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Aprile sta arrivando: l’atteso ritorno di “Game of Thrones”

di Demetra Trussardi

Brace yourself…

Concorderete con me: l’anno da poco trascorso è stato l’anno delle serie tv di successo. Di sicuro conoscete titoli come The Walking Dead, Breaking Bad, Dexter. Se non ne avete sentito parlare dai giornali, dalle televisioni o da Internet, siete stati coinvolti almeno una volta in una discussione con i vostri amici appassionati. Ebbene, preparatevi a nuovi dibattiti: è imminente il ritorno del popolarissimo telefilm fantasy Game of Thrones, che dopo aver ottenuto milioni di ascolti in tutto il mondo giunge ora alla quarta stagione, il 6 aprile sulle emittenti americane e il 18 aprile su Sky Atlantic per la televisione italiana. Ma attenzione: per quelli di voi che non possono attendere tanto a lungo il 9 aprile sarà trasmessa la première sottotitolata in italiano. Non è la prima serie tv ad essere ispirata al genere fantastico, anzi, si può dire che si tratta del coronamento di una moda nata dieci anni fa con l’uscita del primo film del Signore degli Anelli. Il recente Lo Hobbit dimostra l’attualità del genere. La domanda è: perché? Qual è il motivo che spinge milioni di telespettatori ad appassionarsi alle vicende di un mondo che  sembrerebbe non aver nulla da spartire con il nostro?

Partiamo dall’inizio. Game of Thrones (Il Trono di Spade nella versione italiana) è una serie televisiva prodotta dall’emittente americana HBO, tratta dai libri di Le Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. La trama è complessa: basti precisare che, nel contesto di un Medioevo fantastico in cui estati e inverni possono durare anni, si intrecciano le storie di un’infinità di personaggi. Ognuno ha un proprio obiettivo e non di rado si tratta della brama di potere, concretizzata nella conquista del seggio del sovrano, il Trono di Spade. Ma «L’inverno sta arrivando» ed è destinato a sconvolgere gli intrighi delle grandi famiglie del continente di Westeros: porta con sé delle creature spaventose, misteriosi non-morti chiamati Estranei scomparsi da migliaia di anni. Nulla di nuovo? Non credo proprio. Martin riesce a essere coerente con i canoni del genere fantasy e allo stesso tempo ne ribalta gli schemi, in primis l’elemento fantastico, quasi assente nella prima serie in favore di un maggiore approfondimento dei personaggi. La lotta fra Bene e Male esiste, ma i “buoni” soccombono mentre i “cattivi” rivelano una propria nascosta morale che il telespettatore è portato ad ammirare suo malgrado. L’elemento che ha portato la serie ai più alti livelli di suspance è però la demolizione del cosiddetto “scudo del personaggio principale”, quell’espediente per cui il protagonista sopravvivrà sempre e comunque. Scordatevi questo lusso! Vedrete i vostri personaggi preferiti decapitati, trucidati, carbonizzati e… Peggio, tutto in nome dell’imprevedibilità.

Questa caratteristica è, a detta degli stessi produttori, ciò che ha portato l’HBO a scegliere di trasporre sul piccolo schermo i romanzi di Martin. La prova definitiva che il fantasy non è un genere per bambini. Vanta invece una lunga storia che si intreccia con la religione e il mito passando per Ulisse, re Artù e Orlando, fino a noi. Ed ecco la risposta a chi preferisce tematiche “concrete”: creando un mondo fittizio riversiamo in esso le dinamiche del nostro universo, semplificate ma realistiche, e si tratta di un ottimo modo per ragionare sull’amore, sulla violenza e sulle contraddizioni della vita. Detto ciò, attendo trepidante con voi la quarta stagione. Aprile è arrivato: che gli antichi dei vi proteggano.

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