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Recensione “12 anni schiavo”

Il 20 febbraio 2014 è arrivato finalmente nelle sale cinematografiche italiane 12 anni schiavo, l’ultimo capolavoro del regista inglese Steve McQueen. Dopo Hunger e Shame, McQueen si butta a capofitto in un’altra, impegnativa sfida: raccontare la storia vera di Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), talentuoso violinista di colore e uomo libero ingannato, tradito, privato della propria identità e della propria dignità da due falsi agenti di spettacolo.

Rapito, malmenato e portato in Louisiana contro la propria volontà, Solomon verrà ridotto in schiavitù dal 1841 al 1853. Dodici anni di umiliazioni e sofferenza, dodici anni lontano dalla propria famiglia, dodici anni in cui si ritroverà a confrontarsi con la morte e il dolore. Dodici anni in cui la speranza proverà a sopravvivere dentro di lui, con la stessa difficoltà con cui una fiamma tenta di rimanere accesa sotto la pioggia, rischiando di spegnersi definitivamente di secondo in secondo. Dodici anni in cui Solomon si ritroverà a fare i conti con Edwin Epps (Michael Fassbender), perfido schiavista proprietario di una piantagione di cotone e animato da un amore malsano per la schiava Patsey (interpretata da Lupita Nyong’o in una eccezionale prova di recitazione).
Durante il dodicesimo anno di schiavitù l’incontro con l’abolizionista Samuel Bass (Brad Pitt) significherà per Solomon una nuova speranza per riconquistare la propria libertà e per poter riabbracciare ancora i propri figli e la propria moglie. Inattesa, calpestata e quasi dimenticata, quella stessa speranza riemergerà vittoriosa quando Bass, appresa la storia di Salomon, riuscirà a renderlo di nuovo un uomo libero.

Il realismo straziante tipico di McQueen esplode in tutta la sua forza anche in questo ultimo capolavoro. Ancora una volta lo spettatore si ritroverà a essere molto più che semplice osservatore, venendo immerso nel film al punto da sentire la rabbia, la paura e tutte quelle sensazioni ed emozioni che McQueen pare essere capace di gestire come un mago, sotto le pelle, nella carne, fino allo stomaco. Tratto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup, 12 anni schiavo diventa uno di quei film indimenticabili che entrano a far parte della storia del grande cinema, con un cast formidabile che vede tra gli altri anche Paul Giamatti e Alfre Woodard.

Lupita Nyong’o, Michael Fassbender e Chiwetel Ejiofor in una scena del film

Dopo le numerose critiche colme di rispetto e ammirazione – «Di film così ce n’è uno ogni mille» recita il Los Angeles Times – e dopo la conquista di numerosi premi tra cui un Golden Globe come miglior film drammatico, 12 anni schiavo comincia la propria corsa verso gli Oscar 2014, per i quali si è già guadagnato ben nove nomination. Tra queste ricordiamo una nomination come miglior attore protagonista a Chiwetel Ejiofor, una come migliore attrice non protagonista a Lupita Nyong’o e una come miglior attore non protagonista a Michael Fassbender (con il quale il regista collabora sin dal proprio esordio).

Non possiamo fare altro che sperare che queste nomination si trasformino in una vittoria effettiva la notte del 2 marzo durante la cerimonia ufficiale. Nel frattempo, per chi ancora non ne avesse avuto l’occasione, consiglio di guardare la pellicola in lingua originale (senza nulla togliere al doppiaggio italiano) per il solo fatto di poter godere a pieno delle straordinarie interpretazioni degli attori in questa nuova, meravigliosa perla di Steve McQueen.

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