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RECENSIONE – TRANSCENDENCE

Per il proprio debutto come regista, il direttore della fotografia e sceneggiatore statunitense Wally Pfister propone un’intrigante – e a tratti inquietante – storia fantascientifica a cavallo tra tecnologia, amore e qualcosa di molto più simile alla magia piuttosto che alla scienza, ma comunque di grande effetto.

Con il film Transcendence, uscito nelle sale cinematografiche ad Aprile 2014, Pfister racconta la storia del dottor Will Caster (Johnny Depp), un importante ricercatore nel campo dell’intelligenza artificiale impegnato con la moglie Evelyn (Rebecca Hall) nella creazione di una macchina innovativa in grado di racchiudere in sè stessa l’intelligenza collettiva di ogni cosa conosciuta insieme con una sfera emozionale individuale che si avvicini il più possibile a quella umana.Una macchina pensante, in grado di provare emozioni proprie e onnisciente: in poche parole, nulla di più vicino a Dio.

 La storia prenderà una piega significativa quando, a seguito di conferenze, esperimenti e  polemiche più o meno accese, Caster verrà aggredito e assassinato da un gruppo di terroristi  anti-tecnologia. Sarà allora che Evelyn, tentando il tutto per tutto, sottoporrà la mente del  marito a un delicato esperimento al fine di dargli una nuova speranza di vita, collegandolo al  computer e caricando letteralmente in esso la sua coscienza. Contro ogni aspettativa, l’ esperimento funziona e Will Caster si ritroverà di nuovo in vita ma in una forma unica e del  tutto nuova. Senza più un corpo e con accesso alla rete, Caster sperimenterà i nuovi limiti – o  non limiti – della propria esistenza, acquistando sempre più potere ed evolvendo sempre di  più attimo dopo attimo. Il tempo e lo spazio assumono per lui un significato del tutto diverso, donandogli una visione della vita totalmente nuova e, lentamente, sempre più distante da quella umana.

L’evoluzione illimitata di Will e il suo allontanamento inesorabile e costante dall’idea di coscienza umana, faranno capire a Evelyn di aver commesso un errore terribile e, più di ogni altra cosa, di aver perso definitivamente il marito. Quella Macchina non era Will e forse non lo era mai stata. Trovandosi faccia a faccia con questa realtà, la donna si ritroverà ad allearsi con lo stesso gruppo di terroristi che sin dall’inizio aveva combattuto contro il loro progetto e i cui sforzi erano sfociati nell’omicidio di Carter. Ma una volta creato Dio, come distruggerlo?
La pellicola di Pfister si muove lenta per la maggior parte del tempo ma non risulta noiosa: a questo proposito credo però sia giusto precisare che Transcendence richiede un minimo di impegno da parte dello spettatore, poichè non è il classico film che scorre fluido e che si può guardare – e capire – senza sforzo tra una battuta e l’altra con gli amici; in un’atmosfera del genere, purtroppo, risulterebbe mortalmente noioso e poco chiaro, ma se gli si dedica l’attenzione di cui ha bisogno – e che merita –  per gli amanti del genere sarà sicuramente una scoperta interessante.

Riprendendo l’atmosfera del capolavoro Il Tagliaerbe di Brett Leonard, ma con più di vent’anni di evoluzione filosofica su tutto ciò che tratta il tema dell’intelligenza artificiale e ancora di più dell’intelligenza collettiva, Transcendence rappresenta uno degli esperimenti cinematografici più attuali e originali della fantascienza degli ultimi tempi, con l’unica pecca di ricadere – senza nulla di speciale – nella solita lezione morale secondo la quale l’uomo dovrebbe imparare a frenare il proprio istinto e a non fare sempre e comunque il passo più lungo della gamba.

Oltre a Johnny Depp (che tra tutti è quello che brilla di meno) anche Rebecca Hall, Paul Bettany e Morgan Freeman, che fa di sè stesso un’icona di professionalità e di classe qualsiasi ruolo ricopra.

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