Attualità

Tu chiamala se vuoi rivoluzione

di Matteo Miglietta

 

Le immagini di Gheddafi insanguinato, malmenato e poi ucciso hanno fatto il giro del mondo. Una abbiamo deciso di pubblicarla anche noi (http://inchiostro.unipv.it/?p=2815 ), quella che ha reso famoso il fotografo francese Philippe Desmazes e che fa già parte di quella ristretta categoria di ritratti che basta mostrare per scandire la storia dell’umanità.
Ma come si è arrivati a tutto questo? Come ha potuto uno sparuto gruppo di giovani libici, armati con qualche fucile e un paio di mitragliatrici montate sui pick up, rovesciare una dittatura di quasi mezzo secolo? Facendo una “rivoluzione”, dicono molti, figlia di quella primavera araba che sta ridisegnando gli assetti politici del Nord Africa. Peccato che tutto ciò di “rivoluzione” abbia ben poco. Le giuste rivendicazioni dei ribelli sarebbero state soffocate nel giro di pochi giorni se Sarkozy non fosse riuscito a convincere il collega britannico Cameron e il presidente americano Obama a intervenire al suo fianco in una crociata petrolifera che non ha certo il profumo delle cause umanitarie. Gheddafi aveva detto che avrebbe ucciso tutti i ribelli casa per casa, come ratti, per vendicarsi della loro sfrontatezza. Quale occasione migliore avrebbe permesso a Sarkò e soci di far votare al Consiglio delle Nazioni Unite la risoluzione 1973/2011, dove si spiegava chiaramente che l’intervento NATO sarebbe servito solo a proteggere i civili? Da questa situazione ai limiti del rispetto del diritto internazionale è nato invece un vero conflitto, durato mesi, del quale nessuno però vuole ammettere l’esistenza.
Gheddafi è stato sconfitto. Ma non dalla voglia di libertà dei giovani libici, che per quanto forte, nulla avrebbe potuto contro la potenza militare del regime. Gheddafi è morto sotto i colpi della NATO, assediato nel suo bunker dagli aerei euro-americani, che non avevano alcun interesse nel rivedere ancora il leader camminare sulle proprie gambe. Perchè il Colonnello (titolo che peraltro si è autoattribuito dopo essere salito al potere nel 1969) è stato per troppi anni un alleato europeo. Ha costretto i governi di mezzo continente a lasciarsi sopraffare dalla sua folkloristica arroganza, permettendogli di piantare la tenda un po’ ovunque, e costringendo addirittura noi italiani a scusarci per un passato coloniale ormai superato da un secolo. Troppi sarebbero stati gli scheletri nell’armadio che Gheddafi avrebbe potuto tirare fuori durante un ipotetico processo davanti alla corte internazionale, troppi i rischi nel lasciarlo vivo.
Da mesi alcuni giornali hanno messo nell’aria la notizia che il governo francese si sarebbe già assicurato un’importante quantità di oro nero libico, tramite accordi con il consiglio nazionale di transizione. Ora finalmente Sarkozy avrà ciò che voleva. I ribelli invece, non sappiamo ancora in che mani finiranno. Ovvio, la speranza di tutti è che si riesca a mettere in piedi uno stato democratico d’impronta occidentale, ma quella è una zona dov’è difficile fare previsioni a lungo termine.
Non ci resta che aspettare. La guerra è finita, ma per favore, non chiamatela “rivoluzione”.

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