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4 nuovi motivi per (ri)leggere Frankenstein

La cosa peggiore che possa succedere a un libro è diventare una lettura obbligata. Daniel Pennac lo dice bene nel suo Come un romanzo (Feltrinelli, 1993): il primo diritto del lettore è quello di non leggere. Se poi la lettura obbligata è un classico della letteratura inglese e internazionale, il danno è ancora maggiore: in una sola mossa si violenta la memoria di un autore (o autrice in questo caso) e si rischia di privare il piacere (sempre Pennac) della scoperta a un potenziale lettore. Se quindi anche voi come me siete tra i fortunati ai quali non fu chiesto, tra le odiatissime letture scolastiche o estive, di leggere il Frankenstein di Mary Shelley allora vi auguro di essere altrettanto fortunati quando varcherete la soglia di una libreria o biblioteca e di imbattervi nella creatura letteraria di Mary Shelley. A me capitò in una calda estate del 2006 in Abruzzo mentre girovagavo per una libreria di sera che dava sulla spiaggia adriatica (ebbene sì in Abruzzo le librerie sono anche in riva al mare) di imbattermi in una edizione economica della Demetra. Lo comprai e lo finii nei tre giorni successivi. Frankenstein o il Prometeo Moderno (questo il suo titolo completo) è un romanzo che a 200 anni dalla sua pubblicazione (11 marzo 1818) è ancora nuovo. È una lettura fresca e appassionante che ha qualcosa per tutti e non lascia indifferente nessuno. Rileggerlo nel 2018 può sembrare un po’ fuori tempo ma ecco 4 valide e nuove ragioni per le quali perdersi tra le pagine mostruosamente belle della Shelley.

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  1. È un insieme di generi

    Così come la famigerata creatura co-protagonista del romanzo, la quale è un miscuglio autonomo di diversi pezzi anatomici assemblati tra loro, così il romanzo stesso è un insieme di generi tutti diversi eppure armonici. Frankenstein è un romanzo epistolare. Tutte le vicende sono narrate da Rober Walton, esploratore in viaggio verso il polo nord, nelle lettere indirizzate alla sorella. A queste si intervallano le narrazioni ora di Victor Frankenstein ora della Creatura (che contrariamente all’immagine che ci hanno lasciato i film parla un perfetto inglese e anche francese). Ma non basta. Frankenstein è un romanzo gotico, horror, thriller e, forse per la prima volta nella storia della letteratura, fantascientifico (il primo che ribatte con “Le metamorfosi di Ovidio” va dietro la lavagna), dove per fantascienza si intende quello che intendiamo noi oggi: la paura del progresso umano che se incontrollato genera nuove incognite. Se per Goya il sonno della ragione genere mostri, per Shelley l’insonnia dell’intelletto fa altrettanto, se non peggio. Frankenstein1Curse836899

  2. È mitologico

    “Il prometeo moderno” è chiaramente il protagonista, accecato dalla propria ambizione e tradito da quella stessa scienza nella quale riponeva massima fiducia. Eppure, il Prometeo del mito originale era una figura sì tragica ma altrettanto positiva. Una sorta di santo patrono dell’umanità che alla fine lo stesso Zeus non potrà esimersi dal perdonare. Victor Frankenstein è molte cose ma certamente non un eroe positivo. Anzi è perfettamente in linea con l’ideale anti-eroe romantico, modello che tra alti e bassi si è adattato perfettamente alla post-modernità. Cosa rende allora Victor Frankenstein un moderno Prometeo? Precisamente l’eccezionalità della sua impresa e le relative conseguenze lo rendono un vero e proprio personaggio mitologico moderno, così come del resto la sua creatura. Il romanzo di Frankenstein ha riportato il mito nella narrazione occidentale (ammesso che se ne sia mai veramente andato) e, proprio come accade con tutti i miti, i personaggi più iconici sono stati col tempo rinarrati e riadattati in una molteplicità di versioni, magari non tutte degne di nota ma certamente ognuna contenente un pezzo della storia originale. La sua eredità va ben oltre i film con Peter Cushing e Boris Karloff e si estende a tutta la fantascienza moderna: dai fumetti horror degli anni 20 a Black Mirror, tutto ciò che sia anche minimamente fantascientifico è infinitamente debitore dell’opera di Mary Shelley.

  3. È stato scritto da una donna

    E quindi? Si parla tanto di parità dei sessi ultimamente e forse presentare quello dell’autrice come una caratteristica peculiare del romanzo potrebbe facilmente farci cadere nella trappola della disparità al contrario. In fondo non dovrebbe esserci niente di eccezionale, no? Peccato che nel XIX secolo le donne scrittrici non fossero certo una novità ma neanche la regola. Se si considera poi che Mary Shelley (nata Mary Wollstonecraft Godwin) era figlia omonima di quella Mary Wollstonecraft che 26 anni prima scrisse e pubblicò la “Rivendicazione dei diritti della donna” allora lo stupore sarà ancora maggiore. Sebbene Mary madre morì 21 giorni dopo aver dato alla luce la sua bambina, entrambe hanno rivoluzionato in maniera diversa il ruolo della donna. La prima con un celebre manifesto che all’epoca non venne visto di buon occhio dai contemporanei (Thomas Taylor, filosofo e traduttore neoplatonico, scrisse poco dopo un breve pezzo satirico in cui si chiedeva “perché gli animali non dovessero avere diritti dato che potevano averli persino le donne”). La seconda creando qualcosa di incredibilmente nuovo e resistente che è giunto a noi in maniera del tutto “asessualizzata” consacrandosi fin da subito come opera di indubbio valore al di là del pensiero politico. Quando pensate che una donna non possa scrivere romanzi che non siano “da donna” pensate nell’ordine a Frankenstein, Poirot e Harry Potter. Così giusto per fare qualche nome.Mary-Shelly-Featured-Image-LARGE-e1507196623263-680x338

  4. Ha ispirato la commedia più bella del mondo

    Va bene, forse questa non è proprio una ragione validissima ma fidatevi di chi ha visto Frankenstein Junior di Mel Brooks sia prima che dopo aver letto il romanzo. Frankenstein Junior è a priori un capolavoro immortale della cinematografia ma, che ci crediate o no, anche una delle più fedeli trasposizioni del romanzo originale. Pensateci, il protagonista del film, proprio come nel romanzo, è scisso tra l’ambizione scientifica ereditata dal nonno e l’amore per una donna. Il mostro in entrambe le versioni è profondamente alla ricerca di una compagnia e sia nel libro che nel film il grottesco è un leitmotiv di indubbia efficacia. Non convinti? Almeno si conceda il fatto banale che senza il libro non sarebbe mai esistito il capolavoro cinematografico di Brooks. Riuscite a immaginare un mondo senza Frankenstein Junior? frankenstein5.900x600

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