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1993 – Caccia alle streghe ai tempi di Mani pulite

Lo scorso 16 maggio è andato in onda su SKY Atlantic 1993, audace seguito di 1992. Audace perché qui non si parla più solo del binomio politica/potere (per quello rivolgersi a Kevin Spacey), bensì delle botteghe oscure nelle quali il potere lo si studia, corrompe e brutalizza.

La serie, che nasce da un’idea di Stefano Accorsi con la regia di Giuseppe Gagliardi, racconta l’Italia burrascosa dei primi anni ’90, travolta da grossi scandali politici (si veda Tangentopoli) e indebolita da continue sfuriate terroristiche.

Il prologo si apre proprio con uno scandalo: un rallenty esalta i contorni tragici della vicenda e ci guida in un temporale scenografico in cui si svolge la caccia alle streghe aizzata dal pool di Mani Pulite ai danni del più odiato stregone del momento, alias Bettino Craxi.

La caduta di questo impero apre le porte ad un nuovo contendente che, incitato dal pubblicitario Leonardo Notte (Stefano Accorsi), progetta un riassetto straordinario del vecchio sistema politico: Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon). Il Cavaliere di Arcore viene presentato nella sua forma più stereotipata, con barlumi di lungimiranza ma pur sempre amante del vizio. Sarà perché si parla di politica all’italiana, ma il vizio e l’ebbrezza sono temi cardine sui quali evolvono alcune delle biografie raccontate. Quella di Veronica Castello (una Miryam Leone ancora troppo canonica nella recitazione) ne è un perfetto esempio; la sua vita è perennemente legata a quella dei personaggi di spicco di Montecitorio: un’arma efficace per l’agognato riscatto sociale.

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La nuova stagione presenta molte variazioni stilistiche, in particolare l’uso di una narrazione meno lineare per far fronte allo sviluppo di trame parallele. Ed è forse questo il primo punto debole di 1993: troppi personaggi primari e poco tempo per gestirne le rispettive sotto trame.

L’ottima presenza scenica di alcuni comprimari, ne è un esempio il leghista Pietro Bosco (interpretato dal credibilissimo Guido Caprino), rende difficile focalizzarsi su una vicenda per seguirne i dettagli. Allo stesso tempo però aumentano i riferimenti storici, affatto banali, che sono un po’ la forza trainante del serial.

L’impressione che si ha è che Sky Italia stia investendo in produzioni gemelle di Gomorra, dove il drama è alimentato dal forte realismo e da una buona messinscena dell’evento storico.

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Un altro fattore importante di 1993 è l’elemento noir crepuscolare, quasi assente in 1992, che strizza l’occhio a Il Divo e al più recente Suburra. Dal punto di vista tecnico, l’uso di una fotografia grottesca (perlopiù notturna) altera il senso critico dello spettatore; a prima vista si tratta di una delle poche scelte stilistiche effettivamente evidenziabili. La regia è piuttosto piatta, se si trascurano delle brevi sequenze caleidoscopiche che Gagliardi ha pensato bene di inserire, per ricordare a tutti che si parla pur sempre di anni ’90. La scelta delle musiche ricade su brani evocativi e ben contestualizzati, che fungono da catalizzatori di un’emotività perversa molto in voga nel cinema recente.

La mancanza di architetture ben definite, fin troppo studiate in altri serials di Sky, è forse il più grosso punto debole di 1993: è difficile focalizzare l’attenzione su un dettaglio della trama (spesso perturbata da digressioni di Procedura Civile) quando la mente fatica a sintonizzarsi sulla giusta frequenza. Una sequenza psichedelica alla Trainspotting non influisce in alcun modo sui dettagli di un’operazione anticorruzione, così come l’interrogatorio di un imprenditore non avrà alcun sapore dopo un ponderoso monologo di Stefano Accorsi.

Che siate appassionati di polizieschi o cultori del thriller non importa, 1993 è una serie dai richiami esotici, di non facile digestione, da assaggiare senza abbuffarsi, in attesa della ristorativa terza stagione (1994).

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