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Notizie, non opinioni. Incontro con David Randall.

Randallo

«Non mi interessa nulla di quello che scrive un blogger ventenne che scribacchia sul suo computer, in mutande e pantofole, perché parla di ciò che gli passa per la testa. Ma io mi sento coinvolto in tutto ciò che succede fuori dalla sua testa. Anzi, in tutto ciò che succede fuori dalla sua finestra».

David Randall indica le vetrate della sala estense, a Ferrara, dove si svolge la conferenza del Festival di Internazionale che lo vede protagonista. «Certo, non intendo proprio quella finestra, è una metafora» aggiunge, istrionico come sempre.

Durante l’incontro, Randall e Giovanni De Mauro (rispettivamente senior editor di Independent e direttore di Internazionale) si interrogano sul futuro del giornalismo. E inevitabilmente si finisce a parlare delle nuove possibilità comunicative offerte dalla Rete:

«La differenza fra la stampa istituzionale e il mondo del web – prosegue il giornalista britannico – si può spiegare con un esempio: se tutti insieme ci mettessimo ad urlare il nostro nome, nessuno riuscirebbe a sentire il nome degli altri. Ma se uno, da solo, dice a voce alta il suo nome, tutti sono in grado di sentirlo. A questo servono i giornali come il mio».

Secondo Randall, il futuro del giornalismo è radioso: la Rete amplia la possibilità di reperire informazioni e di contattare persone e potenziali “colleghi” (infatti è proprio così che Randall e De Mauro si sono conosciuti).  Anche se gli effetti collaterali di internet, tra cui appunto il proliferare di materiale poco valido e non verificato, non sono sempre piacevoli. Diverse sono invece le prospettive della carta stampata, che non solo perde lettori, ma anche finanziamenti, dal momento che le inserzioni pubblicitarie migrano sul web.

Dopo la conferenza, passeggiando in corso Porta Reno, gli chiediamo allora un consiglio per diventare giornalisti quasi perfetti. «Non raccontate solo brutte notizie, ma provate anche a scrivere qualche bella storia. Ma fatelo bene. Non è una cosa banale».

Un pensiero su “Notizie, non opinioni. Incontro con David Randall.

  • Pensa un po’ che ora c’è chi afferma il contrario: un giornale per sopravvivere deve sapere offrire al giornalista qualcosa di più, un punto di vista, un’ analisi, un attaccamento identitario…

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