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Recensione/Il potere dei giocattoli

di Erica Gazzoldi

Childhood is the kingdom where nobody dies, scriveva Edna St. Vincent Millay: l’infanzia è il regno dove nessuno muore. Forse, perché quei pochi anni all’inizio della nostra vita ne decidono la direzione, dimodoché col regno dell’infanzia nessuno può dire d’aver chiuso i conti. Ciò basterebbe, di per sé, a dimostrare Il potere dei giocattoli (2012, Sentieri Meridiani Edizioni). La raccolta poetica di Riccardo Raimondo (N. 1987, Siracusa) riporta, in copertina, l’omonimo disegno di Elisa Anfuso: una ragazza, servendosi di fili da marionetta, muove il proprio alter ego minore, che appende palloncini ai rami di arbusti spogli. Così pure Raimondo si serve del proprio “bambino interiore” per reclamare, della scrittura, l’ “alterità irriducibile ai ritmi e alle (il)logiche dell’economia” (prof. Daniele Maria Pegorari, in risvolto di copertina). Secondo lui, non si scrive per uno scopo, “utilitaristico” o “nobile” che sia. Anzi, non “scriviamo”, bensì “siamo scritti” (p. 10). Per il poeta, i versi sono un fenomeno fisiologico, espressione di quella Natura che fa da sé, senza render conto ad alcuno. In questo senso, l’autore procede “Verso un’ecologia del verso”, come recita il titolo della prima sezione. “Il potere, i giocattoli” torna ai ricordi, a quell’infanzia che non è mai un capitolo chiuso. Anche la mente si rivela essere un giocattolo, un “geroglifico meccanico” che “s’insozza nel fango barocco dell’ego” (p. 19).
La raccolta prosegue con “Luce, meccanismi e plastilina”; poi, con “Il mio Jihad”. Anche la poesia è sforzo per l’affermazione di qualcosa di sacro: quella pulsione creativa comandata dalla Natura, a dispetto d’ogni teoria economica e di “quelli sciatti che non vedono l’ora/che faccia tardi alla sera/per ingozzarsi/di spazzatura televisiva/e sofficini…” (p. 54).
“Le figlie del fuoco” che denominano la quinta e ultima sezione sono, forse, quelle chimères di cui parla Gerard de Nerval (cit. a p. 76): le illusioni che cadono a una a una, rivelando l’esperienza. Raimondo rivolge questi ultimi versi a “lei”: più d’una, tra realtà e immaginazione. La fisionomia biografica, in ogni caso, non conta: “Il poeta scrive sempre della stessa donna,/che lei esista o meno,/che lui lo voglia o no” (p. 77).
Il potere dei giocattoli è stato trasformato anche in uno spettacolo di teatro-poesia, ospitato per un anno dai teatri siciliani. Fra essi: il Centro ZO di Catania, il Teatro Politeama di Palermo e l’auditorium dell’Università di Lettere e Filosofia di Catania.

Riccardo Raimondo, Il potere dei giocattoli, (“Le Diomedee”), Foggia, 2012, Sentieri Meridiani Edizioni (prefazione di Sebastiano Aglieco).
www.riccardoraimondo.com

@EricaGazzoldi

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