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120 anni fa nasceva un innovatore, Adriano Olivetti

Chi era Adriano Olivetti

120 anni fa, l’11 aprile 1901, nacque Adriano Olivetti, uno degli imprenditori italiani più avanguardisti del suo tempo. È conosciuto principalmente per il suo ruolo di direttore della C. Ing. Olivetti & C. S.p.A., azienda familiare fondata nel 1868 dal padre Camillo Olivetti.

Foto da tpi.it

La Olivetti fu la prima fabbrica italiana di macchine da scrivere e diventò presto leader nella loro progettazione e produzione, affermandosi come prima al mondo nel settore dei prodotti per ufficio. I suoi strumenti erano rinomati per l’efficacia in passato, e oggi hanno ancora grande valore storico, anche perché, dopo la morte di Adriano, l’impresa cambiò direzione, aprendosi a nuovi azionisti e a diversi modelli di business, dovendo abbandonare l’attività principale.

Il massimo splendore dell’azienda fu raggiunto tra il 1932 e il 1960, periodo in cui Adriano prese le redini. Introdusse innovazioni strategiche e operative, agendo dall’interno per raggiungere il successo anche all’esterno, in una logica che oggi è ben conosciuta agli imprenditori, ma ai tempi fu sperimentale e rivoluzionaria. In un’epoca in cui si fronteggiavano i modelli del capitalismo e del comunismo, il progetto industriale di Adriano era guidato da un ideale che andava oltre il profitto, nella convinzione che fosse possibile, e addirittura vantaggioso, creare un business che garantisse beneficio sia all’azienda che alla collettività. Per questo motivo, riorganizzò il lavoro interno, dedicandosi parallelamente allo sviluppo di progetti utili al benessere della comunità di Ivrea, sede della fabbrica.

Adriano fu probabilmente il primo in Italia a impegnarsi per far crescere l’impresa basandosi su qualcosa di diverso dai dati finanziari e tecnici, includendo la psicologia e la sociologia applicate. Grazie al suo approccio riuscì ad implementare un modello di sviluppo che metteva davvero in cooperazione ogni funzione aziendale e teneva in considerazione tutti gli stakeholder, sia interni che esterni, ritenuti in contributori del successo aziendale in uguale misura.

Nella pratica, il suo progetto fu attuato attraverso l’introduzione di una mensa aziendale, biblioteche, sale per concerti e dibatti all’interno della fabbrica, ed anche attraverso l’edificazione di case per i dipendenti, asili nido, colonie diurne, ed altri edifici costruiti espressamente per favorire la collaborazione tra personale interno e collettività, azienda e territorio. L’obiettivo di realizzare un ambiente sereno e stimolante veniva supportato cercando di eliminare le disuguaglianze, incoraggiando l’incontro tra lavoratori di diversi reparti (es. ingegneri e operai), supportando le doti e i talenti del personale (es. artisti, musicisti), contribuendo, quindi, all’equilibrio tra vita lavorativa e sociale.

La sua dedizione alla causa, la voglia di dare una svolta al tradizionale modello di impresa, cercando di armonizzare lo sviluppo industriale con i valori e le buone pratiche relativi ai diritti umani, lo spinsero a intraprendere anche la carriera politica, nella speranza di apportare veri cambiamenti alla comunità. Nel 1948, infatti, fondò a Torino il Movimento Comunità, attraverso cui intraprese il grande progetto politico di Urbanistica e Pianificazione.

Negli anni Cinquanta, di conseguenza, la città di Ivrea crebbe in simbiosi con l’azienda e l’economia territoriale seguì un andamento crescente, grazie alla presenza incisiva del poliedrico Adriano Olivetti: imprenditore, ingegnere, politico, e ancor prima umano.

olivetti

Anticipazioni della CSR

Il successo della Olivetti di Adriano è uno dei primi esempi virtuosi del “fare impresa”, ed egli si può considerare a tutti gli effetti un precursore della Corporate Social Responsibility (CSR), definita dalla Commissione Europea come «la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società». Il termine, dunque, si riferisce alle pratiche organizzative che dovrebbero realizzare attività di benessere sociale con duplice obiettivo: generativo di un valore condiviso tra organizzazione, stakeholder, azionisti e società, ed anche preventivo o riparativo, facendosi carico delle esternalità negative, prevenendo e mitigando i possibili effetti avversi. In altre parole, si tratta di attuare piani strategici a lungo termine, orientati al superamento del rapporto problematico tra etica ed economia, a favore di uno sviluppo economico e sociale sostenibile e vantaggioso per tutte le parti, sia interne che esterne all’organizzazione stessa.

A fronte di ciò, è chiaro perché la CSR sia stata riconosciuta ufficialmente quale leva strategica per il posizionamento delle imprese e criterio fondamentale nel modello economico di Sviluppo Sostenibile. Tuttavia, è interessante notare che l’efficacia di questo tipo di approccio, più umano e sensibile ai capitali intangibili, è recente. Solo poco più di cinquant’anni fa, l’attività dell’imprenditore torinese anticipò i criteri e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per cui noi ci stiamo impegnando in questi anni. Sostenibilità, rispetto, trasparenza, diversità, inclusione e coinvolgimento sono solo alcuni dei concetti alla base del modello che si propone di essere lo standard futuro, in virtù delle azioni intraprese nel presente. Si tratta di un percorso denso di ostacoli e difficoltà, che puntano, però, a migliorare la vita delle persone e del pianeta, attraverso la generazione di un beneficio in senso lato, ed è grazie a uomini come Adriano Olivetti se oggi non stiamo solo immaginando un miglioramento, ma stiamo attuando progetti per concretizzarlo, nonostante le avversità.

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