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L’acqua è stata quotata in borsa

Il diritto alla disponibilità di acqua per uso personale e domestico è un’estensione del diritto alla vita sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.
Tuttavia, da lunedì 7 dicembre il Chicago Mercantile Exchange (CME), la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine del mondo, ha quotato un contratto future sull’acqua come quelli già esistenti per altri beni come il petrolio e l’oro.
Il suo primo prezzo rilevato al CME è stato di 494 dollari per piede-acro con scadenza a gennaio 2021, ovvero circa 40 centesimi di dollaro per metro cubo. Non è la prima volta che il Chicago Mercantile Exchange fa un passo avanti verso terreni inesplorati e controversi: nel 1999 quotò sul mercato dei futures sugli eventi metereologici, contratti standardizzati che venivano negoziati pubblicamente sul mercato finanziario grazie alle aste online.

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(foto via lpga.com)

I future sono contratti che impegnano ad acquistare o vendere, ad una data successiva, una determinata quantità di merce o attività finanziaria ad un prezzo prefissato. Per la prima volta nella storia è stata quotata l’acqua.
I Nasdaq Veles California Water Index Futures approderanno su Globex, una piattaforma di trading elettronica del CME, e avranno come attività sottostante un indice di borsa (Nasdaq Veles California Water Index) che rappresenta su base settimanale il prezzo di riferimento dei diritti sull’acqua in California. La scelta del mercato californiano per l’introduzione di questi futures non è certo casuale, dato che il suo valore si attesta attorno a 1,1 miliardi di dollari. Inoltre, la California è di recente stata colpita da imponenti incendi che, uniti alle alte temperature e ai cambiamenti climatici, minacciano l’agricoltura e le riserve d’acqua dolce del territorio.

I pareri su questa mossa finanziaria innovativa sono molteplici e si schierano da entrambe le parti: qualcuno ne vede solo i pregi, altri solo i difetti. I futures potranno innanzitutto aiutare i grandi consumatori di acqua come aziende agricole e industrie a proteggersi dai rischi economici legati alla carenza di risorse idriche diventando, in sostanza, uno strumento di risk management.
Tuttavia, a lanciare un messaggio allarmante sulla rivista “Nature” è Frederick Kaufman, professore della Graduate School of Journalism della City University of New York: Kaufman si dice preoccupato perchè i futures sull’acqua saranno governati dai meccanismi del mercato finanziario che non sempre sono virtuosi. Nel caso in cui avvenissero delle speculazioni, il valore dell’acqua potrebbe crescere esponenzialmente creando gravi problemi di approvvigionamento sia per i privati che per le aziende, in particolare quelle agricole.

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(foto di Yupa Watchanakit per Shutterstock)

La posizione di Kaufman è molto più che comprensibile, sopratutto se rapportata alla situazione globale attuale e alle previsioni sul futuro. Il nostro pianeta è coperto per il 70% da acqua ma solo il 2,5% di essa è dolce, ed escludendo i ghiacciai dei Poli ne resta l’1%. Di questo 1% di acqua dolce, solo lo 0,1% è destinato al consumo umano. Secondo i dati delle Nazioni Unite, al momento circa un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua potabile e circa due miliardi e mezzo non dispone di acqua a sufficienza per le comuni pratiche igieniche e alimentari. Si stima che entro il 2025 saranno circa tre i miliardi le persone colpite da una crisi delle risorse idriche con tutto ciò che ne consegue, come conflitti armati e l’estinzione di specie vegetali e animali.

La scelta di introdurre futures sull’acqua sarà a favore dei grandi consumatori o avrà ripercussioni sull’intera popolazione mondiale? Solo il tempo e il mercato sapranno dare una risposta a questo dilemma economico ma per molti soprattutto etico. Certo è che la decisione di “quotare l’acqua” infrange uno dei pochi tabù rimasti nel mercato finanziario e segna un punto di non ritorno.

(L’illustrazione in copertina è di Sonya Korshenboym per Quartz Magazine) 

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