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#IJF14 – Andrea Rocchelli: raccontare una storia attraverso le fotografie

di Veronica Di Pietrantonio

Perugia, 2 maggio 2014 – Hotel Brufani, Sala del Perugino. Secondo giorno all’IJF14, primo appuntamento della giornata. Al microfono un giovane fotografo parla del suo lavoro: raccontare collettivamente una storia attraverso le fotografie. Leggere questa mattina della sua morte a Sloviansk (Ucraina) è stato un duro colpo.

Andrea “Andy” Rocchelli

Non serviva conoscere Andrea Rocchelli di persona per capire quanta passione mettesse nel suo lavoro e quanto spazio occupasse nella sua vita. I suoi occhi parlavano per lui e le sue foto lo faranno per sempre. Nato a Pavia nel settembre del 1983, Andy viveva con i suoi colleghi, amici e co-fondatori insieme a lui del progetto CESURA – “un taglio con quello che già esiste” – a Pianello Val Tidone, nei colli piacentini. La scelta di non vivere nelle grandi metropoli dettata dall’esigenza di delocalizzare il lavoro, affitto basso e una buona qualità della vita. Aveva fatto del suo studio fotografico la sua casa.

Un ragazzo  come tanti, che si era rimboccato le maniche e che il lavoro, dove manca, se lo era creato, facendo quello che più amava. Con il collettivo portava avanti anche un altro progetto: girava l’Italia in furgone con l’idea di raccontare le piccole realtà del nostro Paese, che secondo lui in questo momento «ha tanto da dire e da mostrare». Un lavoro di output attraverso mostre istantanee per raccontare i posti visitati con gli occhi del turista.

Ma  Andy era soprattutto cittadino del mondo: Caucaso, Kirghizistan, Tunisia, Libia, Egitto, Siria. Viveva e lavorava tra Milano e Mosca. Collaborazioni con la stampa  italiana e all’estero: Panorama, Espresso, Time, Le Monde, Wall Street Journal e numerose associazioni. Non era il suo primo viaggio in Ucraina: durante il panel al Festival del Giornalismo di Perugia ci aveva mostrato le foto dei suoi giorni a Kiev e gli scatti dei primi scontri.

Non si limitava ad immortalare la protesta da lontano: la viveva sulla sua pelle, ne era testimone in prima persona. E forse questa volta  la sua presenza sul campo non è andata giù. Solo questa mattina la Farnesina ha potuto confermare la morte del reporter e del suo interprete Andry Mironov, che nel pomeriggio di ieri si trovavano nella zona controllata dai separatisti, dove sarebbero stati raggiunti da colpi di mortaio sparati dall’esercito ucraino.

Kiev, 20 febbraio 2014 – foto di Andrea Rocchelli

Jan Dashkovska, giornalista e amica di Andrea, ha tentato di contattarlo più volte ieri ma senza successo. Poi questa mattina, all’altro capo del telefono, qualcuno le ha risposto in russo dandole la notizia della sua morte.  L’attivista lo ha ricordato così: «Andrea era una persona meravigliosa. Un po’ matto, nel senso che amava sfidare il pericolo, ma questo perché lui aveva in mente solo una cosa: raccontare la verità in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione».

 

Tanta rabbia per la morte di un ragazzo giovane, di talento, che entra a far parte del lunghissimo elenco di chi, con coraggio, faceva informazione e ha perso la vita per dire la verità. E lui lo faceva nel modo forse più attendibile, quello delle immagini.

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