiacchiere con la presidente Federica Preda che nonostante quella sera fosse molto impegnata, mi ha dedicato tutto il tempo necessario per aiutarmi a cogliere l’anima del progetto AIESEC.

AIESEC gloabal village

Cosa significa far parte di AIESEC?

Significa riuscire a fare qualcosa di pratico anche mentre si frequenta l’università, imparare a confrontarsi con il mondo là fuori con il giusto carico di responsabilità.
È innegabile il fatto che vivere esperienze all’estero arricchisce, ogni viaggio ci riempie di esperienza e, come ci viene insegnato, la conoscenza presuppone l’esperienza ragion per la quale viaggiare non è mai un male. Inoltre sai di fare qualcosa di buono non solo per la società in cui vivi, ma anche per quella in cui andrai a svolgere un’attività, sia essa di stage o di volontariato.

Altri progetti in corso?

AIESEC è nata per la pace, contro le discriminazioni e l’emarginazione. È questo l’obbiettivo per la quale è stata fondata dai giovani di una volta per non rivivere mai più gli orrori e le violenze insensati della Seconda guerra mondiale. Come nel gioco della staffetta ci siamo passati il testimone fino ad oggi e nostro compito sarà quello di passarlo ai giovani studenti universitari del futuro. In tal senso i progetti su cui investiamo particolarmente sono le campagne di sensibilizzazione nelle scuole medie e superiori in giro per la Lombardia, che ci mettono sempre a dura prova, ma che alla fine ci regalano grandi soddisfazioni. Da poco abbiamo dato il via a laboratori di lavoro insieme agli immigrati, per provare a dargli un senso di coinvolgimento, di fusione con la società in cui si trovano. Penso che si possa sempre fare qualcosa di più concreto, piuttosto che starsene fermi e sperare che le cose, per il nostro paese, un giorno miglioreranno.

Qual è l’obbiettivo principale, invece?

L’obbiettivo principale resta comunque quello di far partire un determinato numero di studenti; quest’anno ci siamo prefissati di arrivare a 20.

Richiede tempo, impegno e una certa responsabilità portare avanti dei progetti così ambiziosi, tuttavia sia tu che le tue socie mostrate un grande entusiasmo, a me invece viene da chiedere: ma chi ve lo fa fare?

Ci ripaga non poco la gioia degli studenti che rientrano dopo 6 settimane di volontariato valorizzati delle conoscenze e dalle esperienze fatte.
Per quanto mi riguarda ho semplicemente risposto ad un bisogno che sentivo da tempo, ovvero l’esigenza di “fare di più“, non fermarmi allo studio teorico, ma intraprendere qualcosa di pratico durante gli anni di università per lasciare un segno. Alla fine è come compiere un percorso nel percorso.

Come convinceresti gli studenti a far parte di AIESEC?

Semplicemente dicendogli la verità! Viaggiare è fondamentale per imparare, per aprire i propri orizzonti per responsabilizzarsi e, naturalmente, per relazionarsi con gli altri. Ma prova ad immaginare quanto grandioso sarebbe poter dare anche il proprio contributo e portare qualcosa di tuo agli altri. Un bambino non ti vede come un giovane studente alle prese con le prime grandi e difficoltose avventure della vita, ti vede come il maestro straniero, che arriva da lontano apposta per lui, con molta probabilità ti porterà sempre nei suoi ricordi.

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