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4 Day Week, in UK parte il maxi progetto pilota

Lunedì 6 giugno si è dato ufficialmente il via al più grande progetto pilota mondiale sui quattro giorni lavorativi, nel Regno Unito. L’iniziativa, 4 Day Week, punterebbe a stabilire un nuovo modello lavorativo basato su una settimana lavorativa corta e uno stipendio invariato.

L’innovativa sperimentazione è organizzata da “4 Day Week Global”, un’associazione no-profit fondata da Andrew Barnes e Charlotte Lockart, il cui purpose è supportare l’idea della settimana lavorativa da quattro giorni come futuro del lavoro. Per l’avvio del progetto collaborano le università di Oxford, Cambrige, Boston e il think tank britannico “Autonomy”, il quale si autodefinisce come «un’organizzazione di ricerca indipendente e progressista che si concentra sulla lotta ai cambiamenti climatici, sul futuro del lavoro e sulla pianificazione economica».

La 4 Day Week prende piede in UK

Oltre 70 aziende, 3.300 lavoratori e lavoratrici hanno volontariamente preso parte a questo maxi progetto, già annunciato qualche mese prima: dal settore bancario, di istruzione, al settore del digital marketing, l’elenco delle aziende coinvolte è lungo e variegato.

Il Big Ben, una fra le icone di Londra

Iniziato settimana scorsa e con una durata di sei mesi, fino a novembre incluso, il progetto testerà in che modo poter mantenere, nel lungo periodo, un modello lavorativo da quattro giorni settimanali a parità di stipendio. Il principio alla base di questa idea è il modello 100:80:100, dove, in poche parole, chi lavora riceve il 100% dello stipendio per l’80% del tempo previsto, assicurando però di mantenere l’impegno di una produttività al 100%.

Juliet Schor, professoressa di sociologia al Boston College, lo definisce come un evento storico:

Analizzeremo come i dipendenti reagiscono al fatto di avere un giorno libero in più, in termini di stress e burnout, soddisfazione lavorativa e di vita, salute, sonno, consumo di energia, viaggi e molti altri aspetti della vita. La settimana di quattro giorni è generalmente considerata una politica a triplo vantaggio: per i dipendenti, per le aziende e per il clima. I nostri sforzi di ricerca si concentreranno su tutto questo.

Juliet Schor

Infatti, come menzionato su 4 Day Week Global, le aree migliorabili grazie al progetto sono numerose. Si parla di produttività, benessere, engagement, selezione del personale, sostenibilità, uguaglianza di genere e infine, innovazione.

Il programma

Per aiutare le aziende ad avere successo, il progetto pilota prevede:

  • laboratori: webinar online e risorse per aiutare a superare le comuni sfide e insidie;
  • mentoring: ogni azienda viene supportata da un mentore;
  • networking: una rete di condivisione e supporto con le altre aziende partecipanti;
  • valutazione del benessere e della produttività: un team di accademici di livello mondiale con cui collaborare per trovare le metriche più adatte a ogni azienda.

Non solo UK

Già nel 2015, la settimana lavorativa da quattro giorni era sperimentata dall’Islanda, un vero e proprio successo. I risultati hanno dimostrato che, nonostante la riduzione dell’orario lavorativo, non ci sono stati cali produttivi e anzi, al contrario, i ricercatori hanno rilevato che la produttività era addirittura migliorata. Allo stesso modo, è migliorato il benessere psicologico dei lavoratori e lavoratrici, così come il loro equilibrio vita-lavoro.

Molti altri paesi stanno prendendo parte a questa iniziativa, mettendo al centro dell’attenzione i diritti di coloro che lavorano. Tra di essi, Spagna, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda. E in Italia? Purtroppo, sembrerebbe non esserci ancora l’ombra di una simile concezione del lavoro. Resta solo da vedere se il test verrà superato con successo e, nel caso, aspettare che anche il Bel Paese si mobiliti per scardinare le tradizionali dinamiche lavorative.

Elisa Santangelo

Classe 1998, sono laureata nella magistrale Comunicazione Digitale dell'università di Pavia. Nei miei articoli parlo di attualità e ricopro il ruolo di Social Media Manager per Inchiostro.

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