Pavia

A Pavia continua l’impegno per la legalità

di Erica Gazzoldi
Il ciclo Mafie si è riaperto all’insegna del teatro. Come sempre, è stato organizzato dal Coordinamento per il diritto allo studio – UDU, col patrocinio della facoltà di Giurisprudenza e dell’Ente per il Diritto allo Studio Universitario. Il 10 ottobre 2012, l’ateneo ha ospitato Saverio Tommasi, scrittore, attore e autore di inchieste. Ha proposto un monologo dal titolo La mafia (non) è uno spettacolo. Era un collage di storie e voci, realizzato con la collaborazione di Pierluigi Vigna. Per l’appunto, in apertura, sono stati ricordati lui e il prof. Vittorio Grevi, che ideò il ciclo. Il monologo era accompagnato dalla tromba di Martina Dainelli. La verve di Tommasi ha guidato gli spettatori attraverso un mondo mafioso “quotidiano” e “popolare”, dove le affiliazioni a Cosa Nostra cominciano con incontri al bar e la carriera criminale parte da furtarelli e bravate adolescenziali. Ha ricondotto l’origine della mafia al feudalesimo siciliano, i cui signori si fingevano protettori dai dominatori stranieri, mentre da costoro ricevevano il proprio potere. La gerarchizzazione era evidente anche nell’ambiente delle zolfatare, in cui ragazzi e bambini venivano sfruttati, in cambio del cosiddetto “soccorso morto” versato ai familiari. Questa realtà è sfociata in una piramide che, a suo modo, si ritiene composta dai “migliori”, davanti a cui “gli altri”, i non affiliati, sono nullità. Nell’utopia di un anti-stato, costruito da chi è nato “nel cassonetto” e combatte le leggi fatte “da chi può”.
Per combinazione, il lunedì precedente (8 ottobre 2012), era stato inaugurato il nuovo presidio di “Libera” a Pavia. In Aula Scarpa, erano stati ospitati Lorenzo Frigerio, referente regionale dell’associazione nella nostra regione, e Davide Salluzzo, coordinatore di “Libera Lombardia”. Erano presenti le autorità cittadine, religiose e accademiche di Pavia. L’introduzione di Cristina Barbieri aveva ricordato la disperazione di Antonino Caponnetto dopo la strage di via D’Amelio. Da essa, infatti, partì la volontà che avrebbe portato alla fondazione di “Libera”. Daniela Zandonella, per il suo impegno presso il Comune, e Jessica Caserta, in quanto studentessa universitaria, avevano raccontato l’antefatto: la consapevolezza che a un capoluogo di provincia come Pavia, pieno di giovani da tutta Italia, occorresse un presidio di “Libera”. Soprattutto, per via delle infiltrazioni di ‘ndrangheta sottolineate nel ciclo Mafie senza confini – Noi senza paura (cfr. Mafie al nord, http://inchiostro.unipv.it/?p=5291 ). Altri studenti intervenuti: Michele Milanesi, Giulio Sirianni, Simone Minesso e Giorgio Tiraboschi, ora coordinatore di Libera Pavia. Il giornalista Carlo Gariboldi aveva rappresentato quell’ “informazione” senza la quale non esiste lotta antimafia. Erica Camisa Morale aveva ricordato il ruolo della scuola: base per detta “informazione”, ma, soprattutto, “formazione” necessaria a contrastare una mentalità mafiosa. Anche Tommasi ha sottolineato come la criminalità organizzata detesti ciò che è educazione, istruzione e cultura nel senso comunemente inteso, perché a esse mira a sostituirsi. Il prof. Ludovico Pernazza e Andrea Vinci avevano poi esposto la necessità di “Libera Pavia” di darsi il nome d’una vittima di mafia. La “candidata” è Rossella Casini, studentessa fiorentina assassinata nel 1981, per aver convinto il fidanzato a denunciare una faida di ‘ndrangheta. Ci sarà da attendere, perché Rossella non è ancora ufficialmente riconosciuta come vittima della criminalità organizzata.
L’inaugurazione del presidio aveva compreso anche un buffet, una campagna di tesseramento e la vendita dei prodotti di “Libera Terra”. Il denaro raccolto finanzierà la rimessa a coltura dei terreni devastati da incendi dolosi tra Puglia e Sicilia: proprietà confiscate ai mafiosi, secondo la legge Rognoni – La Torre del 1982.

Ringraziamo Chiara Anita Azzarini ed Emanuele Canzonieri per le fotografie.

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