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25 anni Erasmus / Testimonianze

Paola Roberta Ferrari  – Centro Orientamento e Career service, Università di Pavia

ESPERIENZA 15-22 AGOSTO 2010 – TURKU FINLANDIA

Ore 6:30 Tazza di the in solitudine, ORE 6:40 sauna di 10 minuti, ORE 7:30 colazione di gruppo con aringa e uova, ORE 9:00 inizio lavoro con obiettivi del giorno, ORE 12:00 pranzo in mensa; ORE 17:00 chiusura uffici e obiettivi raggiunti. Credo che solo questo possa cambiare la vita di un italiano; aggiungiamo anche la necessità di parlare solo inglese perché nessuno ti capisce … L’esperienza in Finlandia è stata uno dei momenti attraverso i quali niente torna come prima: acceleri le tue capacità di osservazione e di espressione, ti adegui immediatamente a situazioni impreviste che devi necessariamente gestire, scopri nuovi stili di vita e scopri risorse che ignoravi di avere. Il livello di competenza lavorativa che porto è adeguato e apprezzato, ma quando condivido con il gruppo le dinamiche italiane di università e lavoro capisco che l’Italia è un Paese che molti Paesi europei non tengono come riferimento e confronto: perché? Credo chiusura da parte loro, non giudizio meritato da parte nostra: aspetto confermato nella relazione finale del gruppo: gli italiani sanno lavorare!

 

ESPERIENZA SETTEMBRE 2011 – MALTA

Lavorare al mare in estate. Parto con la falsa convinzione che nei posti di vacanza sia sempre vacanza Subito dopo l’agenda o la voce del tutor al telefono mi ricordano che anche qui i ritmi di lavoro sono come quelli italiani – con l’aggravante di vedere il mare dalle finestre e non poterlo raggiungere. La lingua non è un grosso problema, il maltese è incomprensibile ma fra inglese che parlano tutti e italiano che molti non parlano ma comprendono le comunicazioni sono perlopiù efficaci. L’aspetto che mi ha maggiormente colpito è la facilità con cui tutte le persone (di qualsiasi generazione) passino dall’inglese al maltese senza nessun tipo di difficoltà … possibile che solo noi italiani facciamo così fatica a imparare la lingua che ci dicono essere quella mondiale? Certo il soggiorno a Malta mi ha fatto anche capire quanto lo stato investa sui cittadini: i ragazzi vengono pagati per studiare all’università, un’università che però non è per tutti, solo con determinate valutazioni pregresse si accede. Diversi punti di vista: meglio il merito acquisito o la possibilità di futura di acquisirlo?

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Dr. Michele Boiani  – Group Leader, Max-Planck-Institut

L’esperienza positiva e indelebile del mio Erasmus Exchange si è svolta durante l’Anno Accademico 1994-95. Come studente di Scienze Biologiche ho trascorso mio periodo di studio sotto Erasmus presso il Laboratory of Reproductive Biology del Rigshospitalet di Copenhagen (Danimarca). È stata la mia prima esperienza di studio, ricerca e lavoro al di fuori dei confini Italiani, la quale mi ha arricchito a livello sia scientifico che personale. Non ho bisogno di conservarne un ricordo astratto giacché tuttora sono in contatto con i colleghi danesi. Dopo il rientro dalla Danimarca ho completato gli studi di laurea e di dottorato presso l’Università di Pavia, quindi ho ottenuto il mio primo contratto di lavoro alla University of Pennsylvania (USA). Dal 2004 lavoro al Max-Planck-Institut della città di Muenster, in Germania. Il gruppo di ricerca da me diretto studia gli embrioni murini ottenuti mediante tecniche di fecondazione assistita e di clonazione. Senza dubbio, il mio Erasmus Exchange ha impresso una spinta forte e durevole allo sviluppo della mia persona e della mia carriera.

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Stefano Rigagno – Ricercatore universitario

Sono partito per un semestre con il progetto Erasmus al quarto anno di Scienze Biologiche da settembre 1997 a febbraio 1998. Ho trascorso sei mesi presso la Copenhagen University lavorando in un laboratorio di fisiologia vegetale. Per me è stato un periodo magico di grande crescita personale e professionale. Quei sei mesi all’estero mi hanno innanzi tutto consentito di tramutare il mio stentato inglese scolastico in una lingua con cui poter comunicare. Vivere a Copenhagen mi ha fatto provare per la prima volta la vita in una grande città, mi ha consentito di misurarmi con le mie forze senza avere le sicurezze della famiglia o dei luoghi conosciuti. Mescolarsi con studenti provenienti da ogni angolo d’Europa mi ha fatto capire quanto interessante e istruttivo è stare a contatto con stranieri che hanno un modo diverso di vivere, pensare e comportarsi. La Scandinavia e il vivere all’estero mi è piaciuto così tanto che, appena laureato, sono ripartito. Ho conseguito il dottorato di ricerca in Svezia e poi ho lavorato in un centro di ricerca in Francia per un totale di sette anni passati all’estero. Adesso sono ricercatore all’Università degli Studi Milano ma quando vedo i nuovi studenti Erasmus, sotto sotto vorrei partire con loro.


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